Conclusioni

Come molti film di Paul Verhoeven, anche Atto di Forza si presenta come un blockbuster di azione ma si presta anche a una lettura più approfondita. In particolare, questa pellicola lascia aperto un interrogativo a cui proviamo a rispondere oggi.

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a cura di Tom's Hardware

Sì, Quaid è andato davvero su Marte!

Spero di aver mantenuto la promessa e che questo sia stato un bell'esercizio per voi come lo è stato per me. In ogni caso avrete notato che l'elenco sostiene la tesi del viaggio reale, e in questo senso sono andato contro la teoria che da sempre vede il pellegrinaggio di Quaid solamente un sogno, una mera illusione. Ho sempre creduto - o forse sperato - che il lungo cammino che intraprende Dug fosse troppo profondo e disseminato con tanti piccoli tasselli da dover poi ricomporre con cura per ridurlo ad un semplice innesto programmato dalla Rekall. Insomma una bella metafora della vita capace di ricordarci che a volte per riscoprire se stessi è sufficiente inseguire i propri sogni, basta solo un atto di forza.

Conclusioni

Atto di Forza è uno di quei film che puoi vedere e rivedere senza mai stancarti, capace di divertire e far riflettere al tempo stesso, e soprattutto molto più vasto e articolato di quello che può sembrare a una prima visione superficiale.

A distanza di quasi trent'anni non ha l'ombra di una ruga, è in grado di soddisfare la sete di action tipica degli amanti di Schwarzenegger con la complessità filosofica di Dick più cara invece ad un pubblico maggiormente attento ed esigente; miscela bene l'azione pirotecnica con le ossessioni psicologiche ed esistenziali tipiche del geniale scrittore statunitense.

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Non siamo certo di fronte a un adattamento impegnato e impegnativo come A Scanner Darkly (ce ne parlò Giovanni Scrofani), e a dirla tutta Atto di Forza è forse il "meno dickiano" tra i film ispirati all'opera di questo scrittore. Anzi, Valerio Pellegrini nell'articolo "Philip Dick audiovisivo: perché è così difficile?" (Delos 185, Novembre 2016) si accoda a quei critici che difendono l'esistenza di "film più dickiani dei film dickiani". Nello specifico, The Truman Show e Eternal Sunshine of the Spotless Mind sono validi esempi di film non ispirati a P.K. Dick eppure più che efficaci nel rievocare lo spirito della sua opera.

Senza toccare certi apici, tuttavia, Atto di Forza mantiene quel "DNA dickiano", visionario e paranoico. Con un punto centrale che è quello tra i più cari all'autore, vale a dire la domanda cosa è reale? Ma questo non è l'unico pregio di Verhoeven, l'olandese è stato capace infatti di raccontare gli USA degli anni '80 e '90 attraverso i suoi film, mostrandone il loro lato peggiore, utilizzando la fantascienza per criticare aspramente il sistema capitalista statunitense saturo di contraddizioni.

Questo regista ha saputo dipingere un'umanità potente e avanzata tecnologicamente - ma sempre ancorata alle sue più antiche perversioni e vizi - insomma un mondo cyberpunk - riuscendo con questi ingredienti a creare una ricetta capace di attrarre il grande pubblico. Si perché Paul Verhoeven è uno di quei pochi registi che fa i blockbuster di azione ma riesce a salvare almeno un po' di significato. E riesce a metterci anche lo stile nostalgico e classico dei B-Movie anni '50, affidandosi alla sua più autentica e primordiale poetica, aggiungendo poi qualche risata e una scorpacciata di sana ultraviolenza.

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Un tipo di cinema che non teme di mostrarsi sporco, cattivo e duro e che non ne vuole sapere di scendere a compromessi "addolcendosi" pur di accaparrarsi la fetta maggiore del mercato, una forma di intrattenimento azzardato, ambizioso e indomabile che ho paura non esista più.

Tutto considerato, dunque, ho rinunciato al giudizio oggettivo e ho celebrato un grande film. L'unico difetto che ci vedo è nei titoli di coda quando il nome di Dick viene riportato in maniera erronea. Philip si scrive con una sola elle!

Damiano Greco

Nato in Sudafrica da madre argentina e padre italiano, un'infanzia passata da un continente all'altro ad osservare il mappamondo in attesa della prossima meta e avventura. Laureato in Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo. Attualmente collabora con varie testate giornalistiche. Ammaliato dall'innovazione tecnologica, ispirato dall'ingegno dell'uomo con la finalità di intuire sempre quali scenari futuri ci aspettano. Rubando le parole di Philip K. Dick ripete come un karma che ama la fantascienza perché è un genere sovversivo, adatto a chi vuole porre domande scomode.

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Retrocult è la rubrica di Tom's Hardware dedicata alla Fantascienza e al Fantastico del passato. C'è un'opera precedente al 2010 che vorresti vedere in questa serie di articoli? Faccelo sapere nei commenti oppure scrivi a retrocult@tomshw.it.

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