Barbari Stagione 2, recensione: una stagione che finisce troppo presto

Barbari Stagione 2, disponibile da oggi su Netflix, è suddivisa in sei episodi della durata media di quaranta minuti ciascuno.

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a cura di Nicholas Mercurio

Barbari Stagione 2, disponibile da oggi su Netflix, è suddivisa in sei episodi della durata media di quaranta minuti ciascuno. È un ritorno gradito agli amanti delle serie televisive storiche sulla falsariga di Vikings, Roma e Marco Polo, con la sola differenza che non è il sapere a scorrere a fiumi, bensì il sangue dei legionari romani, che si ritrovano ancora una volta nell’estremo nord per conto dell’Imperatore Cesare Ottaviano Augusto, per consolidare il suo potere e la sua presenza nella regione più estrema dell’Impero.

Gli avvenimenti della prima stagione di Barbari

La prima stagione della serie televisiva diretta da Barbara Eder, che arrivava il 23 ottobre del 2020, si apriva con l’arrivo di Arminio in Germania. Nato germano ma cresciuto romano, si ritrova a dover combattere i suoi stessi fratelli per l’Impero, macchiandosi le mani di sangue. La prima stagione parlava delle due anime di Arminio e della sua decisione finale di unirsi al suo vero popolo, delle conflittualità con i suoi amici d’infanzia e con il suo stesso padre, che era costretto a dover mantenere la pace con Roma per non assistere alla distruzione della sua intera tribù. Come è raccontato nei libri di storia, giunti a noi da un lontano passato, Arminio decide di ricongiungersi con il suo popolo dopo aver assistito allo sterminio della famiglia di Folkwin, il suo migliore amico. Tradendo il suo padre adottivo Varus, interpretato da Gaetano Aronica, mette in atto la prima vittoria dei barbari contro l’Impero di Roma, costringendo i sopravvissuti a tornare a sud del Danubio verso i territori più sicuri della Pax Romana.

Barbari Stagione 2: divide et impera

Barbari Stagione 2, ambientata un anno dopo gli avvenimenti della prima, vede Arminio, interpretato Laurence Rupp, a capo della tribù dei Cheruschi, con il solo obiettivo di convincere le tante altre tribù a nominarlo unico re di tutti i Germani. Si è sposato con Thusnelda, impersonata da Jeanne Gorsaund, la figlia del traditore Segestes, un nuovo infimo sul viale del tramonto che sta combattendo con tutto sé stesso per riacquisire il suo vecchio potere, che ha portato molti membri della tribù a morire per sua mano. Un anno, si sa, è un tempo relativamente lungo e può accadere di tutto. Arminio è diventato padre, mentre Folwkin si è allontanato dalla tribù, facendo nuove conoscenze. E l’Impero Romano, come è ovvio, non ha ancora abbandonato la Germania.

Una legione intera, guidata dal Comandante Tiberio, è accampata ai margini delle foreste in attesa del momento giusto per colpire. Mentre Tiberio cerca in ogni modo di mantenere la pace, al contempo suo figlio Germanicus, giovane e spavaldo, mostra tutta la sua crudeltà, inviando sempre più messi in giro per i boschi, con la speranza di intercettare il traditore Arminio. Divide et impera, tuttavia, non è un termine usato casualmente per descrivere il piano di Tiberio ma è oltremodo quello più azzeccato, poiché intende mettere zizzania tra le tribù servendosi del fratello di Arminio, un membro riconosciuto della cavalleria romana che ha combattuto in passato a Cartagine e contro i malvagi Parti, gli acerrimi nemici di Roma.

Nel frattempo, un nuovo amico del passato di Ari (ovvero Arminio) ricompare in occasione del Thing, un incontro tra tribù per nominare il nuovo re dei Germani. Impersonato da Murathan Muslu, questo “Amico” in realtà si rivela una serpe in seno, pronto a soddisfare i suoi interessi e le sue mire. Non facendo spoiler che potrebbero rovinarvi la visione, sappiate che la seconda stagione di Barbari storicamente tratta della prima spedizione di Germanicus, un personaggio che, in futuro, potrebbe mettere in difficoltà tutti i Germani, facendoli annientare tra loro (e nella storia accade proprio questo).

Se i primi tre episodi introducono i vari personaggi e una lotta più politica che combattuta sul campo, dal quarto al sesto i vecchi dissapori cominciano a farsi largo tra le fila dei Barbari. Dalla parte romana, invece, tutto è in sospeso e in attesa, come se Tiberio non volesse affondare la lama. È ancora sicuro di una pace duratore con le tribù, e in tal senso sfrutta il fratello di Arminio per assicurarsi un alleato, sebbene lo consideri un barbaro traditore a causa del suo sangue impuro.

Mentre Ari guida la tribù, compare improvvisamente anche suo figlio Gaio, giunto in Germania con suo zio Varus. Arminio, per l’appunto, è padre ed è sposato con una donna romana, che ha abbandonato dal momento in cui ha deciso di ritornare tra le fila dei barbari. Una notizia simile sconvolge Thusnelda, che si ritrova a dover supportare altre bugie. Per quanto una rivelazione ai fini della trama sia interessante, c’è un problema di fondo che riguarda nello specifico la narrazione del racconto. Anche in questa occasione, come nella precedente stagione, il ritmo e la fluidità non sono riuscite a convincere pienamente, creando molta confusione ed errori di sceneggiatura. A riguardo, la scrittura è apparsa meno coraggiosa rispetto alla precedente stagione, e ha messo troppe castagne al fuoco per soli quattro episodi trattati con estrema superficialità e poca passione. Gli episodi saltano da un argomento all’altro senza legarsi in maniera coesa e omogenea, ottenebrando così una seconda stagione che avrebbe meritato maggiore attenzione nell'esporre certe dinamiche.

Complice l’inserimento di troppi personaggi, certe sequenze sono apparse confusionarie, mentre le poche battaglie combattute da Ari e i suoi contro la legione romana di Tiberio, non ci hanno entusiasmati come ci saremmo augurati. Inoltre, le morti e le uccisioni di certi personaggi hanno rappresentato più un pretesto per toglierle di mezzo che per creare reale scompiglio.

In conclusione

Nonostante Barbari non sia una serie di punta dell’ecosistema di Netflix, ci saremmo in ogni caso aspettati una cura per gli avvenimenti meglio definita oltre che godibile. Qui, al contrario, la produzione tedesca ci appare invece estremamente confusionaria, con pochi reali guizzi memorabili e in generale una seconda stagione che perde il suo obiettivo alla quarta puntata.

Un vero peccato perché, considerando il periodo storico, la seconda stagione di Barbari poteva portare un po’ di freschezza al catalogo Netflix. Forse, in futuro, allungare di qualche episodio la produzione risolverebbe alcuni problemi di sceneggiatura all’interno della serie, in modo tale da garantirne la godibilità. E dato che sono state gettate le basi per una terza stagione, augurarselo è inevitabile.