Beckett: il cinema italiano conquista Netflix

Un cittadino americano al centro di un intrigo politico è il protagonista di Beckett, il nuovo film originale Netflix

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a cura di Manuel Enrico

Netflix continua a parlare italiano, preparandosi ad accogliere nel proprio palinsesto Beckett, thriller dai risvolti politici che nonostante un cast internazionale porta la firma del regista italiano Ferdinando Cito Filomarino. In uscita sul servizio streaming il prossimo 13 agosto, Beckett è una gradevole riconferma di come il cinema nostrano possa confrontarsi senza alcun timore con la più blasonata concorrenza straniera, come già dimostrato da Senza Rimorso, disponibile su Amazon Prime Video, o A Classic Horror Story, già presente nel catalogo di Netflix. Un momento felice per il nostro cinema, dunque, testimoniato dall’esordio di Beckett al Festival del Cinema di Locarno, palco prestigioso in cui la pellicola di Filomarino ha riscosso successo e apprezzamenti. Tributi meritati, come abbiamo constatato godendoci l’anteprima di Beckett, che ci ha riportati a una tradizione cinematografica che vede nella narrativa di Filomarino un degno erede.

Prima di addentrarci nell’odissea di Beckett, sembra corretto fare una precisazione. Per quanto sia commercialmente appetibile presentare John David Washington, che interpreta Beckett, come la star di Tenet, riteniamo più corretto evidenziare come l’attore abbia lavorato prima al film di Filomarino, ricevendo proprio sui set greci la notizia del suo coinvolgimento nella pellicola di Nolan. Può sembrare un dettaglio trascurabile, ma oltre a indicare quanto sia stata lunga la lavorazione di Beckett, è testimonianza della crescita attoriale di Washington e della lungimiranza della produzione del film Netflix nell’identificare un attore di talento.

E Washington ha ampiamente ripagato questa fiducia, offrendo un’ottima interpretazione per un personaggio complesso.

Beckett: il cinema italiano dal respiro internazionale

Durante una vacanza in Grecia, Beckett (John David Washington) e la fidanzata April (Alicia Vikander) decidono di lasciare Atene, scoprendo che nei giorni seguenti proprio di fronte al loro albergo si sarebbe tenuta una manifestazione politica a sostegno di un esponente moderato, in contrapposizione alla crescente opposizione fascista, che imperversa nella nazione con metodi violenti e oppressivi. April, più aperta e curiosa, vorrebbe assistere a questa manifestazione, ma viene convinta da Beckett ad evitare la confusione, spostandosi alla scoperta dell’entroterra.

Coppia di giovani innamorati da cartolina, diversi di indole e perfettamente assortiti, con April a bilanciare l’apparente chiusura di Beckett. Decisi a non perdere nemmeno un minuto della loro esperienza greca, i due si mettono in viaggio di notte, ma la stanchezza ha la meglio su Beckett, che a causa di un colpo di sonno perde il controllo dell’auto su cui stanno viaggiando, uscendo di strada e finendo contro una casupola abbandonata.

Ripresa conoscenza, Beckett si ritrova in ospedale, dove scopre della morte di April. È l’inizio di una serie di eventi che vede il giovane americano rimanere invischiato in una vicenda che tange direttamente la vita politica greca, scardinando le sue convinzioni e rendendolo il bersaglio di una feroce caccia all’uomo.

https://youtu.be/S-PAlhocRhg

A voler cercare le radici narrative di Beckett, il primo pensiero è un ritorno al thriller complottistico di fine anni ’70, quando i fantasmi del Watergate e la progressiva perdita della fiducia nelle istituzioni portò alla nascita di un filone cinematografico che vede in capolavori come I tre giorni del Condor o Tutti gli uomini del presidente un’incarnazione delle paranoie sorte alla scoperta delle macchinazioni che avvenivano nelle stanza del potere.

Filomarino, autore anche della sceneggiatura, dimostra di avere appreso la lezione dei maestri come Pollack e Pakula, acquisendone la capacità critica e la padronanza dei tempi narrativi. L’intreccio di Beckett è impeccabile, scandito con precisione e capace di emergere come un thriller coinvolgente in un periodo in cui gli eroi action, come dimostrato da Jolt o John Wick, sembrano essere i soli a poter interpretare ruoli dinamici. Pur non mostrando le doti di combattimento sfoggiate in Tenet, Washington conferisce al suo Beckett una vitalità sofferta ma tenace, puntando sulla caparbia resistenza alimentata dalla disperazione anziché mostrare l’ennesimo combattente invincibile.

Espressivo, capace di lasciar emergere la propria debolezza e costretto a cambiare radicalmente la sua visione del mondo, Beckett è una figura lontana dall’eroe. Filomarino lo umanizza, ci offre un individuo che inizialmente è focalizzato sulla propria esistenza, distaccato dal mondo che lo circonda, ma che in questa incredibile situazione vede in coloro che lo aiutano spontaneamente un altro modo di relazionarsi. Spaventato, da solo e braccato dalla polizia, Beckett attraverso questa tragedia matura una nuova consapevolezza, cambia i paradigmi della sua esistenza e, soprattutto, sperimenta un diverso livello di tradimento.

Un grande thriller dal gusto classico

Una costruzione emotiva curata nei minimi dettagli, con una regia che esalta non solo l’aspra bellezza dell’entroterra greco magnificamente valorizzato da una fotografia pulita e dai giusti toni, perfetto teatro di questa rocambolesca caccia all’uomo, ma che si concentra sull’espressività dei protagonisti, autentica e realistica. Un ritratto perfetto, che si fonda sulla volontà di Filomarino di ritrarre una storia opprimente e stratificata, che trasformi la ricerca di protezione di un uomo disperso in terra straniera in un dramma paranoico, in cui Beckett si scontra con la realtà delle macchinazioni politiche internazionali, riportandoci al clima di sfiducia nelle istituzioni tipica dei film anni ’70.

Sensazione rafforzata da una colonna sonora minimalista, impeccabile nel suo valorizzare i giusti momenti senza soffocare il respiro della storia. Graffiante, disturbante, la soundtrack di Ryuichi Sakamoto si prefigge di essere un contrappunto emotivo che veicoli lo spaesamento di Beckett, prendendosi maggior spazio nella fase finale, lasciandosi influenzare dalle sonorità tipiche degli anni ’70.

Beckett rimane una delle proposte più appaganti di Netflix. Nonostante un’ingenua concessione alla spettacolarità tipica degli  action movie nella fase finale del film, Filomarino confeziona una pellicola di grande spessore, perfettamente equilibrata in ogni sua componente, nuova dimostrazione di come il cinema italiano abbia un’anima internazionale senza eguali.