Casa di Foglie: la recensione

Casa di Foglie non è solo un fortunato romanzo d'esordio. È il racconto di una lenta, lentissima discesa nella follia.

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a cura di Stefania Ricco

Casa di Foglie non è solo un libro. È una lenta, lentissima discesa nella follia.Ma partiamo dall'inizio.

“Questo non è per te.”

Casa di Foglie, Mark Z. Danielewski

Era il 2005 quando veniva pubblicato in Italia Casa di Foglie, di Mark Z. Danielewski, un libro destinato a fare la storia di due generi: l'Horror e la Letteratura Ergodica (se non sapete cos'è eccovi il link a un nostro articolo in merito). Esaurito in poco tempo, è diventato una chicca per veri appassionati di case infestate e stranezze letterarie.

Nel 2019 la 66thand2nd pubblica la nuova edizione. Un libro eccezionalmente pesante, piuttosto costoso rispetto a un romanzo (ma nella media per i libri di questo genere) e che vanta una carta molto pregiata e un'inchiostrazione in tre diversi colori (nero, blu profondo e rosso). Inutile dire che per la suddetta casa editrice, che si è trovata per le mani un vero caso di collezionismo, è stata una vera fortuna. Ma andiamo a vedere di cosa si tratta.

Il caso Truant

Al centro della vicenda c'è una casa, la casa di Ash Tree Lane, e come potete vedere incontriamo la prima particolarità: la parola casa è sempre scritta in blu, e sul perchè (o almeno sulla mia ipotesi) ci arriveremo più avanti. La vicenda è una scatola cinese a forma di casa, che comincia dal livello più esterno con la voce narrante principale: Johnny Truant.

Johnny è un ragazzo americano che vive tra uno studio di tatuaggi e le avventure notturne in una Los Angeles che non sembra aver voglia di dormire. Lui sembra fare di tutto per non sembrare una voce narrante affidabile, perché dopotutto chi crederebbe alle allucinazioni di un tipo che nove volte su dieci ammette di essere sotto l'effetto di alcool o sostanze stupefacenti? E invece. Man mano che la narrazione prosegue, si nota che l'ossessione di Johnny diventa più precisa, più affidabile, e si impara a distinguere tra quello che è allucinazione e quello che non lo è.

Johnny è lo sfortunato che viene chiamato quando il suo amico Lude trova il corpo del vecchio Zampanò, morto nella sua casa con le finestre inchiodate e una quantità straordinaria di scritti, la  maggior parte dei quali riguardanti un argomento del tutto particolare: La versione di Navidson. Leggendo gli scritti del vecchio, Johnny si ritrova in un vortice di paranoia che lo conduce dritto alla follia.

Il vecchio Zampanò

Vecchio, solo e cieco. Zampanò, di cui non si conosce la provenienza, entra nella storia da morto. Riusciamo a intravederlo, però, attraverso i racconti delle sue lettrici, delle ragazze che leggevano e scrivevano per lui e che periodicamente cambiavano, e che raccontano a Johnny brandelli della sua storia. Una persona solitaria che amava la compagnia, soprattutto femminile, che aveva un mondo di cose da raccontare ma che sceglieva di farlo solo raramente. La sua ossessione per la casa di Ash Tree Lane è palpabile, così come la sua personale follia.

Si suppone che per una persona non vedente l'oscurità sia una condizione naturale, tuttavia per Zampanò l'oscurità era diventata qualcosa di più. Non era il normale timore di una stanza buia ad attanagliarlo, ma quell'ancestrale senso di allerta che si ha in un luogo ostile, quando potrebbe esserci qualcosa di affamato che ti guarda dalle tenebre. Bene, immaginate di essere convinti che nel buio ci sia qualcosa che vuole mangiarvi e che non possiate vederlo avvicinarsi. Forse ora cominciate a capire.

In tutto questo, lo studio di Zampanò, che presumibilmente doveva aver visto il documentario del premio pulitzer Will Navidson sulla casa di Ash Tree Lane, è quantomai preciso. Analizza le sequenze scena per scena, soffermandosi sulle inquadrature e su quello che il fotografo voleva comunicare. Inserisce nel testo dei codici da decifrare, come se il solo ricostruire fotogramma per fotogramma il lavoro di qualcun altro non fosse sufficientemente complesso per una persona nelle sue condizioni. Aggiunge strati su strati di significato, un po' oscurando e un po' rendendo più chiaro il lavoro di qualcun altro.

Quella casa nel bosco

La casa di Ash Tree Lane doveva essere un punto di svolta per la famiglia Navidson. Will 'Navy' Navidson e Karen erano lì per crescere i loro figli con l'impegno di essere più uniti e più presenti nelle loro vite. La vita di viaggi del fotografo e quella di eccessi dell'ex modella dovevano finire, per far rinascere una famiglia in una bellissima nuova casa. Almeno, questa era l'idea dietro il docu-film La versione di Navidson, in cui il fotografo voleva riprendere la vita quotidiana della sua famiglia per documentare questa evoluzione.

E per qualche tempo le cose vanno bene. Poi, tornati a casa, un giorno Karen e Navy trovano una porta nella parete del loro salotto. Una porta che dovrebbe dare sul cortile, ma che a tutti gli effetti non affaccia sul cortile. Aprendola (contro il consiglio di Karen) si trovano davanti un nuovo corridoio che il giorno prima era assente, un corridoio che occupa uno spazio che nella realtà non dovrebbe esistere, le cui misure non corrispondono a quelle del perimetro della casa.

Comincia così l'esplorazione di questo nuovo spazio, un viaggio attraverso corridoi vuoti e bui che hanno l'inquietante caratteristica di cambiare continuamente. E lanciandosi nell'ignoto, Navy si imbarca in un nuovo viaggio che aveva promesso a Karen di non compiere, un viaggio che li allontanerà di nuovo, perché la casa sembra rapire completamente il fotografo diventando il centro della sua esistenza, l'ossessione definitiva.

La struttura del libro

Casa di foglie è a tutti gli effetti il libro scritto da Zampanò che racconta e fa ipotesi sul docu-film di Navidson. Il libro è curato da Johnny Truant, quindi la struttura del libro è la seguente:

-Il testo principale, ovvero il libro di Zampanò, con le sue note (comprese le versioni precedenti inserite da Johnny dove non sapeva quale versione scegliere);

-Le note di Johnny, che a volte spiegano i punti più oscuri ma molto più spesso sono dei racconti episodici della vita di Johnny, sia prima che dopo il ritrovamento di Zampanò;

-Le appendici e alcune note aggiunte dai redattori della Casa Editrice che ha pubblicato Casa di Foglie, che cercano di collegare tra loro i capitoli (a volte creando ancora più confusione).

La composizione del testo

Casa di Foglie è un libro labirintico. Dall'inizio dell'esplorazione della casa, le parole cominciano a disporsi in modo particolare, dando al lettore la sensazione di perdersi nel testo quasi che il libro stesso fosse una rappresentazione fisica della casa. La dimensione dei caratteri varia, ci sono riquadri che bucano le pagine, attraverso cui sembra di guardare l'interno stesso della casa, che come specificato non presenta tubi o collegamenti di nessun tipo.

Ci sono margini che raccontano, in negazione, l'intera storia dell'architettura, escludendo che nella casa ci sia un qualsiasi stile riconoscibile. Questo a sinistra. A destra, voltando il libro al contrario (e quindi a ben vedere ritrovandosi di nuovo a sinistra) e tornando indietro al punto di partenza, si analizzano invece tutti gli artisti che non sembrano aver influenzato la casa. Un labirinto di parole che disorienta e che lascia con un senso di incompletezza, che si risolve solo nei fatti conseguenti: i protagonisti sono persi. E il lettore con loro.

Quando si arriva a duecento pagine, ma ci si rende conto di averne già letto un buon centinaio a partire dal fondo del libro, si comincia ad avere poca cognizione anche del senso della storia, e si è assaliti dal dubbio che possa non esserci una conclusione. Via via che si prosegue nella lettura si fa tutto più difficile. Il sotto, il sopra, il senso della direzione, le richieste di aiuto nascoste nel testo che non si capisce se provengano da qualcuno nella casa, da Zampanò o da Johnny. Il senso di claustrofobia e quello di agorafobia si alternano, quando l'occhio deve seguire minuscole spirali oppure osservare una sola parola come dispersa nel bianco di una pagina.

I colori e i font

Eccoci arrivati ad analizzare colori e forme. Il corpo del testo è molto classico, un Old Style elegante, da saggistica, che rende le parole fitte e fluide. Questo carattere accompagna i testi scritti da Zampanò e costituisce le righe che rincorrerete con la stessa ossessione di chi ha osservato la casa prima di voi. Un Typewriter più grezzo, che ricorda la macchina da scrivere, è dedicato agli interventi di Johnny, che sappiamo essere meno colto di Zampanò, e che è costretto a lunghe e faticose ricerche per svelarci i messaggi lasciati dal vecchio, a volte comunque incomprensibili.

Il blu profondo della parola casa. Come se, nella casa, l'oscurità avesse una densità diversa. L'occhio viene attirato da quella parola, dopo un po', come se avesse qualcosa che non va. Risalta, scuro su scuro, in modo inquietante in mezzo alle altre lettere. Un colore più vivo del nero per una parola più viva delle altre. Il rosso, invece, sarà una pugnalata al cervello, un grido di allarme fatto di parole che, per qualche motivo, sono state cancellate. Forse, e questo lo suggerisce Zampanò, erano quelle sbagliate. O forse, e questo lo suggerisce il colore, erano solo estremamente pericolose. Pur sottolineando elementi poi scartati del testo attireranno la vostra attenzione, in un gioco semiotico estremamente efficace.

Allegati e note

Quasi fosse un caso legale sottoposto al lettore, il libro riporta immagini, lettere e varie 'prove'. Dalle lettere della madre di Johnny, inserite per comprendere il ruolo di Johnny nella vicenda, a schizzi, polaroid, appunti mai completati di Zampanò e frammenti che Johnny non è riuscito ad inserire nel testo. Perché inserire in un libro gli appunti su cosa avrebbe dovuto esserci in quelle tavole?

Per seguire il filo logico di tutto questo basta immergersi nella lettura: così come nella musica le pause danno la proporzione del suono e indicano uno spazio temporale preciso, così in questo libro multidimensionale le parti mancanti aggiungono un volume di vuoto capace di dare risonanza (eco, se vogliamo) a ciò che invece è presente. In funzione di quel vuoto la mente prende le misure confrontandosi con un'assenza che descrive la profondità di ciò che non può essere rappresentato.

L'abilità dell'autore, in questo gioco di parole presenti e mancanti, è di dare alla mente la sensazione di un vuoto da riempire, un senso dell'ignoto che rappresenta perfettamente i saloni impossibili della casa di Ash Tree Lane, l'inconoscibilità di un luogo che potrebbe benissimo essere inventato, ma che con un tipo di potere che solo le parole hanno, viene costruito con una precisione degna dei suoi illustri antenati (se state pensando alle geometrie non euclidee di Lovecraft, era esattamente ciò che intendevo).

Il caso letterario

Come già detto Casa di Foglie è stato un caso letterario. Al confronto S. La Nave di Teseo, il gioiellino di J.J. Abrams, è stato un signor sconosciuto. Almeno in Italia sono bastati i quattordici anni intercorsi tra la pubblicazione della Mondadori nel 2005 all'ultima edizione di 66th&2nd, nel 2019, che hanno fatto crescere esponenzialmente la curiosità per questo fenomeno.

Genio o follia? Difficile a dirsi, in questo caso. Una delle caratteristiche della Letteratura Ergodica è la presenza di un testo 'in chiaro' su cui si basa il metatesto intorno. In Casa di Foglie, il metatesto a volte è talmente inutile da irritare il lettore, e una buona parte di critica si concentra su questi brandelli di testo che occupano intere pagine e che risultano così apparentemente privi di scopo. Facile scrivere un libro pieno di parole messe lì solo per riempire lo spazio, giusto?

Ma per quanto riguarda la mia esperienza di lettura, quest'effetto è certamente voluto: uno scrittore capace di tanto ingegno e studio quasi architettonico della pagina non può non sapere che un elenco non va utilizzato se non nella letteratura scientifica. Ma se lo scopo fosse quello di creare un senso di irritazione, ansia e perdita di senso nel lettore, per predisporre al senso di irritazione, ansia e perdita di senso dei protagonisti che vagano al buio e non sanno se e quando riusciranno a tornare indietro, allora tutto acquista un nuovo significato.

L'autore

Mark Z. Danielewski nasce in una famiglia davvero particolare. Suo padre, polacco di nascita, è il regista Tad Danielewski, che condivide le idee d'avanguardia e il passato vissuto in zone di guerra con il Navidson del romanzo di Mark, e da Priscilla Decatur MacHold. La sorella di Mark, Ann, in arte Poe, è una cantautrice, e all'inizio della carriera di Mark lo aiuta ad emergere ospitandolo come voce nelle sue canzoni (con brani di Casa di foglie) e nei suoi live.

Casa di Foglie è il romanzo d'esordio di Mark Z. Danielewski, originariamente inviato a un agente letterario proprio per mano di Poe. Dopo questo eccellente inizio, il nostro autore pubblica anche le Letters from Whalestoe in volume singolo (la raccolta delle lettere della madre di Johnny Truant di cui abbiamo già parlato), Only revolutions, nominato per il National Book Award, e la saga in sei volumi The Familiars, che incrocia le vite di diversi personaggi in un progetto molto ambizioso. In Italia è arrivato, per il momento, solo Casa di Foglie.

Conclusioni

Se siete appassionati di horror ma tutto vi annoia, leggetelo. Se non siete appassionati di horror ma vi piacciono i labirinti fatti di parole e gli esperimenti linguistici, leggetelo. Se invece cercate una lettura leggera che vi distragga e vi metta di buon umore, lasciate perdere. Perchè Casa di Foglie, come altri esperimenti di Letteratura Ergodica, richiede tempo e pazienza, e in abbondanza. Avete a disposizione abbastanza ore da poter finire un videogioco durante queste vacanze, ma non siete riusciti a comprare la PS5? Prendete Casa di Foglie e le occuperete egregiamente. Buona lettura.