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Cosplay e Body Shaming

Cosplay e Body Shaming: in questo articolo trattiamo un argomento spinoso relazionandolo alla cosplay community e la relativa causa-effetto.

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Avatar di Valentina Savalli

a cura di Valentina Savalli

Pubblicato il 23/09/2021 alle 09:30 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 11:57

Partiamo subito con una domanda a bruciapelo: assocereste mai le parole cosplay e body shaming? In uno dei nostri precedenti articoli ci siamo sentiti in dovere di affrontare tematiche dal retrogusto un po’ amaro parlando di cosplay e molestie, trattando l’argomento per riuscire a fare in modo di sensibilizzare chiunque sia interessato al mondo del cosplay e far luce anche, e soprattutto, su quelli che possiamo considerare i lati oscuri di questo hobby.

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Questo perché, come tendiamo sempre a specificare anche durante le live del nostro format Cosplay Life sul nostro canale Twitch, il cosplay per quanto possa risultare un tripudio di colori e gioia, non è sempre “arcobaleni e unicorni”, anzi, a volte è spesso fulcro di animate discussioni social e non, flames e attacchi di vario genere. E tra queste oscure tematiche, ne è presente una in particolare che, anche in questo caso, viene affrontata in maniera superficiale o addirittura messa in secondo piano, silenziata, per non creare troppo rumore all’interno di una community già abbastanza ricca di alti e bassi: oggi parliamo di cosplay e body shaming.

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La piaga del body shaming

Probabilmente non è necessario spiegare cosa sia il body shaming perché si tratta di una tematica talmente attuale che non ha di certo bisogno di presentazioni. Tuttavia, ci teniamo ugualmente a farlo perché ancora oggi si crea molta confusione attorno a questo termine e, soprattutto, parlare e spiegare problematiche sociali aiuta a far riflettere e demonizzare certi comportamenti che dovrebbero essere eliminati dalle consuetudini.

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Ma veniamo al dunque. Il body shaming altro non è che l’atto di insultare, denigrare e sbeffeggiare qualcuno per qualche sua caratteristica fisica. L’esempio più palese che può saltare alla mente dopo questa affermazione è, ovviamente, il sovrappeso di una persona, ma in realtà il body shaming colpisce la quasi totalità delle caratteristiche fisiche: si può essere attaccati perché si è in sovrappeso o anche perché si è troppo magri; oppure perché la nostra pelle presenta smagliature, cellulite o altri segni che ci rendono umani; oppure ancora, per l’altezza, i lineamenti troppo androgini nel caso di un viso femminile o troppo docili nel caso di quello maschile, ma si potrebbe anche parlare di body shaming quando si offende qualcuno per il colore della pelle (e in questo caso si potrebbe aprire un discorso davvero ampio e senza fine) o, peggio ancora, per una disabilità.

Insomma, qualsiasi insulto o attacco, verbale o scritto che sia, che possa ledere la nostra sensibilità può essere riconducibile al body shaming e il fatto che non venga rivolto solo a persone fisiche ma anche a personaggi di fantasia fa davvero riflettere su quanto becera e di cattivo gusto sia questa tecnica offensiva. Per farvi un esempio a tema videoludico, di recente è stato finalmente svelato l’aspetto di Thor, il più famoso degli Dei norreni, che potremo trovare nel prossimo capitolo di God of War Ragnarok (e se non avete ancora giocato l’ultimo capitolo della saga, potete acquistarlo su Amazon su questa pagina).

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La reazione del pubblico però non è stata delle migliori a causa dell’aspetto fisico del personaggio: le aspettative evidentemente erano quelle di un Thor bello e muscoloso, ricalcando un po’ le sembianze di quello rappresentato da Chris Hemsworth nel Marvel Cinematic Universe. E invece, di gioire per la corretta rappresentazione del possente Dio del Tuono (ripresa, per altro, anche dalla stessa MCU in Avengers Endgame), il risultato è stato un elenco di commenti negativi, meme e battute che sfociano nel body shaming. Assurdo, non trovate?(Se volete approfondire l’argomento, abbiamo scritto un interessante articolo che potete recuperare qui)

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Cosplay e body shaming: la correlazione

Arrivati a questo punto, pare ovvia la correlazione tra il cosplay e il body shaming: se nemmeno il Dio del Tuono si è salvato, come possiamo pretendere di salvarci noi, comuni mortali, eterni bambini “vestiti da cartone animato”?

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E infatti ancora oggi, scorrendo pagine social e gruppi, aperti o privati, legati alla community cosplay, si possono notare numerosi episodi di body shaming: capita spesso, infatti, di leggere commenti ricchi di cattiveria e astio nei confronti di persone che probabilmente indossano i panni dei loro personaggi preferiti per divertimento o per passione, ma che alla fine della fiera - letteralmente parlando - si ritrovano con insulti e danni alla propria immagine e alla propria autostima.

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Nel tempo, abbiamo assistito ad animati dibattiti su Sailor Moon in sovrappeso, Goku con pochi muscoli, Pocahontas caucasiche e attacchi verso quelle persone con disabilità che però non vogliono negarsi la gioia di essere supereroi, seppure per un giorno. Tutto ciò è estremamente sbagliato e diseducativo, specialmente perché, in ambito cosplay, non si considera mai il fatto che dietro la “maschera”, c’è pur sempre una persona con emozioni e sentimenti. E se questi vengono attaccati e feriti, si possono provocare cicatrici invisibili, che con il tempo si allargheranno sempre di più, fino a trasformarsi in veri e propri disagi sociali, problemi legati all’autostima, disturbi alimentari, fino ad arrivare ad atti estremi come il fenomeno degli hikikomori o togliersi la vita. Ognuno vive le proprie mancanze e i propri difetti a modo suo e nessuno deve sentirsi bersaglio di attacchi volti solo a danneggiare il prossimo.

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Body shaming: perché e come combatterlo

Purtroppo, come tutti i casi nei quali si subiscono offese, insulti e altri attacchi, non è possibile definire le basi dalle quali partono determinati concetti e le motivazioni che spingono ad avere questi infimi comportamenti. Sui social spesso leggiamo commenti come “sono leoni da tastiera”, oppure “è gente che non ha nulla di meglio da fare nella propria vita”. E questo, forse, potrebbe essere vero: la noia spinge a fare cose che possono anche non avere senso, come nel film Guns Akimbo, in cui il protagonista (Daniel Radcliffe) ammette di “trollare”, prendere in giro la gente online, per pura noia.

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In sostanza, non c’è una vera e propria motivazione che giustifica questi comportamenti, ma quello che possiamo fare è fermarli o, per lo meno, provarci ed educare, sensibilizzare tutti su questa tematica, in modo da evitare che questi fenomeni possano aumentare nel tempo. E, come potete immaginare, in Italia, forse per questioni di modi di fare esagerati e famosi in tutto il mondo per essere “plateali”, scenici, ci sono troppi episodi di questo tipo, specialmente nello scenario cosplay.

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Ma quindi come possiamo realmente combattere il body shaming? Perché un hobby meraviglioso come quello del cosplay, che potrebbe servire proprio ad affrontare i propri demoni emotivi, deve rischiare di diventare la principale causa di disagio?

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Come abbiamo detto poco sopra, sicuramente la sensibilizzazione è un’arma assai efficace, ma purtroppo potrebbe non bastare. Potremmo, però, imparare a lavorare di più su noi stessi e sui nostri comportamenti in modo da non essere più schiavi della cattiveria, migliorando il nostro rapporto sia con noi stessi che con gli altri. Altro passo che si potrebbe certamente fare per contrastare il body shaming è parlarne spesso anche all’interno della community cosplay, per proteggere chi ne è stato vittima e per rafforzare il senso di unione che in questi casi dovrebbe essere il principale scopo di una community.

Siamo noi gli eroi

In conclusione, il cosplay potrebbe essere considerato come la passione più inclusiva di tutte, ma purtroppo il body shaming è un argomento che, oltre che nel cosplay, ha trovato larga diffusione nella vita quotidiana. Siamo ormai nel 2021 e dovremmo essere molto più evoluti su certe tematiche rispetto a come realmente siamo, ma finché ci saranno maleducazione e cattiveria, queste piaghe continueranno a esistere.

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Solo noi possiamo decidere se affrontare questa cattiveria con lo stesso impegno e la stessa determinazione che useremmo per combattere il boss finale di un videogioco, quindi rimbocchiamoci le maniche e facciamo in modo di diventare noi stessi come gli eroi che tanto adoriamo, solo, senza il mantello.

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