Dungeons & Dragons e TikTok, una community da cui forse si può imparare qualcosa

C'è una grande community di D&D su TikTok, il social network simbolo della Generazione Z, e forse può offrirci uno spunto di riflessione interessante.

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a cura di Valentino Cinefra

Dungeons & Dragons è diventato ormai ufficialmente un marchio impresso a fuoco nella cultura popolare. Lo dimostrano, banalmente, le miriadi di gadget dedicati a D&D che spuntano fuori ogni giorno come funghi. Un punto di arrivo che fino a qualche anno fa era impensabile, e che passa ovviamente per tanti altri passaggi avvenuti negli ultimi tempi. In un certo senso, quindi, è naturale che il gioco di ruolo più famoso del mondo sia sbarcato anche sul social network più chiacchierato del mondo: TikTok.

Proprio sul portale cinese nemico della cultura occidentale e di Donald Trump, nonché ricettacolo di tutta la Generazione Z, è nata una grande comunità dedicata a Dungeons & Dragons. Verrebbe da pensare, visto ciò che succede quando un marchio di nicchia diventa popolare, che sia composta da ragazzi e ragazze che usano solo uno dei nomi del momento per promuovere sé stessi.

I videogiocatori lo provano sulla propria pelle ogni giorno quando personalità famose, streamer o influencer vari usano il videogioco del momento solo ed esclusivamente per promuovere le loro attività, dimostrandosi spesso ignoranti o completamente disinteressati al prodotto stesso. Invece, con nostra onesta sorpresa, la community di Dungeons & Dragons su TikTok non solo è frizzante, ma sa di cosa parla.

Cosa si trova cercando Dungeons & Dragons su TikTok?

La risposta è semplice: un po’ di tutto... ovviamente a tema con il social network. Non ci sono barbose disquisizioni filosofiche sul metagioco, lunghi interventi su come costruire un’avventura, ma la più pura e genuina condivisione di una passione da parte di ragazzi creativi.

C’è chi spiega i nove allineamenti di D&D paragonandoli a personaggi famosi o utenti tipici dei social network come thedndmom, che si definisce “D&D educator”, mentre ironizza sui bug del generatore casuale di personaggi di D&D Beyond o improvvisa un rap sulla sigla di Critical Role. Oppure bananaskinss, che produce improbabili mashup tra i dialoghi di Halo accostandoli ad un dialogo tra un mago ed un paladino, e scherza sulle difficoltà di un DM nello spiegare ad un nuovo giocatore tutti i PNG ricorrenti apparsi nella campagna finora.

TikTok si basa ovviamente su contenuti velocissimi da assimilare in qualche secondo, e tutti i content creator della piattaforma che creano video a tema D&D si basano su questo stile. Ma questo non significa che non dimostrino, come dicevamo, una certa competenza in materia. Perché per altro, per fare ironia su argomenti del genere, bisogna essere del tutto ferrati.

Come Sarah Chaffee, ventenne che ha costruito un profilo da oltre 150mila follower interamente incentrato su Dungeons & Dragons. Sarah ha una storia interessante alle spalle, simile a molte delle storie di chi si è avvicinato al gioco di ruolo in gioventù, in un’epoca lontana da Critical Role, dalle t-shirt di Xanathar e dai Funko Pop dei Mind Flayer. La ragazza faceva parte di una comunità religiosa, nella quale si ritrovò di fronte alla classica associazione di D&D con la venerazione del Demonio, e per questo nonostante fosse affascinata dal gioco non poteva assolutamente avvicinarcisi. Solo dopo essere andata al college ha avuto modo di giocare, e due anni dopo è diventata una micro-celebrità di TikTok.

Sarah Chaffee fa video in cui ironizza sugli stereotipi più classici dal bardo arrapato al mago che fa esperimenti folli mettendo in pericolo i nemici, e durante il lockdown ha proposto ai suoi follower la reinterpretazione dei “tipi da quarantena”, un contenuto visto e rivisto sui social network, ma relativamente alle classi di D&D. Ci sono anche una serie di video in cui “gioca di ruolo” con altri utenti, tra messaggi taggati e ricondivisioni.

Tra i contenuti più puntuali ed interessanti ci sono quelli legati alle vicissitudini che ogni DM si ritrova di fronte ogni settimana, tra incontri preparati al millimetro che finiscono con il classico massacro di gruppo del boss in due minuti, alle ansie da prestazione prima di ogni sessione. C’è un dettaglio di questo video in particolare che mi ha conquistato, ovvero la scrittura spasmodica a tarda serata di sottotrame colti da un improvviso impeto di creatività, o dalla necessità di aggiustare qualcosa di sbagliato di cui non ci si era accorti. Una cosa che solo chi fa davvero il DM può vivere sulla propria pelle.

Il gatekeeping, l’inclusività ed il ricambio generazionale

Nonostante tutto ciò, il 2020 è ancora un periodo difficile per le community dei giochi di ruolo. C’è stata una grande apertura verso l’esterno che ha portato nuovi giocatori, iscritti alle associazioni, persone che creano contenuti e li condividono e, ultimi ma non per importanza, clienti che acquistano manuali di gioco di ruolo dalle case editrici.

Eppure si deve ancora lottare con il gatekeeping, lo scontro generazionale e le continue polemiche ogni volta che qualcuno prova a portare un cambiamento nel settore. Lo dimostra, ad esempio, la reazione alle idee che Wizards of the Coast ha espresso non molto tempo fa riguardo i prossimi prodotti dedicati a Dungeons & Dragons.

Le mie regole sono meglio delle tue, il mio gioco di ruolo è giusto il tuo è sbagliato, è così che si conduce una campagna, e così via. Discussioni che si possono trovare quasi giornalmente all’interno della maggior parte delle community italiane. Figuriamoci poi quando si tirano in ballo temi sociali o più impegnati come l’inclusività.

Proprio per questo l’aver scandagliato nel mondo dei tiktokers che giocano di ruolo - oltre a farmi sentire come il proverbiale Sig. Burns dei Simpson che prova a fare il giovane - mi ha fatto capire che, forse, dovremmo imparare qualcosa. Prendere ispirazione dalla Generazione Z che frantuma il gatekeeping e non fa altro che parlare genuinamente di ciò che gli piace, condividere una propria passione tra un contenuto e un meme. Pensateci, “condivisione” e “passione”, quante volte vi capita di vederle effettivamente all'interno delle community?