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Con Everything Everywhere All At Once agli Oscar vince la follia della normalità

Everything Everywhere All At Once trionfa agli Oscar 2023, quel "folle" film sul Multiverso che in fondo così folle non è.

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Avatar di Livia Soreca

a cura di Livia Soreca

Pubblicato il 14/03/2023 alle 18:00 - Aggiornato il 09/01/2024 alle 10:40

Questo articolo è stato aggiornato!

Il link a questo articolo è stato aggiornato. Puoi trovare la nuova versione a questo indirizzo: Con Everything Everywhere All At Once agli Oscar vince la follia della normalità

Tra i vincitori degli Oscar 2023 c'è un solo nome che spicca sugli tutti gli altri: Everything Everywhere All At Once domina l'intera cerimonia, portando a casa ben 7 statuette (su 11 nomination). Il film dei Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), prodotto dallo studio A24, vince già 2 Golden Globe lo scorso gennaio, 4 Screen Actors Guild Award lo scorso febbraio, e l'elenco potrebbe continuare ancora.

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Quest'opera già pluripremiata continua la sua collezione di trofei, tra una forte accoglienza e qualche titubanza. Molti film acclamati dal pubblico non vedono neanche l'ombra di un premio e questo genera del malcontento: tra questi The Fabelmans di Steven Spielberg e Gli Spiriti dell'Isola di Martin McDonagh che vedono il titolo di Miglior Film passargli davanti senza fermarsi. Che siano o meno considerati una mera formalità hollywoodiana, gli Academy Awards di quest'anno lanciano al pubblico un forte messaggio, sia per la categoria dei Film d'Animazione con la vittoria di Pinocchio di Guillermo del Toro, sia con questo immenso trionfo di EEAAO, apparentemente scontato per via della forte acclamazione precedente, ma in effetti non lo è in una cerimonia come quella degli Oscar, da sempre restia alle vere novità e ai reali cambiamenti.

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Everything Everywhere All At Once e la follia della normalità

  • "Un film folle", ma ne siamo sicuri?
  • Il cast speciale di Everything Everywhere All At Once
  • EEAAO è la rivoluzione?

"Un film folle", ma ne siamo sicuri?

EEAAO è da sempre definito folle, strano e assurdo da quella fetta di pubblico che, di fronte a qualcosa di poco familiare, alza le mani e poco si sforza di inserire un progetto diverso dal solito nel proprio concetto di normalità. Il film dei Daniels non è uno sci-fi pazzo e scatenato, né un film "venuto dal Multiverso", frase già fin troppo abusata. In fondo è la storia di una semplice famiglia, quella di Evelyn e Waymond Wang, sconvolta da un sistema multidimensionale inaspettato.

A dirla così sembrerebbe quasi uno sci-fi come tutti gli altri, ma sappiamo invece quanto quest'opera sia lontana dalla comfort zone dello spettatore medio, per una lunga serie di motivi. Non è certamente un caso, ad esempio, la vittoria del Premio Oscar per il Miglior Montaggio. Giocando sui diversi punti di vista, esso si fa specchio di quella trasversalità raccontata tramite il concetto di Multiverso: un topic non nuovo nel cinema, ma mai raccontato in questo modo, cercando di trasportare lo spettatore nello stesso vortice delirante di Evelyn - e ci riesce.

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Sapete perché è errato definire folle quest'opera? Il segreto di Everything Everywhere All At Once non è quello di portare qualcosa di sconvolgente sullo schermo, bensì sta nel riuscire a trasmettere messaggi che già conosciamo in un modo così nuovo e fresco, sfruttando la maestria della tecnica, da rendere tutto originale, persino il sentimento più abusato dall'arte in ogni sua forma: l'amore. Stiamo parlando di un film che con due sassi muti riesce a dire molto più di quanto altre opere possano fare cercando, invece, la spettacolarità nelle grandi cose e rifiutando l'efficacia della semplicità (che non è banalità). Non c'è follia in una scelta simile, se non l'intelligenza di trovare un nuovo modo per comunicare qualcosa.

Il cast speciale di Everything Everywhere All At Once

Dal cast di questo film c'è davvero tanto da imparare. Ke Huy Quan, con la sua dolcezza e purezza, diventa il Miglior Attore non protagonista degli Oscar 2023, insieme alle Migliori Attrici (protagonista e non) Michelle Yeoh a Jamie Lee Curtis. Una triade da copertina con un'incredibile sinergia, che guadagna il suo trionfo in punta di piedi. È il primo Oscar per tutti, a volte sembra che nemmeno loro sappiano spiegarsi come tutto questo sia possibile, ma i motivi ci sono.

Nella grande sorpresa che è EEAAO, i personaggi di Evelyn e Waymond sono i punti fissi, il porto sicuro. Il calore che trasmettono è incredibile, puro, naturale. Sarà che gli interpreti ormai maturi vivono i propri personaggi con una consapevolezza maggiore, con una vicinanza particolare a quelle due personalità che conquistano lo spettatore sin da subito. Cos'è che rende un attore o un'attrice degni di un riconoscimento? L'interpretazione, la qualità recitativa, la spettacolarità del personaggio? Ancora una volta quel caotico film che sembra Everything Everywhere All At Once gioca le sue carte migliori nella semplicità, e sta allo spettatore scovarla all'interno dell'apparente caos, da cui si lascia talvolta ingannare.

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Il premio Oscar per il Miglior Attore non protagonista rende meglio l'idea nella sua denominazione originale: Best Supporting Actor. Il principale personaggio secondario è un supporto per il protagonista, all'interno del racconto ma anche nella sfera psicologica. Se in un film d'avventura il primo personaggio è l'eroe, il cosiddetto side character sarà il suo aiutante, che gli fa da "bastone", da ausilio, da appoggio. Così come Waymond - una versione di sé - accompagna Evelyn nel meccanismo del Multiverso, così Ke Huy Quan sembra trasmettere quel supporto a Michelle Yeoh, che a sua volta riesce ad immedesimarsi nella donna protagonista di EEAAO per età, cultura, sentimenti. I due artisti creano una sinergia che sembra così naturale da non riuscire nemmeno ad immaginarli in altri panni se non quelli, con quella stessa delicatezza e dolcezza che dimostrano ad una cerimonia - al contrario - sempre così spettacolarizzante e appariscente.

EEAAO è la rivoluzione?

Everything Everywhere All At Once pluripremiato agli Oscar 2023 può essere un grande passo in avanti nella storia del cinema, che forse pian piano si sta svegliando e si sta accorgendo di dover cambiare qualcosa: rendere un topic già caro all'essere umano e raccontarlo in maniera diversa, mescolare leggerezza e drammaticità senza mai essere un mero comedy-drama scadente, non avere paura di sovraccaricare lo spettatore di immagini perché non sono mai lì per caso, far sì che dei personaggi siano straordinari nella loro ordinarietà, in un modo così puro mai visto prima.

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Questo significa che gli altri film, quelli più delusi dalla premiazione, sono quindi da buttare? Certamente no, ma quello di EEAAO è un delicato schiaffo morale. Nonostante la clamorosità della vittoria, il film dei Daniels non è un punto di arrivo o un apice, bensì una linea di partenza per un modo di fare cinema diverso, che anno dopo anno possa rientrare nella comfort zone del pubblico. Quest'ultimo poi si lascerà sempre stupire da esperimenti successivi, che tenteranno di aggiungere sempre qualcosa in più, al contrario di gran parte di ciò che sta accadendo negli ultimi tempi. In un mondo di remake, revival e racconti banali o riciclati, siate Everything Everywhere All At Once.

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