First Ladies, recensione: un documentario ricco e coinvolgente

First Ladies, disponibile su Sky e NOW, non si limita a raccontare la storia delle donne della Casa Bianca ma educa e fa riflettere.

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a cura di Nicholas Mercurio

First Ladies, in arrivo quest’oggi su Sky e NOW, è una produzione creata e diretta dalla CNN che vede come protagoniste le personalità influenti delle amministrazioni americane più memorabili della storia. È un documentario vero e una raccolta di esperienze, un viaggio nell’America e un approfondimento sulla sua politica. Si parte da lontano per arrivare al giorno d’oggi sempre con gli stessi dubbi che ci accompagnano: come sono cambiati gli Stati Uniti? Quali traguardi ha raggiunto una qualsiasi amministrazione? E ancora, sempre rimanendo sul piano dei diritti civili e delle lotte delle comunità più fragili, è rimasta sempre la stessa? Esiste ancora il sogno americano? Sono domande a cui risponde la CNN attraverso dei giornalisti, dei vecchi segretari e dei famosi confidenti delle donne più potenti del paese “Più grande del mondo”.

Ma è davvero così grande come un tempo? Di presidenti ne sono passati dalla Casa Bianca e qualcuno il mondo lo ha davvero cambiato e migliorato, ma perché c’era una grande donna alle spalle, che alle volte riusciva a mantenere l’ordine e il decoro, a sensibilizzarsi sui temi più delicati e ad avere allo stesso tempo un approccio verso i più deboli più diretto. First Ladies, che abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima, non è altro che un documentario che parla delle donne dei più importanti presidenti degli Stati Uniti d’America, e non stiamo parlando di nomi sconosciuti, perché nel corso degli anni li abbiamo studiati e sono stati protagonisti di grandi innovazioni, nonché di scandali di ogni genere.

Le prime donne degli Stati Uniti d’America hanno contribuito a dare coraggio ai loro mariti in occasioni delicate come è accaduto da Eleonor Roosevelt durante la Grande Depressione o lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, con Franklin Delano Roosevelt costretto su una sedia a rotelle mentre il mondo, ormai dominato dal disastro del nazismo e dall’oscurantismo dell’Impero giapponese, crollava inevitabilmente su sé stesso. E come non potremmo citare Jackie, la consorte di John Fitzgerald Kennedy? Oppure Nancy Reagan e il suo temperamento infuocato? I mass media spesso ci parlano dei presidenti, dando informazioni fugaci e mai approfondite sulle loro famiglie. Viene difficile immaginarle simile alle nostre e da spettatori silenti di un mondo che cambia, ovviamente, pensiamo siano irraggiungibili. Il documentario, che coinvolge autori importanti, potrebbe riassumersi come un libro a cuore aperto che parla della storia americana, nonché un modo diverso per scoprire sfaccettature e segreti delle leader che sono state ben più di mogli e spalle su cui piangere, ma vere e proprie icone della politica attuale.

Una vita ben oltre la bandiera a stelle e strisce: First Ladies stupisce per i suoi contenuti

Ogni episodio parte con una presentazione rapida del protagonista che ci troviamo a scoprire, con dei professionisti dell’informazione che introducono i traguardi raggiunti e l’infanzia delle First Ladies statunitensi. È una produzione che non risparmia i dettagli più scomodi e approfondisce, di conseguenza, ogni aspetto umano ed essenziale di chi ci troviamo a scoprire, diventando una biografia su schermo delle esistenze che hanno vissuto per anni all’interno della Casa Bianca. Se da una parte abbiamo quindi una cura didascalica compresa di date e contesti, dall’altra c’è una cura scrupolosa sul passato delle protagoniste che hanno vissuto quei momenti. Ci siamo trovati di fronte a vite che, in tante occasioni, hanno sofferto e poi si sono rialzate, andando avanti con difficoltà mentre là fuori il mondo si faceva sempre più strano.

In tal senso, le protagoniste del documentario hanno vissuto momenti tristi ed è stato sottolineato come tante di loro fossero di umili, rispondendo alla classica domanda sull’attuale esistenza del sogno americano. Come accennavamo prima, il documentario ha messo l’accento sui periodi storici e i momenti più importante delle esistenze di queste donne, che hanno vissuto in prima persona i grandi cambiamenti sociali americani, come il triste scenario della guerra del Vietnam e le manifestazioni contro il presidente Lydon Johnson, considerato da molti come un premier inadeguato.

Oppure dopo il tremendo attentato ai danni di Ronald Reagan, che ha allarmato Nancy Reagan e messo in pericolo non soltanto il partito repubblicano ma l’intero Paese, all’epoca in un momento di grandi cambiamenti e turbamenti. In tal senso, la cinepresa che si è concentrata direttamente su Nancy Reagan ci ha descritto una donna difficile e contorta, ma comunque leale a suo marito e alla sua causa, che viene ricordata ancora oggi con estrema gioia. Inizialmente, Nancy Reagan era vista come una First Lady assente e misurata, più concentrata a migliorare l’impianto fognario della Casa Bianca invece di pensare al prossimo. Questo cambia una volta che la First Lady si rende conto che, complice il suo pessimo carattere, nei sondaggi il marito sta perdendo consenso, soprattutto a causa del suo sperpero di denaro alla Casa Bianca e al suo atteggiamento arrogante.

Decide così di sensibilizzarsi alla lotta verso le droghe di qualunque genere, ottenendo grandi risultati e, nel frattempo, dimostrando di essere una First Lady con un brillante senso dell’umorismo, facendosi così amare dalle madri, le mogli e i padri che vedono la generazione dei ragazzini degli anni ’80 in difficoltà. Ricordiamo inoltre che, nel suo mandato, il presidente Ronald Reagan fu l’unico leader americano ad avere colloqui con l’Unione Sovietica in un momento complesso per gli Stati Uniti prima del crollo del muro di Berlino, una dimostrazione di quanto effettivamente la Guerra Fredda, all’epoca, fosse un capitolo superato da lasciarsi alle spalle.

Oltre a Nancy Reagan, però, c’è anche Michelle Obama: una leader del popolo, la più amata e sostenuta, che nei due mandati del marito Barack Obama è stata vittima di insulti razziali, con epiteti poco carini provenienti dagli ambienti più estremi del Partito Repubblicano. Memorabile, e di certo in maniera negativa, è la manifestazione con le bandiere sudiste da parte dei sostenitori del Klux Klux Klan, ma a farle più del male, specie con l’avvento dei social network come Facebook e Twitter, è stata la politica dell’odio che lei stessa, stanca di provarla sulla sua pelle, ha combattuto coraggiosamente, non facendosi mai vedere in difficoltà. 

A colpirci di lei è stato un passaggio, che spiega come abbia vissuto quegli istanti subito dopo il giuramento del marito, avvenuto a Washington D.C davanti a una platea gremita di sostenitori del Partito Democratico, che hanno sostenuto la famiglia Obama dall’inizio alla fine. Perché amiamo Michelle Obama? Semplice, perché si è rivolta alle scuole e ai giovani, partecipando a incontri con gli insegnanti e aiutando i ragazzi più poveri provenienti dai quartieri ai margini della società attraverso degli enti benefici. E ha partecipato, in risposta agli insulti, ad altrettante manifestazioni per la libertà individuale di ciascuna donna, abbattendo il muro del pregiudizio e partecipando a missioni umanitarie in giro per il mondo assieme a Emma Watson, la Hermione Granger di Harry Potter.

Qualcuno la considerò addirittura l’erede di Hilary Clinton, che di certo non ha bisogno di presentazioni. Perché se Michelle Obama e Nancy Reagan si sono dimostrate due ancore di salvezza, Hilary Clinton è stata l’emblema di una generazione di donne. Partita dal basso e cresciuta da un padre severo, Hilary Clinton è sempre stata una studiosa abile e affiatata, diventando in poco tempo la migliore della classe.

Man mano che cresceva, arrivando all’università, ha dimostrato le sue doti come leader, appassionandosi alla politica e conoscendo, nel frattempo, un giovanotto che diventerà poi governatore dell’Arkansas e Presidente degli Stati Uniti d’America. Tra scandali, tradimenti e momenti complessi, Hilary è stata la prima donna a candidarsi per contrastare Donald Trump, non riuscendo ad arrivare per un soffio sull’ambito scranno della Casa Bianca. È una donna sicura di sé, capace e intelligente, imprevedibile e legata profondamente alla famiglia quanto alle lotte per i diritti civili, nello specifico quelle femministe. Non potevamo aspettarci di meglio da una donna che non ha mai avuto paura di nulla, neppure dopo il tradimento del marito, che in tanti hanno spesso ironizzato.

Un documentario educativo e riflessivo: First Ladies non si limita a raccontare una storia

Le tre donne che abbiamo citato, in un modo o nell’altro, hanno cambiato gli Stati Uniti e sono riuscite a convivere con grandi responsabilità, mentre là fuori tutto cambiava e diventava complesso da sostenere. Possiamo soltanto immaginare cosa significasse, e la CNN è stata capace di farlo capire con semplicità e bravura, mettendo al centro non soltanto queste protagoniste ma addirittura dei contesti storici delicati che hanno cambiato la storia degli Stati Uniti.

Un ritmo entusiasmante, tanta semplicità e voglia di sorprendere: First Ladies è un documentario che arriva all'obiettivo e commuove, perché parla di donne e questioni ancora aperte, su cui dovremmo ragionare con maggiore attenzione e sensibilità. È un racconto che parla di noi, volente o nolente, e che fa parte della storia di questo secolo partito con il piede sbagliato.