Fumetti e romanzi spingono il 2022 dell'editoria italiana

Il 2022 è da poco giunto al termine e l'editoria italiana ha recentemente rilasciato i dati sulle vendite dell'ultimo anno.

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a cura di Giovanni Arestia

Il 2022 è da poco giunto al termine e l'editoria italiana ha recentemente rilasciato i dati sulle vendite dell'ultimo anno. Ciò che emerge particolarmente è che l'anno si è chiuso appena sotto gli 1,7 milioni di euro (una forchetta economica tra 1,676 e 1,687 miliardi di euro) di venduto a prezzo di copertina, in lieve calo rispetto al 2021 (tra il -1,1% e il -1,8%). La stima, facente parte dei dati di Nielsen BookScan, è stata condivisa dall'Associazione Italiana Editori durante il primo giorno di Più libri più liberi. Tra i dati più importanti spicca anche che nei primi undici mesi del 2022, il valore di mercato (ovvero il venduto a prezzo di copertina) è stato parti a 1,268 miliardi di euro, in calo del 2,3% rispetto al 2021 ma in crescita del 12,9% rispetto al 2019 pre-pandemia. Inoltre le copie vendute sono state 86,8 milioni, in crescita del 14,5% rispetto al 2019, ma in calo del 2% rispetto al 2021.

Il 2022 dell'editoria italiana spiegato dagli esperti

Il presidente di AIE Ricardo Franco Levi, ha spiegato:

Un anno di consolidamento dopo i grandi risultati del 2021 che testimonia di per sé la vitalità dell’industria editoriale e il desiderio di lettura degli italiani. Ma bisogna anche dire che gli editori si sono tenuti in casa l’aumento dei costi senza scaricarli sul prezzo dei libri. Alle istituzioni chiediamo di rispristinare il credito di imposta sulla carta, che è invece stato mantenuto per i giornali.

Infatti, nonostante l'aumento generale dei prezzi in Italia nel 2022, il prezzo medio del venduto si attesta intorno ai 14,62 euro, in calo dello 0,4% rispetto al 2021. Tuttavia, le novità a stampa pubblicate nell’anno sono 62.745, in calo del 2% rispetto l’anno precedente.

Diego Guida, presidente del gruppo Piccoli editori di AIE, ha da parte sua posto l’accento sulle disparità territoriali e in particolare sulle difficoltà della rete distributiva nel Meridione, sottolineando come la crisi della saggistica abbia pesato di più sui piccoli editori che non sui grandi gruppi, più presenti nella fiction. Infatti, a quanto pare, nei primi undici mesi dell'anno, i romanzi di autori stranieri sono cresciuti del 9,1%, quelli degli italiani del 4,3%, i fumetti del 15,9%. La saggistica professionale, invece, è calata del 13,3%, quella generale del 10,8% e bambini e ragazzi del 2,5%. Guida ha voluto anche condividere le difficoltà dei piccoli editori nell’accesso alla rete distributiva e in particolare alle librerie:

Da un sondaggio informale tra noi piccoli editori associati ad AIE, ci risulta che il 30% del nostro fatturato arriva attraverso il distributore, tutto il resto sono nostre iniziative.

A tal proposito Alessandro Monti, di Librerie Feltrinelli, ha voluto sottolineare:

Le nostre librerie fanno una bandiera della loro varietà di offerta: nell’ultimo anno abbiamo venduto 352mila titoli diversi di 4814 editori. Sono numeri importanti, danno conto dello sforzo straordinario per dare vita e visibilità all’enorme produzione editoriale italiana, che quanto sia grande ce ne rendiamo conto qui a Più libri più liberi. Immaginate come dovrebbe essere una libreria per esporre qui tutto quello che c’è, senza contare la produzione dei grandi gruppi. Questo è il motivo per cui gli editori si lamentano di non entrare in libreria, è impossibile. La crescita se l’è mangiata l’online, noi però resistiamo, ci siamo.

Nei primi undici mesi dell'anno, infatti, le vendite nelle librerie fisiche sono cresciute dell’1,3% fino a 674,8 milioni. L’online flette invece del 5,3% a 532,9 milioni, la grande distribuzione del 12,7% a 60,7 milioni. Tuttavia il confronto rispetto al 2019 continua a essere molto favorevole per l’online: in tre anni la sua quota di mercato è passata dal 30,1% al 42%, mentre le librerie sono passate dal 64% al 53%.

Tra gli altri dati spicca l'indagine a cura dell'Ufficio Studi AIE che classifica i marchi editoriali italiani per classi di venduto, indipendentemente dall'appartenenza o meno di questi a grandi gruppi. L'indagine ha rivelato come in Italia siano presenti 7.459 marchi che hanno venduto almeno una copia di un proprio titolo nell’ultimo anno, mentre i marchi che hanno pubblicato una novità nell’ultimo anno sono 5.449. Oltre i 20 milioni di venduto a prezzo di copertina si trovano nove marchi che hanno il 36% del mercato. Nella fascia tra 20 e 5 milioni di fatturato sono presenti 41 marchi che rappresentano il 32% delle vendite. Altri 92 marchi si trovano nella fascia da 5 a un milione di vendite, per una quota di mercato del 16%. Oltre 7.300 marchi si trovano infine sotto quota un milione di vendite. Di questi, sono solo duecento quelli che si trovano sopra quota 300.000 euro di venduto.

Gli editori Gerardo Mastrullo (La Vita Felice) e Gregorio Pellegrino (Effatà), membri del consiglio dei piccoli editori di AIE, hanno voluto porre anche le loro considerazioni in merito. Mastrullo ha sottolineato:

La stampa digitale da una parte, l’e-commerce dall’altra hanno favorito la nascita e, negli ultimi anni, la crescita dei piccoli editori perché il web è democratico. Ma il tema, piuttosto, è quello di non diventare troppo Amazon-dipendenti a fronte di catene librarie sempre più concentrate sulle proposte dei grandi gruppi. In questo, la ripresa delle librerie indipendenti un po’ ci aiuta.

Pellegrino, invece, ha spiegato:

In questo senso i piccoli editori devono imparare a lavorare di più assieme, a condividere investimenti in campi che altrimenti non è possibile presidiare. Inoltre, è chiaro che esiste un tema generazionale: oggi sono presenti sul mercato piccoli editori nati negli anni Novanta i cui fondatori arrivano adesso all’età della pensione. Il passaggio di testimone ai figli non è scontato per tutti. Facilitare i passaggi generazionali, la creazione di consorzi, potrebbe essere strategico in questi casi. Con l’obiettivo di superare lo scoglio di 6 milioni di vendite a valore di copertina nel mercato trade, che è il livello oltre al quale si possono mettere in campo importanti economie di scala.