Il futuro del Marvel Cinematic Universe secondo Kevin Feige

Il futuro del Marvel Cinematic Universe secondo Kevin Feige: come evitare la stanchezza dei supereroi

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a cura di Manuel Enrico

Non è un mistero che la Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe abbia fatto emergere le prime crepe all’interno di questo pantheon supereoico, portando i fan a chiedersi quanto il franchise possa ancora mantenere il suo carisma. La perdita di figura centrali dei primi dieci anni di vita della saga, avvenuta con Avengers: Endgame, ha impattato duramente sullo sviluppo successivo del franchise, ma bisogna anche riconoscere ai Marvel Studios di aver affrontato questo delicato passaggio durante il periodo pandemico, durante il quale il Marvel Cinematic Universe ha dovuto cercare nuove strade per mantenere vivo l’interesse, puntando maggiormente all’ambito seriale sfruttando la presenza di un canale sicuro come Disney+. Anche con questo supporto, tuttavia, non si è potuta nascondere la difficoltà del franchise nel  trovare una nuova direttrice narrativa, situazione che non è sfuggita nemmeno ai vertici dei Marvel Studios, come ha confermato Kevin Feige parlando del futuro del Marvel Cinematic Universe.

Il futuro del Marvel Cinematic Universe secondo Kevin Feige: come evitare la stanchezza dei supereroi

Sono passati quindici anni da quanto Tony Stark svelava al mondo di essere Iron Man, annuncio da cui poi si è sviluppato uno dei franchise più redditizi della storia del cinema. Traendo forza dalla base fumettistica dei personaggi Marvel, si è creato un inarrestabile mosaico superoico che ha visto il proprio climax in Avengers: Endgame. Un momento centrale nel franchise, che se da un lato si è presentato come un potenziale exit point per una parte del fandom, dall’altro si è posto come un nuovo punto di partenza. La necessità di trovare nuove figure di riferimento si è fatta immediatamente sentire, spingendo a creare serie televisive che espandessero quanto visto al cinema dando nuovo slanci a personaggi promossi a ruoli di spicco (come fatto con Sam Wilson in The Falcon and the Winter Soldier) oppure introducendo nuove figure (Moon Knight, She-Hulk, Ms. Marvel), ma è innegabile che si percepisca una certa stanchezza per il genere supereroico.

Una consapevolezza che Kevin Feige ha affrontato in un’intervista con The Movie Business Postcast, dove non si è sottratto a questa analisi. Ironicamente, Feige ha già dato una risposta metanarrativa a questi dubbi nel finale di She-Hulk: Attorney at Law, in una controversa sequenza in cui Jennifer Walters incontra K.E.V.I.N., intelligenza artificiale allegoria di Feige, incaricata di creare le storie del Marvel Cinematic Universe. Andando oltre questa sorta di amichevole ammissione di colpa da parte del presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige ha identificato per il futuro del Marvel Cinematic Universe un modo perfetto per evitare il rischio di perdere di lucidità:

Un altro modo per dare vita a saghe simili è adattarle secondo generi diversi e selezionando attentamente che tipo di film vogliamo realizzare. Ho scoperto che se raccontiamo le storie nel modo giusto, e le adattiamo in un modo che, toccando ferro, ancora piace alla gente che ci segue dopo 22 anni, possiamo ancora realizzare film che condividano due cose: il logo dei Marvel Studios sopra il titolo e il seme di un’idea nata dalla nostra storia.

Sotto questo aspetto, si conferma la tendenza quasi sperimentale della Fase Quattro, che pur con tutte le sue criticità ha cercato di trovare nuovi linguaggi con cui appassionare gli spettatori. Dall’approccio metanarrativo di WandaVision alla rottura della quarta parte di She-Hulk: Attorney at Law sino alla nascita delle Special Presentation (Werewolf by Night e Guardians of the Galaxy Holiday Special), la scorsa fase del franchise ha mostrato di volersi prendere dei rischi in termini di sperimentazione, imparando anche dai propri errori e arrivando a concludere questa fase, anche emotivamente complessa, con un capitolo estremamente coinvolgente come Black Panther: Wakanda Forever. Dopo questa fase transitoria, non solo nella meccanica narrativa ma anche sul piano emotivo, dovendo raccogliere l’eredità di Avengers: Endgame, è arrivato il momento di mostrare finalmente la vera potenzialità della Multiverse Saga, che prenderà vita con Ant-Man and the Wasp: Quantumania.

Non sarà solo il grande schermo a guidare questa rinascita del franchise, ma fedelmente alle parole di Feige anche Disney+ continuerà a esser uno strumento di contatto tra supereroi e fan particolarmente attivo. Serie come Secret Invasion, Ironheart o Daredevil: Born Again saranno elementi di consolidamento del nuovo corso del Marvel Cinematic Universe. L’esperienza precedente può segnare per gli sceneggiatori un sentiero narrativo dove far convivere sia la valorizzazione emotiva dei singoli eroi che la visione d’insieme epica di questa comunità supereroica, soprattutto in previsione di film particolarmente attesi come Secret Wars e Kang Dinasty. Allo stesso modo, le precedenti esperienze negative dovrebbero consentire di aver appreso come evitare facili errori nati da una voglia di fanservice travestito da emozione (come nel caso di Spider-Man: No Way Home) o di imporre ruoli di leadership a personaggi che non hanno questo dono nel proprio DNA, come ha dimostrato Stephen Strange in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Il Marvel Cinematic Universe può attingere a un roster di personaggi capace di offrire centinaia di idee e soluzioni, la vera sfida per il futuro del franchise sarà comprendere come utilizzare questa ricchezza senza soffocarla con una sovraesposizione di titoli che rischia di scolorire la personalità di questi eroi.

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