Kleo, recensione: una prima stagione sorprendente

Kleo: la nuova spy story tedesca che si aggiunge al catalogo di Netflix ci riporta ai giorni della caduta del muro di Berlino.

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a cura di Nicholas Mercurio

La vendetta, dicono, è un piatto che va servito freddo. Con una spruzzata di sangue, veleno e socialismo che non fanno mai male, non quando si racconta del crollo del muro di Berlino e di un periodo storico di grandi cambiamenti sociali. Nel caso della serie Netflix Kleo, prodotta e scritta da Richard Kropf, Bob Konrad e Hanno Hackfort, non potevamo aspettarci di meglio, perché il trio, conosciuto in Germania per Junimond, Para – We Are King e Labule and Erben, ci riporta indietro di quarant’anni in un momento storico trattando tematiche eterogenee oltre quelle tipiche delle spy stories.

Una storia toccante, coraggiosa e divertente: Kleo regala otto ore di divertimento

Kleo, impersonata per l’occasione da Jella Haase, è una spietata agente dello STASI, la principale organizzazione di sicurezza nazionale della Repubblica Democratica Tedesca. Nata e cresciuta nell’ideologia socialista, sin da ragazzina si dimostra un’assassina provetta capace di uccidere senza provare rimorso, collezionando a soli diciotto anni una lunga scia di omicidi. Grazie al nonno, un generale delle forze armate della Germania Est, la protagonista cresce in un ambiente estremista, imparando dapprima gli inni popolari tedeschi e, in seguito, l’inno dell’Unione Sovietica. Certi dialoghi dimostrano che è in grado di parlare fluentemente il russo, soprattutto con ex spie e colleghi dello STASI. Questo la porta a partecipare a missioni sotto copertura nella Germania Ovest, considerata dai residenti e dalle forze governative della Germania Est una concreta minaccia per la sicurezza nazionale. Kleo, ritrovandosi in una fitta rete di intrighi, viene accusata di tradimento e condannata all’ergastolo da un tribunale corrotto.

Con il crollo del muro di Berlino, avvenuto dopo un mese la sua incarcerazione, la ragazza però si ritrova in libertà come tanti presunti criminali, e con un solo obiettivo: vendicarsi di tutti coloro che l’hanno tradita, usando ogni mezzo necessario per farli soffrire. La trama del racconto, infatti, ruota attorno alla vendetta, una tematica già affrontata in tante altre produzioni cinematografiche. Ci sono sangue e veleno a fiumi, ci sono esplosioni a non finire e tante morti, perché Kleo rende ogni omicidio speciale e diverso dal precedente. La giovane potrebbe ricordare Uma Thurman nei panni di Beatrix Kiddo, con la sola differenza che Kleo è mossa da un altro tipo di vendetta. Diversamente dalla Sposa, l’ex spia della Stasi ha perso la figlia a causa di una rissa, subendo le angherie di un sistema corrotto e brutale che l’ha quasi portata al suicidio. Mentre tutto questo avveniva all’ombra della cortina di ferro, là fuori il mondo cambiava per sempre, e con esso la percezione degli altri verso la Germania e il popolo tedesco.

Jella Haase, stella brillante del cinema tedesco, è stata capace di offrire un’interpretazione magistrale della giovane Kleo, accompagnandola nella sua evoluzione. Dapprima parte con l’intenzione di vendicarsi, ma successivamente si accorge che non vuole solo uccidere ma anche smascherare chi l’ha tradita. La giovane ha un carattere contorto ed estremo, e desidera vedere gli altri soffrire quanto ha patito lei dopo la perdita della sua bambina. Man mano che la storia si evolve, vediamo la ragazza rafforzarsi, provando odio e rimorso: comincia a vedere nemici anche là dove non ce ne sono e uccide donne e uomini inermi senza alcuna pietà.

Nel frattempo, sulle sue tracce c’è un agente della polizia berlinese, un uomo tutto d’un pezzo che indaga sulla scia di cadaveri che la ragazza si sta lasciando alle spalle, consapevole di non avere davanti una classica serial killer bensì una donna esperta nell’arte del camuffamento, stando a quanto dicono i pochissimi documenti recuperati dopo il crollo del muro.

Il poliziotto è Sven, impersonato da Dimitrij Shaad, altro talento del cinema tedesco. E come non citare Julius Feldmeier nei panni di Thilo, oppure Vincent Redetzki nella sua interpretazione di Uwe Mittig? A differenza di Sven, Thilo è l’unico amico su cui Kleo può contare: sebbene il personaggio interpretato da Feldmeier sia folle e imprevedibile, è scritto con molta cura e attenzione. D’altronde è difficile non affezionarsi e provare della simpatia per ognuno di loro; complice una scrittura di prim’ordine, siamo davanti a una storia che si regge in piedi grazie ai suoi protagonisti, con un’evoluzione della trama strutturata in maniera convincente e puntuale.

La storia di Kleo, per quanto possa essere semplice perché tratta di tematiche già affrontate in altre produzioni, ci immerge in un mondo fatto di menzogne, paure e pregiudizi. Abbandonata dai suoi genitori, Kleo cresce all’ombra della falce e del martello, non godendosi la sua infanzia e i suoi primi amori come qualunque altro adolescente. Vive con il peso delle aspettative mentre sopporta un’ideologia opprimente e dittatoriale, sentendosi inizialmente fuori posto ma diventando un’arma da scatenare contro i nemici del socialismo. Crescendo cambia prospettive, diventando più fredda e calcolatrice, più dura e inflessibile, concentrata solo sul prossimo omicidio da commettere.

Gli episodi, grazie a un’ottima regia, mantengono la stessa pregevole qualità dall’inizio alla fine, intrattenendo e divertendo. Sorprendente la fotografia anche grazie al corretto e preciso uso delle illuminazioni ambientali che hanno accentuato i colori di ogni singolo luogo mostrato su schermo. A riguardo, c’è da dire che i set scelti sono stati azzeccati, perché ci danno modo di immergerci in maniera profonda nella folle avventura della ex spia dello STASI.

Una serie promossa a pieni voti

Nonostante le tante aggiunte al catalogo di Netflix delle ultime settimane, Kleo è una produzione che arriva al suo scopo in maniera egregia rimanendo fedele alle sue scelte stilistiche, che riguardano la sceneggiatura e la scrittura degli episodi, otto in totale per arrivare ai titoli di coda.

Apprezzabilissimi il contesto in cui è stata costruita la prima stagione, la regia e l’evoluzione della stessa Kleo, che coinvolge e colpisce in maniera positiva e appassionante, perché si è dimostrata una protagonista forte, nonché la reale star di questo nuovo show targato Netflix. Il finale aperto, di cui non possiamo parlare, chiamerà la nostra ex spia a doversi confrontare con nuovi nemici che la vorranno morta in una seconda stagione già confermata dai produttori. Non rimane che attendere.