L'amante di Lady Chatterley, recensione: la ribellione che sconvolse l'Inghilterra

L'amante di Lady Chatterley torna, per Netflix, sul piccolo schermo, con una storia che riesce a funzionare ancora oggi.

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a cura di Nicholas Massa

Ispirato a uno dei romanzi più celebri del XX secolo, L’amante di Lady Chatterley (Lady Chatterley's Lover in lingua originale) si appresta a tornare sugli schermi del mondo attraverso un nuovo lungometraggio targato Netflix in uscita il 2 dicembre. Diretto da Laure de Clermont-Tonnerre e adattato da David Magee, questo film s’impegna a trasporre una delle storie più discusse della letteratura inglese, con al centro un’eroina che ancora oggi riesce a farci riflettere su alcuni tabù sociali del nostro presente.

Lo studio estetico di un’epoca che ci sembra lontanissima, quella di un'Inghilterra ancora influenzata dal Vittorianesimo, s’infrange su una narrazione che gioca continuamente con la storia e con un’intimismo umano centrale in ogni singola inquadratura. In tutto ciò troviamo una regia estremamente attenta nei confronti dei suoi soggetti, pronta a carpire qualsiasi alterazione del caso, equilibrando la miscellanea emotiva con il freddo sociale delle Midlands inglesi.

L’amante di Lady Chatterley, una storia di ribellione

Siamo nel ‘900 inoltrato e vediamo la futura Lady Chatterley (Emma Corrin) unirsi in matrimonio con Clifford Chatterley (Matthew Duckett), un piccolo borghese che poco dopo le nozze si ritrova obbligato a partire per il fronte. I due sembrano innamorati, hanno tutta la vita davanti a loro e non vedono l’ora di lanciarsi nel proprio matrimonio, se non fosse che Clifford ritorna dalla guerra riportando alcune gravi ferite che lo costringeranno per sempre su una sedia a rotelle.

Le premesse matrimoniali iniziali, quindi, si trasformano gradualmente in altro, con la coppia che decide di trasferirsi nella tenuta fuori Londra di lui, Wragby Hall, così da costruirci il proprio nido d’amore lontano da tutto. Con il passare del tempo Clifford, rendendosi conto del fatto di non poter in alcun modo soddisfare la moglie, manterrà con lei un rapporto sempre più distaccato, dal punto di vista fisico, cercando di riempire il vuoto della propria esistenza dapprima con la scrittura e in seguito con altri interessi inerenti ai suoi possedimenti.

Dall’altra parte, la moglie Connie, si ritroverà ingabbiata in un matrimonio distaccato e totalmente diverso da quello che si aspettava, bloccata in un contesto freddo in cui la solitudine e gli obblighi coniugali e morali nei confronti del marito diverranno ben presto fonte di tristezza, depressione e insoddisfazione. In tutto questo s’insinua un terzo personaggio: Oliver Mellors (Jack O' Connell), il guardiacaccia del marito.

Dopo qualche incontro nei giardini della gigantesca tenuta ben presto scatta qualcosa fra Connie e Oliver, una passione sfrenata e senza limiti, uno scontro di anime che incendia le loro esistenze contrapponendosi in tutto e per tutto agli stilemi più classici di quest'aleggiante Inghilterra Vittoriana.

Parliamo un secondo del libro

Pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928, dalla penna di David Herbert Richards Lawrence, L’amante di Lady Chatterley venne immediatamente tacciato di oscenità e bandito in tutta Europa, Regno Unito compreso, per poi essere riscoperto negli anni’60. A fare scalpore furono i suoi riferimenti sessuali espliciti, e il fatto che basasse tutta la sua narrazione sul tradimento di un nobile inglese paraplegico.

Ricordiamoci sempre che l’Inghilterra Vittoriana era una nazione estremamente moralista e repressa sotto ogni punto di vista, non stupisce che una storia del genere destò così tanto scalpore venendo immediatamente censurata e tagliata via dal panorama letterario di allora, ancora succube dei moralismi precedenti. Proprio in questo aspetto risiede tutto il suo valore immortale, anche perché al centro di L’amante di Lady Chattelrey troviamo una storia di ribellione tutta la femminile e soprattutto una riscoperta sessuale (ambo i lati) parecchio avanguardista per l’epoca.

Le fughe segrete della sua protagonista e l’amore carnale verso il guardiacaccia la rendono una delle eroine più interessanti di tutto il ventesimo secolo, un vero e proprio manifesto contro una nazione che all’epoca cercava in tutti i modi di livellare ogni desiderio umano, reprimendo il tutto con tabù e regole comportamentali non scritte. In questo risiede il carattere rivoluzionario di un romanzo che ancora oggi riesce a far riflettere i lettori di tutto il mondo, senza contare il suo impatto sulle generazioni precedenti.

Tutto questo ritorna perfettamente anche nel nuovo lungometraggio di Netflix senza nessun tipo di filtro. Così vediamo la protagonista di L’amante di Lady Chatterley mentre riscopre lentamente la propria sessualità e quel desiderio a lungo represso nel corso della sua vita. Non solamente una classica storia di tradimento, quindi, ma la trasposizione di una ribellione tutta al femminile in cui i tabù del caso crollano scontrandosi con un intimismo umano puro e senza artifici formali.

La censura non ha nessuno spazio in questa nuova trasposizione che sicuramente riesce a tradurre in maniera diretta gli intenti originali di Lawrence. La fuga dal freddo e calcolatore mondo degli intellettuali repressi in contrapposizione con la semplicità carnale e sincera della dimensione popolare.

Guardare e partecipare

L’amante di Lady Chattelrey si muove di pari passo con lo sguardo della sua regista, trasformando ben presto i movimenti di camera in un discorso a sé stante. Se all’inizio il tocco di Laure de Clermont-Tonnerre può risultare relativamente statico e senza troppi guizzi formali, con il proseguire dell’azione la situazione cambia vertiginosamente. Il suo modo di girare si riflette perfettamente nelle emozioni e sensazioni dei protagonisti, preferendo innanzitutto concentrarsi sugli attori per poi passare a tutto il resto.

I primi piani molto ravvicinati sono una delle sue armi principali, una delle scelte formali che funziona di più proprio in funzione di una narrazione prettamente introspettiva, prima che fisica. Ecco che i tormenti interiori di Connie diventano parte integrante della costruzione estetica generale, con una fotografia che alterna momenti estremamente asettici e freddi, a frammenti coloratissimi e caldi.

Questa fusione fra sensazioni e resa delle inquadrature ritorna anche con gli altri personaggi, sposandosi perfettamente con una messa in scena abbastanza semplice e alle volte quasi scarna, composta da scenografie che sembrano distanti e al tempo stesso vicinissime, senza il bisogno di riempirle troppo di vita. Sono gli sguardi e i silenzi, come anche alcuni campi lunghi e totali a descrivere il cuore di determinati sviluppi che sfuggono facilmente alla parola scritta.