Le Grandi Storie Marvel: Thor di Walter Simonson, la rinascita dell'Asgardiano

Il Thor di Walter Simonson, quando l'asgardiano divenne l'eroe epico che tutti amiamo: riscopriamolo grazie all'omnibus Panini Marvel.

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a cura di Manuel Enrico

Immaginare all’interno di un complesso pantheon supereroico una figura divina, col senno di poi, pare esser stato un azzardo da parte di Stan Lee e Jack Kirby, eppure sarebbe difficile immaginare oggi il Marvel Universe privo di Thor. Come molti altri eroi della Casa delle Idee, il Dio del Tuono ha affrontato diversi periodi, in cui la sua esistenza è stata fortemente plasmata dalla cura dei diversi autori che ne hanno raccontato le gesta, ma pochi hanno lasciato un’impronta indelebile come Walter Simonson, vero e proprio nume tutelare della mitologia dell’asgardiano, che negli anni ’80 ha rielaborato il mito di Thor in una chiave contemporanea eppure incredibilmente epica. Ora che il biondo eroe torna al cinema con Thor: Love and Thunder, la rilettura di questo ciclo, pubblicato recentemente da Panini come Thor di Walter Simonson – Omnibus è un passaggio consigliato per comprendere al meglio la valenza di questo eroe, anche in chiave cinematografica.

Partendo dal contesto cinematografico di Thor, possiamo rilevare come il suo ritratto su grande schermo sia stato duplice. I primi due capitoli (Thor e Thor: The Dark World) si sono affidati a una visione più eroica del personaggio, vicina all’ideale mitologico del personaggio, aspetto diluito dalla grammatica di Waititi, che in Thor: Ragnarok e Thor: Love and Thunder, ha mirato maggiormente a ironia e umorismo camp. Un tradimento, per alcuni Veri Credenti, che hanno mal accolto questa variazione del ruolo dell’asgardiano, tradizionalmente trattato nei comics come un essere divino, per quanto alieno in sostanza, e spesso visto come il severo di giudice delle bassezze umana, anche dei suoi compagni eroi, come abbiamo visto in saghe come Avengers: Divisi o Assedio. Critiche comprensibili, ma che potrebbero essere riconsiderate rileggendo la saga di Simonson, che a tutti gli effetti ha riscritto il mito di Thor trovando un’adamantina crasi tra epica ed eroismo moderno.

Thor e Walter Simonson: la rinascita dell'asgardiano del Marvel Universe

Dalle origini all’arrivo di Simonson

All’origine del personaggio di Thor, nato nei primi anni della neonata Marvel Comics e in piena Silver Age, c’era la necessità di creare un potenziale rivale per l’eroe più potente tra i personaggi marveliani del periodo, Hulk, come ammise lo stesso Stan Lee:

Come puoi rendere qualcuno più forte della persona più forte di tutti? Alla fine lo capii: non crearlo umano, rendilo un dio. Decisi che i lettori avevano già abbastanza familiarità con gli dei greci e romani. Sarebbe stato divertente esplorare le vecchie leggende norvegesi. Inoltre, immaginavo gli dei norreni come i vichinghi del passato, con fluenti barbe, elmi con le corna e mazze da guerra. Journey into Mystery necessitava di nuove idee, quindi scelsi Thor come titolare della testata. Scrissi una trama di base con la storia e i personaggi a cui avevo pensato, e chiesi a mio fratello Larry di scrivere la sceneggiatura perché ero troppo impegnato, e mi venne naturale affidare i disegni a Jack Kirby”

In più occasioni, critici del fumetto e fini conoscitori della letteratura hanno identificato nei moderni supereroi gli eredi spirituali degli dei della tradizione classica, nuovi attori di un’epica e di una mitologia attuale che colpisce l’immaginario collettivo su un piano narrativo simile. Esseri che, per quanto si tenda a esaltare la loro parte umana, rimangono comunque idealizzati come eroi sovrumani, una percezione che nel caso di Thor sfiora il divino. Era proprio su queste basi che Thor esordì in Journey into Mistery nel 1962, che raccolse le avventure di Thor e del suo alter ego umano, il dottor Donald Blake, in cui la natura epica del personaggio veniva declinata in un contesto contemporaneo, inserendolo in una comunità supereroica più ampia e che lo portò infine a essere parte dei Vendicatori. D’altronde, la nascita degli Eroi più Potenti della Terra è dovuta proprio a Thor, o meglio al fratellastro Loki, che nel tentativo di usare Hulk come arma per portare scompiglio spinge alcuni degli eroi marveliani del periodo a unirsi in una squadra guidata da Iron Man. Idea che sarà l’ispirazione anche per questo momento del Marvel Cinematic Universe, come visto in Avengers (2012).

L’importanza di Thor, per diversi anni, rimase questa sua doppia identità, tradizione marveliana. Ma contrariamente ad altri, che vivevano la loro duplicità come una necessità per nascondersi, per Thor/Blake questo rappresentava una punizione: il fragile Blake, afflitto da zoppia, era il necessario passaggio per comprendere umiltà e responsabilità, tratti assenti nel Thor divino. Un’evoluzione emotiva che, col passare degli anni, spinse Thor ad affezionarsi a Midgard, come gli asgardiani chiamano la Terra, e che divenne una delle chiavi della rivoluzione del personaggio nell’era di Simonson.

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 La rinascita di Thor

Quando Simonson viene chiamato a prendere in mano le redini di Thor, siamo alle porte degli anni ’80. La Silver Age sta virando verso una visione meno edulcorata del ruolo dell’eroe, le trame dei comics si stanno spingendo verso racconti più sentiti e intimi degli eroi, mettendone in mostra anche le fragilità e i punti di rottura. Un’apertura che stava consentendo, in casa Marvel, di dare vita a cult come Il Demone nella bottiglia o Dio ama, l’uomo uccide. Per Simonson, questa libertà diventa uno strumento affascinante, che potrebbe rivelarsi un punto di ripartenza per il mito dell’asgardiano.

La componente mitologia di Thor, considerata la sua militanza nella dimensione terrena del Marvel Universe, si era lentamente affievolita, una rotta che Simonson decise subito di invertire, tanto che oggi possiamo considerare come lascito principale della sua fortunata gestione l’aver trovato un perfetto equilibrio tra la narrazione visiva, suggestionata dalla pop art, e una declinazione epica delle componente didascalica dei fumetti di Thor, seguendo un principio che lo stesso Simonson non nascose mai:

“Anch’io sono stato ispirato dai miti norreni originali. Ho cercato di catturare qualcosa della gamma di quei racconti senza doverli rivisitare per poi rigurgitarli. Volevo raccontare storie di portata epica; volevo raccontare storie di scala ridotta con elementi di umorismo, raccontare trame di epiche imprese e tremendi tradimenti, di fedeltà tradite e speranze deluse, impreziosite da una risata improvvisa”

Basterebbe prendere il primo numero della gestione di Simonson, Destino, per comprendere come gli anni a venire sarebbero stati decisivi nel riscrivere il mito di Thor. In una sola storia, Simonson inserisce tutti i suoi tratti tipici della gestione di Thor, seppure in versione seminale, creando uno starting point che mette alla prova la determinazione dell’eroe e introduce al contempo nuove figure del suo mito futuro, come il korbinita Beta Ray Bill.

Epica e ironia

A stupire subito i lettori è la sensazione che la voglia di Simonson di strizzare l’occhio a una narrativa fantascientifica non tradisca la tradizione epica del personaggio. Una volontà autoriale che coinvolge non solo l’aspetto puramente narrativo, ma che cerca soluzioni grafiche che imprimano ulteriore personalità alla lettura, supportato dall’arte di Sal Buscema. Uno studio che spinse alla creazione di tavole che passano agevolmente dallo sviluppo verticale, studiato per creare un ritmo rapido nelle sequenze, a una più esplosiva presenza di splash page che invece si appellano alla natura epica e mitologica che come mai prima dominano su un formato che, per dimensione e foliazione, richiederebbe un utilizzo più contenuto.

Motivo per cui Simons, decide di puntare a un altro tratto epicheggiante: le didascalie. Ancor prima della rivoluzione attuata da Barry Windsor-Smith con Arma X,  Simonson vede nelle didascalie e nei balloon un potente mezzo narrativo, che diventa quindi un tramite per veicolare il tono mitologico del personaggio, con una presenza di termini ricercati e cari alla tradizione folkloristica, e un utilizzo sorprendente del lettering, che muta verso una definizione simile a rune alla presenza di elementi divini, come l’apparire di Odino.

A Simonson va riconosciuto un attento studio nella gestione di Thor, una non facile ricerca di dinamiche che concilino la lettura di un fumetto, atteso come racconto dinamico e appassionante, e la costruzione di una figura eroica in senso tradizionale, erede diretto dell’epica classica. Non a caso, in alcuni passaggi le didascalie sembrano richiamare a una fruizione memore dei primi anni del genere (come tipico dell’arte di Raymond), in cui il balloon era elemento assente, e unendo a essa la presenza di brevi ironie tipiche della satira politica inglese di fine ‘800, con una sinergia tra immagina e parola. Tendenza che ha trovato la sua miglior incarnazione in Thor Gracida!, primo capitolo della surreale e divertente versione anfibia dell’asgardiano, Thorg, in cui l’umorismo e l’epica convivono in modo sublime.

Non pago di questa duplice dinamica, per il suo Thor Walter Simonson amplia l’utilizzo di onomatopee, studiate per essere parte integrante della narrazione, eco del potere degli scontri. Una presenza dirompente, cubitale, spesso enfatizzata dal recupero della cinetica, che Buscema utilizza memore della scuola dei grandi maestri precedenti, riportandola all’interno delle scene più dinamiche in una controtendenza con il periodo, in cui questo elemento era oramai superato. Tutte queste componenti, grafiche e narrative, sono indice di come Simonson abbia portato a una vera e propria rivoluzione del personaggio, consegnandolo a una nuova era, e un nuovo pubblico, preservando i suoi tratti specifici e, in taluni casi, enfatizzandoli.

Thor di Walter Simonson – Omnibus rappresenta un modo ottimo per ripercorrere questo periodo dell’asagardiano. Il volume di Panini, in linea con la tradizione della riproposizione di cicli importanti in queste edizioni titaniche, manca forse di un’analisi che collochi l’opera di Simonson all’interno della storia del comics, rendendo merito al suo essenziale impatto sul settore. La scelta di non riproporre la colorazione originale ma presentare una cromia più vivace e moderna può essere una scelta portata all’avvicinare maggiormente il gusto contemporaneo.