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L'ombra del Ragno: il lato oscuro di Peter Parker

L'ombra del Ragno: e se Peter Parker avesse abbracciato l'oscurità nel suo cuore?

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a cura di Manuel Enrico

Spider-Man è, probabilmente, l’eroe più puro del pantheon supereroico marveliano. Rivedendo la sua vita editoriale, costellata di perdite e grandi rinunce, verrebbe da chiedersi come l’Arrampicamuri non abbia mai scelto di rinunciare alla sua innata bontà, rimanendo sempre il nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere. Ma se Peter avesse deciso di seguire il percorso oscuro, cedendo alla facile tentazione del potere?

Un simile interrogativo non poteva rimanere ignorato, soprattutto ora che in casa Marvel si è deciso di dare una nuova vita ai What if…?, i racconti ‘alternativi’ in cui si esplorano nuove possibilità per gli eroi della Casa delle Idee. E come in passato, alle origini di questo concept narrativo nato negli anni ’70 recentemente riproposto da Panini nel  volume What if...? Classic e divenuto ispirazione per la serie animata omonima di Disney+, nuovamente si esplorano possibilità alternative nella vita di Peter Parker con L’ombra del Ragno, un What if…? firmato da un autore che ha già mostrato di saper lavorare alla perfezione sulle possibilità alternative del Ragno: Chip Zdarsky.

Non è la prima volta che Zdarsky offre ai lettori di Spidey una diversa visione del mito del Ragno. La storia della mia vita ha mostrato come l’autore sappia identificare i momenti salienti del mito del Tessiragnatele per identificare i punti nevralgici della sua storia, guidando Parker verso nuove direzioni, in cui il suo spirito autentico rimanesse inalterato, nonostante tutte le avversità affrontate. Il tutto mantenendo inalterata la bussola morale di Parker, la sua natura di eroe ‘buono’, capace di farsi carico della propria sofferenza senza che questi ne alteri l’essenza. Una bontà innata che portò alla legge non scritta secondo cui nessun avversario di Spider-Man può esser ucciso dal Ragno.

Un tratto peculiare con cui Zdarsky ha infine deciso di confrontarsi nel suo What if…? , spingendo Parker oltre il limite, nuovamente identificando il momento preciso da cui spingersi in una direzione differente rispetto alla tradizione della continuity del Ragno: il ritorno dalle Guerre Segrete.

L'ombra del Ragno: E se Parker avesse abbracciato il suo lato oscuro?

È dopo quell’incredibile arco narrativo ‘galattico’, infatti, che Spider-Man entra in contatto con il suo nuovo costume nero, divenuto per parecchio il suo nuovo look, prima che Parker scoprisse che si trattava di un simbionte alieno. Lo stesso che in anni seguenti, dopo che Peter se ne era separato con l’aiuto di Fantastici Quattro, effettuò un bonding con Eddie Brock dando vita a Venom. Il legame psichico tra ospite e simbionte, esplorato anche al cinema con il terzo capitolo dello Spider-Man di Raimi, era una relazione complessa, capace di estremizzare le emozioni dell’ospite. Parker riuscì a liberarsi dell’influenza del pericoloso simbionte prima che fosse troppo tardi, ma se avesse rifiutato l’aiuto di Reed Richards?

E’ da questo interrogativo che prende vita L’ombra del Ragno, o come dice Chip Zdarsky nella sua postfazione: La strada non è presa.

Parker, dopo una vita di sofferenze, dopo avere perso zio Ben e l’amata Gwen Stacy, lentamente si lascia cullare dalla lusinga di potere offerto dal simbionte, iniziando a percepirne la voce, sentendola propria. Le angherie dei suoi avversari, accumulatosi in anni, unite a una situazione personale complessa che lo vede separato dall’amata zia May, sono diventate un peso eccessivo per Parker, che inizia ad agire con un piglio più deciso, concedendosi una violenza solitamente inusuale per lui. Una scelta che nata come strumento intimidatorio, si rivela una mossa azzardata, che porta uno dei villain a compiere un’azione temeraria: colpire Spider-Man, ferendo Peter Parker.

Uno scontro in cui Parker perdere una parte della propria anima, un dolore incredibile che lo lascai sopraffare dall’ombre del simbionte, che diventa una forza dominante nella sua esistenza. E Zdarsky viola la regola: Spider-Man può uccidere. L’essenza di questo What if…? è racchiusa in questo drammatico istante, quando Parker smette di essere l’uomo buono che abbiamo sempre conosciuto, lasciando emergere l’oscurità del suo animo, eco emotiva del suo costume.

Zdarsky dimostra di sapere interpretare al meglio il cuore di Parker. Pochi eroi dei comics mostrano una sinergia tra vita intima e ruolo supereroico come ci ha abituati Spider-Man, una caratteristica che Zdarsky utilizza al meglio ampliando la tradizionale umanità del personaggio, concedendogli l’occasione di dare voce all’oscurità cresciuta nel suo animo, alimentato dalla relazione simbiotica con il suo costume alieno. Occasione perfetta per guidarci all’interno dell’animo di Parker, lasciando emergere emozioni insolite per lui, come rabbia e disperazione, in cui Zdarski ci guida con sensibilità, inserendo al meglio le varie componenti di una storia ‘alternativa’ in cui si muovono personaggi essenziali del mito del Ragno.

Da Jonah Jameson ai Sinistri Sei, da Eddie Brock ai Vendicatori e Fantastici Quattro, in L’ombra del Ragno compaiono volti noti, che pur muovendosi in una dimensione narrativa differente mantengono inalterato la propria identità, assumendo nuovi ruoli in questa vicenda, lasciando la sensazione al lettore di trovarsi a vivere un’avventura possibile.

Dalle ombre riemerge il Parker autentico

Ma per quanto Zdarsky voglia spingere al limite Spider-Man, in L’ombra del Ragno non viene ucciso lo spirito puro di Parker, ma al contrario si vuole enfatizzarlo portandolo sino al suo punto di rotture, testando la sua tempra. Una sfida che Parker affronta, tra pentimenti e rimpianti, sino a quando la sua anima, libera dall’influenza del simbionte, affronta il suo errore, venendo consolato da Mary Jane, che ricorda al suo Tigrotto chi sia:

E non è perché sei un uomo perfetto…. che fai sempre del bene…è perché fai del bene nonostantetu non si perfetto, nonostante la rabbia che provi. È facile fare del bene quando si è perfetti. Ma tu hai quella rabbia in te. Quel lato oscuro... e lo combatti. E vinci.

Zdarsky utilizza questo momento focale per riportare in scena il Parker autentico, ne ribadisce l’eroica umanità, portandolo ad affrontare il suo nemico, una ricerca di redenzione. Zdarsky conferma di essere un buon narratore, cogliendo le giuste sfumature di Spider-Man, dando vita a una trama spettacolare e suggestiva, che arriva a un finale in cui ci ricollega alla tradizione ragnesca.

Una storia spettacolare che beneficia dei disegni dell’iberico Pascal Ferry. Il tratto di Ferry non si limita a cercare una familiarità con l’immaginario di Spidey, ma mostra una vivacità unica, capace di scatenare l’esplosiva dinamicità di Parker o di mostrare una movenza del simbionte particolarmente opprimente, strisciante, perfetta per trasmettere visivamente la costruzione emotiva di Zdarsky. Volteggi acrobatici e una progressiva muscolarità insolita per Spidey ma vicina alla tradizione di Venom sono elementi che testimoniano la verve artistica di Ferry, padrona di una gabbia che muta per ospitare le prodezze del Ragno o assistere alla sua traversia emotiva, capace di alternare questi aspetti dinamici a una ritrattistica emotiva naturale e sentita, che veicola magnificamente la trama di Zdarsky, ulteriormente impreziosita dai colori di Matt Hollingsworth, particolarmente efficace nel ritrarre l’aspetto onirico dell’interiorità di Parker.

Panini ha raccolto L’ombra del Ragno in un volume cartonato su cui campeggia il logo dei What if…? La tradizionale cura della casa editrice consente di apprezzare al meglio questo capitolo ‘alternativo’ della vita di Spider-Man, un primo, convincente capitolo della nuova vita degli universi alternativi marveliani.

Voto Recensione di L'ombra del Ragno



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Un autentico What if...?

  • - Zdarsky rende onore allo spirito autentico del Ragno

  • - Ferry offre una visione grafica impagabile

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Zdarsky dimostra di sapere interpretare al meglio il cuore di Parker. Pochi eroi dei comics mostrano una sinergia tra vita intima e ruolo supereroico come ci ha abituati Spider-Man, una caratteristica che Zdarsky utilizza al meglio ampliando la tradizionale umanità del personaggio, concedendogli l’occasione di dare voce all’oscurità cresciuta nel suo animo, alimentato dalla relazione simbiotica con il suo costume alien

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