Lucca Comics & Games 2019: intervista a Yudori sull'importanza di essere sé stessi

In occasione del Lucca Comics 2019 abbiamo intervistato l'artista coreana Yudori, arrivata con successo in Italia grazie a J-Pop ed al suo "La Scelta di Pandora".

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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

Classe 1991, Yudori è una di quelle artiste che, a meno che non si conosca a menadito il mondo delle pubblicazioni orientali, difficilmente la si potrà aver sentita nominare. Intendiamoci, non perché l'artista non sia di talento (anzi!) ma perché Yudori è alla sua prima pubblicazione al di fuori dei confini nazionali dove, per altro, ha avuto il privilegio di studiare sotto l'ala del maestro dell'illustrazione Kim Jong Gi, famoso tanto in Corea quando negli Stato Uniti dove, proprio qualche anno fa, ha avuto l'onere di raccontare insieme a Jean David Morvan il dramma dell'11 Settembre.

Talentuosa ed esplicita, Yudori ha scalato le vette dell'interesse dei lettori prima in Corea, e più di recente nel nostro paese, grazie alla sua abilità di rappresentare la situazione delle donne asiatiche nel mondo e grazie al suo abile uso dei social dove, specie su Instagram, pubblica le sue illustrazioni ed i suoi scatti di quotidianità. Grazie a J-Pop che per lei ha portato in Italia lo straordinario "La Scelta di Pandora", abbiamo potuto incontrare questa intrigante artista, a cui abbiamo voluto chiedere del suo rapporto con la sessualità, dell'importanza dei social e di quanto il tema del femminismo sia oggi al servizio del mercato più che delle idee.

Da quando ho conosciuto il tuo lavoro sono rimasto impressionato dal modo in cui ti approcci ai tuoi fan ed a come esprimi la tua femminilità. In Italia abbiamo l'idea che la cultura asiatica sia molto restrittiva in tal senso, ma è ovvio che sia solo una percezione dataci dai media. A questo punto sarei curioso di capire perché, dal tuo punto di vista, ci sia quest'idea un po' strana relativa alla femminilità delle donne asiatiche.

Penso che in occidente ci siano molti presupposti sulle donne asiatiche. Parlo di stereotipi come il fato che le donne asiatiche siano silenziose, che non siano sensuali e che siano sottomesse ma va ricordato che molti paesi dell'Asia sono stati vittime di guerre e colonizzazioni e tutto questo ha reso le donne asiatiche molto forti. Tuttavia i media occidentali tendono ancora ad identificare le donne asiatiche secondo alcuni stereotipi, come quello della geisha. Si tratta di stereotipi derivati dall'idea che si ha delle donne che erano emigrate tempo fa, il cui status sociale le portava ad essere asservite: geisha, collaboratrici domestiche o prostitute. Io sono cresciuta in Corea, dove c'è una lunga tradizione relativa al valore delle donne come figure forti e dalla mentalità aperta e credo sia questo ad aver fato la differenza nel potermi esprimere liberamente.

Come artista con una forte presa sul pubblico, specie grazie ai social, senti qualche responsabilità? Avverti qualche forma di pressione o vai dritta per la tua strada senza preoccuparti troppo di quello che dici?

Penso che mentirei se ti dicessi che non avverto alcuna pressione. Penso che quando le persone mi conoscono più a fondo, da un punto di vista strettamente personale si rendono conto che sono una persona molto pacifica, che ama andare in giro, rilassarsi e divertirsi. Tuttavia penso che ci sia un immagine “social” di cui ormai devo essere all'altezza, quindi a volte puoi vedermi sui social media non solo mentre mi diverto ma anche quando sono arrabbiata o in qualunque altro modo io possa essere in realtà, perché voglio che sia chiaro che una donna asiatica può essere forte, arrabbiata e determinata, perché credo che questo non sia molto chiaro attraverso i media.

Che cosa ne pensi dell'exploit degli ultimi anni verso prodotti così apertamente femministi? Personalmente credo che sia un problema di fondo nel riuscire a distinguere quei prodotti che vogliono davvero comunicare un messaggio sul valore delle donne, ed altri che invece cercano una strada facile e “popolare” verso il successo. Come artista profondamente interessata a parlare di queste tematiche ti poni mai un problema rispetto alla difficoltà di comunicare nel modo giusto per non essere fraintesa?

Credo che sia importante che si comprenda il valore della femminilità e che sia chiaro che le donne possono fare tutto. Allo stesso tempo va detto che, come esseri umani, siamo deboli e fragili ed a volte possiamo arrabbiarci e sentire di impazzire a prescindere che si sia uomini o donne. L'importante è che i lettori capiscano che solo perché sei femminista questo non fa di te una persona perfetta.

Grazie a J-Pop hai avuto la possibilità di pubblicare per la prima volta al di fuori dei confini nazionali. Ti aspettavi di raggiungere un traguardo simile?

Perché no! In fin dei conto guadagnerò di più (ride)!

La pubblicazione internazionale ha cambiato il tuo rapporto con il tuo lavoro?

Devo dirti che la pubblicazione in Italia mi ha molto sorpresa. Non mi aspettavo che gli italiani potessero apprezzare così tanto il mio lavoro perché ho sempre pensato al mio lavoro come ad un qualcosa che fosse pensato per il lettori coreani. Pubblicare in Italia è stato fantastico!

Il tuo è uno stile molto particolare che, se posso dirlo, mi ha ricordato molto quello di Kaoru Mori. Quali sono state le tue principali influenze artistiche?

Sono cresciuta studiando l'arte occidentale, imparando quali siano i suoi canoni, specie riguardo i concetti di bellezza e perfezione, penso ad esempio alle sculture greche. Quando però sono cresciuta mi sono resa conto di non assomigliare a quell'ideale di bellezza, perché il mio aspetto è completamente diverso. Il mio, insomma, non è quell'aspetto che potevo ritrovare di solito in un libro che raffigurasse un dipinto o una scultura relativo all'arte occidentale. Quest'idea è stata poi la base per concepire il racconto de “La Scelta di Pandora”, in cui ho inserito una bambina asiatica nel contesto di una famiglia europea così da poter parlare di questa sorta di dissonanza che avevo percepito pensando a me stessa.

Credo che la tua intuizione sia davvero funzionale intelligente, anche perché in questo modo sei riuscita a sviluppare un'idea nuova e interessante per la rappresentazione di un personaggio femminile forte ma non banale.

Ti ringrazio molto!

Ma a questo punto vorrei capire come hai lavorato per elaborare l'intera trama, perché credo che per quanto sia semplice spiegare la premessa, il risultato ottenuto sia in realtà molto più complesso e sfaccettato.

Vuoi che racconti il finale? (ride)

Per favore, assolutamente no! Non vorrei che poi non lo leggesse nessuno!

Dunque, come ti ho detto alla base ci sono io, e la mia esperienza di vita come donna coreana che, interessata all'arte, ha sempre dovuto guardare ai modelli occidentali ed europei. Ho studiato i Maestri come Da Vinci e mi sono appassionata ai pittori francesi del diciannovesimo secolo ma mi sono resa conto che non avevano nulla a che vedere con me. La mia storia non è semplicemente sul rapporto che sussiste tra un padre e sua figlia (Pandora, per l'appunto ndr), ma è piuttosto uno spunto per parlare di come una bambina asiatica cresca in un mondo di tradizioni che, in fin dei conti, non le appartengano e del modo in cui lei riesca a trovare sé stessa. Il racconto ruota attorno al modo in cui questa bambina riuscirà a farsi accettare e di come accetterà sé stessa facendo convivere le sue due metà, quella europea e quella asiatica. Pandora può essere ambo le cose: può essere cresciuta sotto la forte influenza di una educazione tradizionale europea, ma restare comunque legata alle sue origini asiatiche. Può essere forte, ma anche vulnerabile; può essere remissiva ma ostinata. Può essere tutto questo allo stesso tempo.

Come artista donna e creatrice di personaggi femminili di spessore, cosa ne pensi di questo grande exploit dei personaggi femminili? Quanti di essi sono imposti dalla moda del mercato, e quanti da una esigenza comunicativa?

Questa è una domanda davvero difficile a cui rispondere: credo che sia un 50/50. Alcuni dei personaggi che vedo credo abbiano alle spalle un bisogno genuino di lanciare un messaggio concreto, ma hai ragione quando dici che ci sono dei personaggi che vengono creati come “femministi” per mere esigenze di mercato. Di sicuro ci sono situazioni in cui è tutto molto forzato, ad esempio come nei film Marvel in cui, ad un certo punto, si saranno detti che dovevano avere un certo numero di film con delle protagoniste femminili. Penso però che i lettori possano capire quando quello che leggono e vedono è qualcosa che ha alle spalle un messaggio, e quando invece dipende semplicemente da un'esigenza commerciale.

Ed a proposito di social: perché all'inizio della tua carriera hai scelto di pubblicare i tuoi lavori sui social? Che cosa ha influenzato la tua scelta?

Al tempo ero più giovane e postare contenuti artistici su Facebook era una cosa “fica” (ride), poi nel 2010 ho conosciuto Kim Jong Gi (straordinario illustratore coreano ndr) e sono stata una sua studentessa per un po' traducendo per lui alcuni lavori. È stato lui a dirmi di mettere i miei lavori in rete, e me lo ha detto in un periodo in cui avevo appena 20 anni ed ero molto confusa su quello che sarebbe stato il mio futuro. Non sapevo se l'arte sarebbe in qualche modo stata il mio mestiere ed è stato lui a credere in me.

Che cosa pensavi che avresti fatto?

All'epoca studiavo storia, e credevo che quello sarebbe stato il mio futuro.

Quand'è che hai cambiato idea?

Penso sia successo quando ho cominciato a guadagnare soldi! (ride) Penso che sia successo quando Kim Jong Gi ha cominciato ad incoraggiarmi dicendomi che avevo del talento, ed è lì che ho capito che forse valeva la pena provarci.
La Scelta di Pandora è già disponibile nel nostro paese e, credeteci, è una lettura veramente intrigante sia dal punto di vista narrativo che artistico. Non lasciatevelo scappare!