Madres, la recensione del nuovo horror Amazon Originals

Ottobre è quel mese dell'anno in cui il genere horror infesta le case di milioni di spettatori. Ecco la recensione di Madres, il nuovo horror di Amazon.

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a cura di Giovanni Arestia

Ottobre è quel mese dell'anno in cui il genere horror infesta le case di milioni di spettatori in tutto il mondo. Tanti contenuti non vanno a braccetto con l'alta qualità, ma spesso e volentieri l'obiettivo di alcuni prodotti del genere è quello di intrattenere il pubblico senza altisonanti orpelli. Amazon Prime Video, in collaborazione con Blumhouse Productions e con il regista Ryan Zaragoza, ha deciso di produrre una serie di otto film Amazon Originals e il prodotto in arrivo in questi giorni sul servizio di streaming prende il nome di Madres nonché l'ultimo film del progetto Welcome to the Blumhouse. Si tratta di un connubio non sempre riuscito di riferimenti che vanno da Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York al folclore di La Llorona – Le lacrime del male, ma scopriamone di più in questa recensione che, come sempre, sarà priva di spoiler.

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Madres: tante idee, poca sostanza

Madres è ambientato nella California degli anni '70 e segue Diana (Ariana Guerra) e Beto (Tenoch Huerta), una coppia messicano-americana che si trasferisce da Los Angeles in una comunità agricola dopo che a Beto viene offerto un lavoro manageriale. La coppia viene accolta con gioia nella nuova località, anche se Diana, incinta di sette mesi, si sente spesso un'estranea nella comunità ispanica locale perché non conosce la lingua.

Come se non bastasse, hanno inizio anche alcuni fenomeni paranormali: poco dopo il trasferimento dei due protagonisti, Diana inizia a vedere e sentire una presenza in tutta la casa, che sembra mirare specificamente a lei e, soprattutto, al suo bambino. Quando la donna comincia a sviluppare un'eruzione cutanea e a provare dolore e visioni, sospetta che qualcosa non vada e i loro amici, allarmati, iniziano a credere che sia a causa di una maledizione che ha colpito la comunità ispanica. In particolare si viene a scoprire che quello che potrebbe essere un potenziale spirito non è l'aspetto più inquietante dell'intera cittadina.

La pellicola, la cui sceneggiatura è stata realizzata da Mario Miscione e Marcella Ochoa, ha diverse idee interessanti merito anche di una cura minuziosa posta nella costruzione dei personaggi, ma purtroppo tutte queste non giungono mai a un punto di risoluzione. Il film è come se non avesse appigli o un vero e proprio senso dell'orientamento, portando su schermo molte sottotrame affascinanti e colpi di scena che vengono rapidamente eliminati prima che possano prendere saldamente piede.

Ciò, purtroppo, rende la storia inefficace ed emotivamente spenta, con Guerra che offre una performance occasionalmente commovente che viene indebolita da una narrativa poco sviluppata, un ritmo incredibilmente lento e una mancanza di intensità. Nonostante l'attenzione data ai personaggi nella sopracitata cura e caratterizzazione, sia Diana che Beto rimangono piatti. È scoraggiante poiché di fondo poteva essere curato maggiormente l'aspetto "estraneità" dato che Diana è una donna che si sente come se non appartenesse alla sua stessa comunità a causa della barriera linguistica (i suoi genitori non le hanno mai parlato in spagnolo perché si vergognavano) e parallelamente Beto si sente un estraneo negli Stati Uniti per un fattore culturale.

Dove sono la paura e la tensione?

Esplorare quell'aspetto antropologico portato avanti dalla sceneggiatura di Madres sarebbe stato intrigante, ma è un'altra parte, indubbiamente la più importante, della storia che a malapena viene messa a fuoco e in seguito viene abbandonata completamente. Questo vale per quasi tutto ciò che viene inserito perché il film vuole andare in varie direzioni, ma più va avanti e più è difficile capire dove vuole giungere abbandonando anche la natura classica del genere horror.

Le paure sono inesistenti e vengono rafforzate solo da qualche sporadico jumpscare e qualsiasi tentativo di rendere la pellicola inquietante o intensa è aggravato dalle scarse scelte di regia, tra cui la divisione dello schermo per mostrare il senso di paura e di fretta di Diana durante le varie ricerche. Memorabile, poi, la scena potenzialmente terrorizzante in cui viene inquadrato un tuorlo d'uovo insanguinato accompagnata dalla visione di Diana che si stringe la pancia, sempre in parallelo. Sono momenti come questo che dimostrano come Madres non avesse grandi idee originali da mostrare.

Non c'è ritmo neanche quando questo diviene disperatamente necessario, come quando un incubo notturno fa entrare Diana in un asilo nido vuoto, per poi essere attaccata da una creatura malefica che le urla in faccia. Non coglie lo spettatore alla sprovvista e le urla, sia del mostro che della donna, sono così lunghe che fanno perdere allo spettatore lo shock basilare per questa tipologia di scene. Non a caso è alquanto significativo che questa sia la scena che il trailer usa per il suo gran finale.

Così come il filmato pubblicitario del film, Madres dà il meglio di sé nei minuti conclusivi. Questi dimostrano come il regista e gli scrittori avessero, comunque, delle buone idee in mente, ma le abbiano rilegate unicamente nella fase finale cercando di inserire in modo confuso tanti elementi nella parte iniziale. Il finale, infatti, è brillante e conferma come il mistero al centro di Madres è di per sé intrigante, con una rivelazione al cardiopalma tanto orribile quanto legata anche alla crudeltà della vita reale negli Stati Uniti.

Conclusioni

In generale, quindi, Madres è sfortunatamente un film noioso e poco brillante. Anche dal punto di vista della colonna sonora si nota un fortissimo appiattimento con spunti musicali fin troppo derivativi e classici cliché come voci corali e infantili o il vecchio tropo sonoro del carillon. Gli spunti iniziali erano interessanti, la storia poteva essere profonda e impegnativa, ma la pellicola si perde nell'inserire fin troppe sottotrame senza chiuderne nessuna. Solo il finale salva Madres dall'essere un disastro totale ed è l'unica vera dimostrazione che con più impegno e cura sarebbe potuto uscire un discreto gioiellino dell'horror.