Maldestro dalla nascita, la recensione del manga sulla vita di Yaro Abe

Yarō Abe è un nome ormai molto popolare in Italia, ecco la recensione di Maldestro dalla nascita, opera sulla sua adolescenza e infanzia.

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a cura di Giovanni Arestia

Yarō Abe
è un nome ormai molto popolare in Italia dopo l'arrivo della serie manga La Taverna di Mezzanotte con tanto di serie live-action su Netflix. È tornato nuovamente in auge grazie al controverso e divertentissimo Mimikaki - Un piacere per le orecchie
, arrivato nel nostro Paese nel 2021 nonostante fosse l'opera prima del mangaka, e adesso torniamo a parlare di Abe perché nella collana Aiken di BAO Publishing entra a far parte Maldestro dalla nascita, un altro manga one-shot autobiografico dedicato alla sua infanzia e alla sua adolescenza in cui spicca sempre la sua grande ironia e sensibilità.

Maldestro dalla nascita: un'usuale infanzia di un inusuale fumettista

Abe, come già accennato, è un autore di manga alquanto insolito sia per le tematiche trattate sia per lo stile artistico e narrativo. La Taverna di Mezzanotte, ad esempio, parla appunto di una taverna aperta solo di notte perennemente piena di strambi clienti, più o meno assidui, che raccontano le loro altrettante stranezze a un tanto silenzioso quanto misterioso proprietario. Mimikaki, invece, è uno slice of life che con nove storie descrive l'arte e l'importanza in Giappone dello scovolino di legno lavorato a mano che viene utilizzato per favorire la pulizia delle orecchie denominato, appunto, Mimikaki. Partendo da questo bagaglio artistico, è chiaro fin dal titolo che anche Maldestro dalla nascita rispecchia perfettamente le caratteristiche tipiche dell'autore soprattutto trattandosi di un'opera che lo riguarda direttamente.

Il protagonista del racconto è Makoto, nonché l'alter-ego dell'autore, che seguiremo, attraverso le quasi 300 pagine del volume, dalla nascita fino all'università. Si tratta di un arco temporale decisamente vasto, ma fondamentale per osservare la vita di Abe prima che divenisse un mangaka di successo in tutto il mondo (tra l'altro contro ogni sua previsione). Il suo cambiamento giunge a un riscatto identitario non dopo grandi momenti di gloria memorabili, bensì dopo una serie di sconfitte anche decisamente dure da accettare che Makoko descrive in maniera ironica con qualche puntina agrodolce quando giunge una piccola vittoria. Il suo sogno di realizzazione finale non viene mostrata nella storia, pertanto ciò che ne scaturisce è un'auto-consapevolezza che tutto ciò che si è raggiunto va accettato affinché si possa accettare anche se stessi.

Makoto, dopotutto, è il classico ragazzino cagionevole di salute, piccolo di statura e magrolino, goffo e totalmente inadatto a qualsiasi tipologia di sport. È tendenzialmente molto buono, ma ogni tanto si lascia andare a qualche marachella priva di cattiveria e ci resta malissimo quando viene scoperto o quando la colpa non è nemmeno la sua. Inutile dire che fin da subito si rende conto di essere inadeguato a vivere in una società molto complessa e in costante competizione, dopotutto è la figura per eccellenza dello "sfigatello" che non col passare del tempo non si vergogna di esserlo e anzi diviene un modo per differenziarsi dagli altri. Poche le vittorie nella vita, ma tanta la gioia all'arrivo di ognuno di esse ed è proprio per questa ragione che non si può non provare empatia nei suoi confronti perché è la descrizione perfetta di molti di noi.

Parole chiave: originalità e divertimento

Lo stile narrativo è quello classico di Yarō Abe, caratterizzato da tanto umorismo impreziosito da perle di saggezza emozionanti e memorabili. La storia è dolce ed è ambientata in un Giappone rurale con tutti gli aspetti positivi e negativi dell'epoca Shōwa. Makoto bambino vive in una costante bolla dove si sente l'ultimo e il più in difficoltà, sono pochi gli squarci di vita normale che si fanno via via più frequenti in età adolescenziale dove comincia a capire anche il significato della vita. Non mancano l'ironia, i toni agrodolci e la delicatezza anche quando racconta del rapporto con la famiglia, in particolare con il padre, ovvero un uomo molto pigro, smargiasso, ma tanto affettuoso che ha segnato in modo significativo il carattere e l'intera esistenza dell'autore.

Lo stile del disegno è simile a La taverna di mezzanotte e meno grezzo di Mimikaki grazie al tratto molto delicato e stilizzato, caratterizzato da ottimi movimenti del viso e del corpo che spesso rendono praticamente inutili le parole A differenza delle precedenti opere dell'autore, tuttavia, vi è una più alta cura dei dettagli che spesso creano un connubio perfetto nelle tavole con l'alta espressività dei personaggi. Nelle varie tavole, in ogni caso, il mangaka mostra tutta la sua bravura nel dare importanza agli elementi su cui si vuole focalizzare l’attenzione utilizzando la tecnica del chiaroscuro e dell’ombreggiatura.

Il punto di vista editoriale

Dal punto di vista editoriale, BAO Publishing è riuscita a confezionare una storia coinvolgente all’interno di un volume dalla realizzazione sublime. La grammatura della carta è ottima, ma ciò che salta subito all’occhio è la sovraccoperta realizzato in carta ruvida che dona al tatto un effetto zigrinato. Solo alla vista e al tatto viene davvero voglia di leggere l'intero volume. Non sono presenti molti extra, ma è comunque interessante la postfazione in cui l’autore Yaro Abe spiega in che modo decise di diventare fumettista e le rare, ma stupende, pagine con tavole a colori. Al termine della storia, infine, c'è anche un toccante capitolo inedito proprio de La Taverna di Mezzanotte che chiude in maniera sorprendente un volume stupendo.

Conclusioni

In conclusione, Maldestro dalla nascita è un volume tanto strano e originale, quanto imperdibile soprattutto per gli appassionati di Yaro Abe. Finalmente è possibile conoscere la vita di un autore originale e inusuale che, in realtà, ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza alquanto comuni. Nonostante quest'ultimo aspetto, la storia risulta coinvolgente e intrigante grazie ad alcune perle aggiunte dell'autore stesso e all'onnipresente ironia intelligente che ormai ha reso celebre Abe in tutto il mondo. La chicca finale dedicata a La Taverna di Mezzanotte è la chiusura eccellente di un'altra opera perfetta.