I Migliori Film sul Basket per prepararsi all’inizio dell'NBA

L'emozione dell'NBA è palpabile per tutti gli amanti del basket, ma ecco i migliori film sul basket da vedere assolutamente.

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a cura di Giovanni Arestia

In pieno "basketmercato" americano in attesa dell'arrivo dei Campionati europei maschili di pallacanestro di settembre 2022 e dell'inizio delle varie competizioni europee e statunitensi, cosa c'è di meglio di guardare un film sul basket? Vi proporremo una lista di dieci titoli tra i migliori film sul basket, alcuni dei quali potreste già conoscere e aver visto, ma che meritano di essere visti almeno una volta nella vita o rivisti più volte anche se non siete dei fan sfegatati della palla a spicchi. Prima di passare al listone, dove vi diremo anche qualche curiosità sulle varie pellicole, è giusto avvisarvi che l'ordine di inserimento è puramente casuale e non segue assolutamente una classifica di gradimento.

I migliori film sul basket

Colpo vincente

Si tratta di un film del 1986, diretto dal regista David Anspaugh, che si ispira interamente alla vera storia della Milan High School che nel 1954 vinse il campionato di pallacanestro IHSAA (Indiana High School Athletic Association) dello Stato dell'Indiana (lo script originale della pellicola fu scritto da Angelo Pizzo, compagno di studi alla Indiana University del regista). Le vicende sono ambientate nella stagione 1951-52 e vedono l'attore Gene Hackman nei panni di Norman Dale, un ex allenatore di pallacanestro radiato da dieci anni a causa di una rissa, durante una discussione, con un suo giocatore. Un giorno viene chiamato da un amico di lunga data per allenare gli Huskers, la squadra di un piccolo paese di provincia dell'Indiana, per dargli una seconda occasione di rivalsa. Si osserva così il mito di Davide contro Golia in uno dei migliori film di genere sportivo mai realizzata. La pellicola ebbe così tanto successo che in occasione del 30º anniversario dell'uscita nei cinema americani, la squadra NBA degli Indiana Pacers annunciò la volontà di omaggiare la squadra di Hickory pertanto, nel corso della stagione 2015-16, i giocatori indossarono la replica della divisa degli Huskers in sei incontri casalinghi e quattro in trasferta.

Colpo vincente ricevette numerose nomination a importanti premiazioni come gli Oscar del 1987 e i Golden Globe dello stesso anno. Tra le candidature vi erano miglior attore non protagonista a Dennis Hopper e migliore colonna sonora. La produzione fu molto particolare perché si svolsero interamente nello stato dell'Indiana, ma in luoghi differenti rispetto al luogo reale della storia. Nella città di New Richmond, situata a circa 100 km a nord di Indianapolis, ad esempio, si svolsero le riprese in esterno della fittizia Hickory, compreso il granaio rosso con la grande scritta GO HUSKERS. Durante la visione, inoltre, vi consigliamo di aguzzare la vista per notare alcuni dettagli molto curiosi: ad esempio vi è una scena in cui è possibile osservare un uomo che accoglie la squadra di Hickory per la finale e invita i giocatori a scendere in campo quando questi sono nello spogliatoio. Quell'uomo è Ray Craft, un componente dell'originale Milan High School campione nel 1954, nonché il miglior realizzatore della finale. Nello stesso spogliatoio è possibile osservare una lavagna su cui coach Dale descrive i giocatori della squadra avversaria i cui cognomi altro non sono che quelli degli attori che impersonano i giocatori di Hickory.

Andando ancora più nel profondo, potreste notare che il punteggio della finale, giocata contro South Bend Central, è di 42-40, ma in realtà la vera finale fu giocata contro Muncie Centrale e fu vinta con il punteggio di 32-30. Lo speaker della finale nel film è Hilliard Gates, lo stesso della vera finale del 1954. Per ultima vi lasciamo una chicca molto particolare: nel film si può osservare Steve Hollar che impersona Rade Butcher. Si trattava di un giocatore della DePaw University e questo incuriosì molto la NCAA quando uscì il film al cinema. La commissione di inchiesta della NCAA, nonostante decise che Hollar fosse stato ingaggiato come attore e non come giocatore di basket, comminò ugualmente 3 giornate di sospensione e la restituzione del 5% del compenso ricevuto dalla produzione del film.

Chi non salta bianco è

Si tratta di un inusuale film del 1992, lontano dalle classiche pellicole sportive, diretto da Ron Shelton (il quale citò in giudizio con successo la Twentieth Century Fox per 10 milioni di dollari a causa di problemi interni e con cui non ha mai più lavorato). Billy Hoyle (Woody Harrelson) è un talentuoso e giovane giocatore di basket che vuole assolutamente entrare nel mondo della NBA, ma dopo il suo fallito tentativo decide di dedicarsi alle truffe. Recatosi sulla spiaggia di Venice Beach in California con l'intento di truffare qualche personaggio di spicco, conosce Sidney Deane (Wesley Snipes) che ritiene di essere un grande giocatore. I due allora decidono di mettersi in società e dare vita a un giro di scommesse a Venice Beach, sfidando chiunque sia disposto a pagare fino a partecipare a tornei con cifre molto alte. Sfruttando il fatto che tutti credono che Billy sia un pessimo giocatore di basket perché bianco, il duo comincia a guadagnare discrete somme, ma devono fare i conti con l'esuberante ragazza di Billy, Gloria, interpretata da Rosie Perez.

Si racconta che quando Woody Harrelson stava girando il film, i produttori assunsero Bob Lanier, il celebre centro all'epoca già in pensione dei Detroit Pistons, come allenatore di basket e preparatore atletico di Harrelson. L'attore aveva già giocato a basket al college, pertanto iniziò a vantarsi con Lanier di quanto fosse un grande giocatore. A quel punto, il cestita professionista decise di sfidare l'attore a una piccola partita uno contro uno. Harrelson, in seguito, lo descrisse come "i quindici minuti più imbarazzanti della mia vita". Tuttavia, gli stessi istruttori di basket pagati dalla produzione tra cui faceva parte lo stesso Lanier, dichiararono che Wesley Snipes e Woody Harrelson raggiunsero un livello di abilità nel gioco così alta da poter giocare in una squadra della III divisione della NCAA. In realtà Charlie Sheen era stata la prima scelta per il ruolo di Billy Hoyle, ma rifiutò dichiarando: "Non pensavo che sarebbe stato divertente. Non mi sento connesso al basket. Almeno, quando faccio un film sul baseball, so che mi divertirò".

Tra le curiosità più incredibili, invece, ne spiccano sicuramente tre: la prima è che Chi non salta bianco è, il cui titolo originale è White Men Can't Jumpera uno dei film preferiti del grande regista Stanley Kubrick. La seconda, invece, è che il personaggio di Woody Harrelson fa riferimento al sospetto assassino di John F. Kennedy Lee Harvey Oswald. Nella vita reale, anche il padre di Harrelson era stato preso di mira come possibile complice dell'omicidio. Infine nel film appare anche la leggenda del basket di Venice Beach Ron Beals nei panni di un giocatore con la barba grigia e pantaloncini di spandex viola nella partita di apertura, e poi di nuovo più tardi come spettatore sullo sfondo. Beals è considerato il pioniere del tiro in sospensione mentre giocava alla Loyola nella stagione '59-'60. Ancora oggi viene celebrato ogni anno a Venice Beach con un evento denominato Ron Beals Day. Ron Beals ha giocato ogni giorno fino alla sua morte avvenuta a 78 anni per un ictus.

Basta vincere

Basta vincere è un film del 1994 diretto da William Friedkin che vede tra gli interpreti anche le leggende dell'NBA Shaquille O'Neal e Penny Hardaway. Nella pellicola spicca un tormentato e deluso Nick Nolte nel ruolo del coach Pete Bell, allenatore dei Dolphins, squadra della Western University di Los Angeles. Bell è un allenatore estremamente ligio alle regole e con un suo personale e rigido codice etico, ma quando scopre che le altre università pagano segretamente i giocatori per garantirsi i migliori talenti, si trova a corto di campioni e in forte difficoltà. Senza una squadra competitiva per andare avanti nel campionato, il coach scende a compromessi, ma il rimorso lo logora dall'interno. Come se non bastasse, a peggiorare la situazione vi sono anche i limiti delle severe regole dell'NCAA.

I produttori del film hanno chiesto agli attori e al regista di rendere le riprese quanto più realistiche possibili. Quindi, per le riprese della squadra di Pete contro quella di Bobby Knight, Friedkin fece giocare due partite alle squadre, da cui presero frammenti per assemblare ciò che si vede nel film. A differenza della versione cinematografica, la squadra di Knight prevalse in entrambe le partite, poiché aveva incaricato i suoi giocatori di trattare le partite come reali e di giocare il più duramente possibile. Knight ha anche rifiutato di truccarsi mentre era davanti alla telecamera per rendere ancora più realistico il tutto. Nella scena in cui Bob Cousy tira a canestro, inoltre, gli venne chiesto di continuare a tirare per il tutto il tempo mentre parla con Nick Nolte, indipendentemente dal fatto che i canestri entrassero o meno. Cousy, però, non sbagliò un tiro, spingendo Nolte a improvvisare la sua reazione. Tuttavia, spicca anche una curiosità riguardo proprio a O'Neal e alla sua riconosciuta altezza (2,16 metri). Il regista non voleva che il giocatore sembrasse troppo "insolitamente alto" rispetto agli altri giocatori del college, quindi gli diedero delle scarpe speciali con suole spesse solo 6 millimetri. Tutti gli altri attori e giocatori, invece, indossarono speciali plantari rialzati per farli sembrare un po' più alti accanto a O'Neal.

Per quanto riguarda, invece, O'Neal e Hardaway, durante la produzione del film accadde un evento molto particolare. Dopo aver visto il talento di Hardaway sul set, O'Neal, che era stato scelto dagli Orlando Magic come prima scelta assoluta nel Draft del 1992, convinse i Magic a scegliere Hardaway nel Draft del 1993. Il giorno dell'atteso evento, i Magic scambiarono con successo la prima scelta assoluta Chris Webber con i Golden State Warriors per Hardaway, che era stato selezionato terzo dagli stessi. Con O'Neal e Hardaway nel loro roster, i Magic registrarono il miglior record in una stagione regolare nella Eastern Conference nel 1994-95 superando perfino i Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen e i Pacers con Reggie Miller raggiungendo le finali NBA per la prima volta nella storia della franchigia. Sarebbero stati travolti dagli Houston Rockets di Hakeem Olajuwon e Clyde Drexler.

Space Jam

Film cult di grandissimo successo del 1996 diretto da Joe Pytka e realizzato in tecnica mista, vede come protagonisti il campione dell'NBA Michael Jordan e gli amati Looney Tunes. La pellicola è ambientata sempre negli anni '90, ma mostra un Jordan distrutto dalla morte del padre che decide di ritirarsi dalla pallacanestro per intraprendere una carriera nel baseball. Contemporaneamente nel pianeta alieno di Mr. Swackhammer, il crudele proprietario di un luna park pieno di debiti decide di cercare nuove attrazioni per il suo pubblico e scopre l'esistenza sulla Terra proprio dei Looney Tunes. Quest'ultimi potrebbero rappresentare una fonte sicura di spettacolo per qualunque età e quindi di tanti soldi, pertanto decide di inviare un gruppo di alieni, i Nerdlucks, per costringere i Looney a lavorare nel suo Parco divertimenti. I colorati personaggi terrestri, però, quando scoprono le reali intenzioni del gruppo alieno decidono di sfidarli a una partita di basket sfruttando la loro bassa statura. I Nerdlucks, tuttavia, vengono a conoscenza che nell'NBA militano i migliori giocatori di tutto il mondo e decidono di rubare il talento di cinque campioni del campionato americano di basket trasformandosi nei Monstars. A questo punto l'unica speranza di vittoria per i simpatici Looney Tunes è quella di portare nella loro squadra proprio Michael Jordan.

Dovete, però, sapere che il film venne realizzato grazie a un aiuto non indifferente da parte del noto marchio di abbigliamento sportivo Nike. Nel 1993, infatti, l'azienda girò uno spot con protagonisti proprio Michael Jordan e Bugs Bunny che divenne molto popolare negli Stati Uniti. A quel punto, i produttori di Space Jam, tra cui anche il noto ideatore di Ghostbusters Ivan Reitman, decisero di realizzare un lungometraggio con i due personaggi come protagonisti. Reitman, durante la fase produttiva della pellicola, svolse un ruolo fondamentale per cercare di scacciare lo scetticismo che aleggiava tra gli altri colleghi. Ingaggiare Michael Jordan, però, non fu semplice perché l'atleta era solito allenarsi tutto l'anno. Per tale ragione, la Warner Bros. decise di allestire una zona per consentire a Jordan di seguire il suo programma di allenamenti tra cui un campo da basket. Qui, però, il noto cestista decise di avviare delle sfide tra gli attori del cast e gli altri cestisti professionisti che presero parte al film come Charles Barkley e Patrick Ewing. Il campo divenne talmente popolare che ospitò altre stelle di Hollywood come Arnold Schwarzenegger, Antonio Banderas, Steven Seagall e i cast di “ER – Medici in prima linea” e “Friends”.

Inizialmente il film fu un vero e proprio flop al botteghino tanto che solo nel Nord America incassò appena 90 milioni di dollari, che erano nulla in confronto ai 306 milioni del film più visto del 1996, ovvero Independence Day. Inoltre, le recensioni furono negative con non poche critiche anche molto accese. Il vero successo, quindi, arrivò solo negli anni successivi quando venne trasmesso in televisione e reso fruibile sia a grandi che piccini. Da quel momento divenne il film sul basket di maggior successo finanziario e soprattutto uno dei film di animazione più amati di sempre. Ad avere successo fin da subito, invece, fu la colonna sonora grazie alla canzone “I believe I can fly” di R. Kelly, appositamente scritta per Space Jam, che fece vincere al cantante ben due Grammy Awards.

He got game

He Got Game è un film del 1998 scritto e diretto da Spike Lee presentato, per la prima volta, fuori concorso alla Mostra di Venezia dello stesso anno. La pellicola racconta la storia di Jake Shuttleworth (interpretato da Denzel Washington) che si ritrova in carcere per aver accidentalmente ucciso sua moglie. Il governatore di stato gli offre la possibilità di uscire dal carcere se riesce a convincere suo figlio (interpretato dal campione dell'NBA Ray Allen), promessa del basket, a giocare per una squadra da lui scelta. Oltre ad Allen vi sono molti camei di veri cestisti professionisti statunitensi, tra cui Michael Jordan e Shaquille O'Neal.

Spike Lee realizzò questo film dopo dieci anni di progetti e sogni e dopo aver rimandato più volte il suo iniziale progetto su Jackie Robinson, il primo giocatore professionista afroamericano di baseball. Il nome He got game deriva dal primo titolo scelto per il copione e si riferisce a un'espressione classica dei tifosi di Brooklyn con la quale descrivono un giocatore di talento. Durante la fase della stesura della storia, il regista fece in modo di distanziarsi da tutti gli altri film sportivi realizzati fino a quel momento, pertanto prese spunto da Toro scatenato di Martin Scorsese realizzato quasi 20 anni prima. La volontà di Lee era quella di mettere in luce l'ipocrisia della NCAA e lo sfruttamento degli studenti atleti soprattutto afroamericani. Per quanto riguarda il cast, il primo attore a cui Lee mandò il copione fu proprio Denzel Washington, ma con l'idea che non avrebbe accettato perché sarebbe stata la sua prima interpretazione in un film di questo genere. Washington, invece, accettò immediatamente e il regista passò alla scelta di un interprete del figlio che doveva essere un cestista professionista.

Spike Lee inizialmente voleva che Kobe Bryant interpretasse la parte di Jesus Shuttlesworth, ma, sebbene a Kobe piacesse la sceneggiatura e l'idea di lavorare con Spike, aveva appena terminato il suo anno da rookie nella NBA e il 1997 sarebbe stato un anno troppo importante per allenarsi in vista della successiva stagione di NBA che lo avrebbe visto protagonista assoluto. Spike, quindi, decise di ripiegare su Ray Allen che accetto prontamente il ruolo. Dopo il grande successo del film (fu la prima pellicola del regista a finire primo nella classifica dei box office americani), Ray Allen e Spike Lee ebbero diversi incontri riguardanti un eventuale sequel. A tal proposito, Allen, prima di ritirarsi dall'NBA nel 2014, quando ai giocatori dei Miami Heat fu concesso di indossare maglie speciali con soprannomi o iniziali per una promozione dell'NBA, indossò una maglia con il nome di "J. Shuttlesworth" sul retro. L'immagine venne immediatamente pubblicata su Instagram da Spike Lee.

Coach Carter

Coach Carter è un film del 2005, diretto dal regista Thomas Carter, che prende ispirazione dalla vera vita dell'allenatore di basket Ken Carter. La pellicola narra le vicende proprio di Ken Carter, interpretato da Samuel L. Jackson, nonché un ex giocatore professionista di basket che si trova ad allenare gli Oilers della Richmond High School, scuola dove, tra l'altro, ha mosso lui stesso i primi passi. La scuola è famosa per avere un gran numero di studenti appartenenti a famiglie molto povere e, in alcuni casi, già sulla strada della delinquenza, ma Carter diviene subito un mentore e un ispiratore per un futuro migliore. Spingendoli a studiare e a migliorare le loro capacità nel basket, li motiverà a conquistare borse di studio che consentano loro di compiere studi universitari.

Prima di realizzare il film, Thomas Carter chiese allo stesso Ken Carter chi secondo lui dovesse interpretare il suo ruolo e il noto coach fece il nome proprio di Samuel L. Jackson. Il vero Ken Carter fu presente giornalmente sul set in veste di consulente e, durante un'intervista, dichiarò che l'interpretazione di Samuel L. Jackson era accurata al 98,5%. La produzione fu tutt'altro che semplice anche perché i produttori decisero di girare le scene di gioco più e più volte da diverse angolazioni. Gli attori, quindi, dovettero eseguire una singola scena più di cento volte per ottenere le migliori riprese. Come se non bastasse, gli attori dovettero imparare una settantina di movimenti del basket e soprattutto molti passaggi e scelte strategiche per enfatizzare il tema del lavoro di squadra. Questo ha portato il cast ad affrontare un rigoroso allenamento di tre settimane che, a volte, li teneva impegnati per dodici ore al giorno.

Coach Carter è stato anche il primo film sportivo a utilizzare la tecnologia di mappatura digitale 3D: è stata utilizzata per aiutare a coreografare i vari movimenti degli attori e per capire dove posizionare le telecamere. Venne compiuto un lavoro talmente certosino che lo stesso Ken Carter definì le scene di basket "estremamente reali". A tal proposito ogni scena venne adattata ai punti di forza e di debolezza di ogni attore. Ad esempio, Robert Ri'chard (Damien) era veloce e Channing Tatum (Lyle) giocava bene in difesa grazie alla sua altezza. Una piccola curiosità riguarda, infine, le ambientazioni del film: l'unica ripresa ambientata nella reale Richmond High è l'interno della palestra. L'esterno, invece, è stato girato a Los Angeles per paura di atti di violenza da parte delle gang criminali di Richmond.

Glory Road

Glory Road è un film del 2006 diretto da James Gartner che racconta la storia di Don Haskins, un allenatore che insegna pallacanestro a delle ragazzine in un liceo. Un giorno viene contattato per allenare i Texas Western Miners, la squadra maschile del college di El Paso, appunto in Texas. La squadra è messa molto male sotto ogni punto di vista, così Haskins decide di investire di tasca propria andando alla ricerca di giovani talenti sparsi per gli Stati Uniti. La squadra, inizialmente formata solo da giocatori bianchi, viene rinforzata da sette afroamericani, ma nonostante gli ottimi risultati, la mentalità razzista di quegli anni non aiuta di certo.

La produzione del film fu alquanto travagliata fin dalla ricerca dei membri del cast. Originariamente, infatti, fu chiesto a Ben Affleck di interpretare Don Haskins, ma si ritirò a causa di alcuni problemi con i produttori. Al suo posto fu scelto Josh Lucas che, però, dovette aumentare il suo peso di quasi 20 chili per entrare anche fisicamente meglio nel personaggio. In seguito venne contattata anche la guardia dei Chicago Bulls Kirk Hinrich per svolgere una parte nel film, ma anch'egli rifiutò per alcuni problemi con i produttori. Come se non bastasse il direttore della fotografia John Toon iniziò a soffrire di insufficienza renale a metà delle riprese e fu costretto a tornare a casa in Nuova Zelanda per le cure. Le riprese vennero sospese per qualche settimana e il posto di direttore della fotografia venne occupato da Jeffrey L. Kimball.

Nonostante il buon successo del film sia ai box office che di critica, questo fu l'unico lungometraggio realizzato dal regista James Gartner. Anche dopo l'uscita la pellicola non ebbe vita semplice: tra le case produttive spiccava la The Walt Disney Pictures la quale venne citata in giudizio dalla Texas A&M University-Commerce per la loro interpretazione imprecisa della scuola nel film. L'università, al momento della produzione del film, era la East Texas State University e non Texas Western. La battaglia legale fu risolta in via extragiudiziale.

Love & Basketball

Love & Basketball è un film del 2000 diretto da Gina Prince-Bythewood e prodotto da Spike Lee. La storia è ambientata a Los Angeles nel 1981 e vede come protagonisti due amici di nome Monica e Quincy. Entrambi sognano un futuro nell'NBA così come il papà di Quincy e tra i due inizia a nascere un amore subito dopo il liceo. Purtroppo, però, a causa di un rapporto molto turbolento tra Quincy e il padre, la relazione tra i due finisce. Dopo un po' di tempo i due si ri-incontreranno nei panni di giocatori di basket professionisti ed ecco che il rapporto di amore e odio si farà sempre più forte.

Il produttore Spike Lee voleva che la protagonista femminile dovesse avere abilità cestistiche credibili. Gina Prince-Bythewood, nel corso di un'intervista postuma all'uscita del film, dichiarò:

"Ho visto oltre 700 persone per la parte: attori, giocatori di basketball, persone che non avevano mai recitato prima in vita loro. Alla fine ho scelto Sanaa Lathan e Niesha Butler (una star della Georgia Tech e debuttante dell'anno alla Atlantic Coast Conference 1999). Ho fatto lavorare Sanaa con un allenatore di basket per due mesi e Niesha con un maestro di recitazione".

In un'intervista al Los Angeles Times, Sanaa Lathan ha detto che la sua prova di basket è stata terribile perché non aveva mai giocato prima:

"È stato davvero imbarazzante perché letteralmente non sapevo come dribblare e come tenere la palla. Ma sono orgogliosa di come appaio nel film. Non avevo idea che sarei stata in grado di fare certe cose".

Nel corso del visione del film vi consigliamo di stare attenti ad alcuni dettagli perché hanno dei retroscena molto curiosi. Ad esempio la scena in cui il personaggio Monica viene spinto e si procura una brutta cicatrice in viso è stata aggiunta perché Sanaa Lathan ha realmente una cicatrice sulla guancia oppure quando si vede Monica mentre vive in Spagna, è possibile notarla intenta a guardare un episodio di Family Matters. L'attrice Sanaa Lathan ha recitato proprio in quello show nel 1997 esattamente nell'episodio Revenge Of The Nerds. È anche possibile notare Kobe Bryant in piedi sulla linea laterale in una scena con Quincy ai Lakers mentre sbaglio un tiro da tre punti.

High Flying Bird

High Flying Bird è un film del 2019 diretto da Steven Soderbergh e distribuito in tutto il mondo su Netflix nello stesso anno. La pellicola narra la storia di Ray Burke, un dipendente di un'agenzia sportiva di New York che si trova nel mezzo di una situazione molto delicata: dopo che la sua carta di credito viene rifiutata in un ristorante, il suo capo David Starr gli dice che la società sta perdendo clienti, e che potrebbe essere licenziato insieme ad altri dipendenti. Questo costringe Ray a cercare un piano per salvare la compagnia dal blocco e dare al suo cliente, Erick Scott, nuove opportunità. Nel bel mezzo di un blocco del basket professionistico, l'agente sportivo si ritrova coinvolto nello scontro tra la lega e i giocatori. La sua carriera è in gioco, ma Ray deve rischiare il tutto per tutto. Con solo 72 ore per portare a termine un piano audace, supera in astuzia tutti i giochi di potere mentre scopre una scappatoia che potrebbe cambiare il gioco per sempre.

Questo è il secondo film che Steven Soderbergh ha girato con un iPhone 8, dopo Unsane del 2018. Del cast fanno parte, nel ruolo di loro stessi, anche i cestisti Reggie Jackson, Karl-Anthony Towns e Donovan Mitchell. Il film venne prodotto interamente per essere pubblicato sul servizio di streaming Netflix pertanto il regista non aveva intenzione di presentarlo in anteprima nei cinema per cercare di candidarsi a qualche premio di settore. Tuttavia, quando venne scelto come regista di The Laundromat sempre da Netflix e gli venne comunicato che questa pellicola sarebbe stata trasmessa anche nei cinema, Soderbergh ha dovuto parlare con Netflix per cercare di convincerli a trattare entrambi i film allo stesso modo per evitare di far nascere la polemica che lo streamer non volesse spingere un film con un cast prevalentemente nero. La pellicola, quindi, fu presentata in anteprima al Slamdance Film Festival il 27 gennaio 2019 ricevendo ben quattro candidature tra Gotham Independent Film Awards, Slamdance Film Festival e Independent Spirit Awards.

Tornare a vincere

Concludiamo questa lista sui migliori film sul basket con Tornare a vincere del 2020 diretto da Gavin O'Connor. La pellicola vede Ben Affleck interpretare Jack Cunningham, un carpentiere in una impresa di costruzioni, alcolizzato e separato dalla moglie che un giorno trova un'occasione di riscatto quando gli viene offerto il posto da allenatore della Bishop Hayes, la squadra di basket della scuola cattolica di cui da studente era il campione indiscusso. Partendo da un gruppo di giocatori bravi ma indisciplinati, Jack costruisce una squadra vera, solida e sicura di sé, aiutandola a risalire la classifica e ad arrivare, per la prima volta dopo venticinque anni, ai playoff dei campionati scolastici nazionali. Nel cassetto del passato di Jack, però, c'è un dolore troppo grande per essere dimenticato e ancora in grado di mettere a rischio la sua rinascita.

Se in Glory Road fu Josh Lucas a mettere su peso per il suo ruolo al posto di Ben Affleck, in Tornare a vincere fu proprio quest'ultimo a dover aumentare il suo peso di quasi 14 chili per poter interpretare Jack Cunningham. Il motivo era legato ai problemi di alcolismo di Jack che, ovviamente, portano anche a un aumento di peso. Questi stessi problemi dovette superarli anche Ben Affleck nella vita vera. Addirittura Affleck era tornato in riabilitazione prima delle riprese e aveva terminato il suo programma appena in tempo. Il regista, nel corso di un'intervista, disse che Ben era letteralmente uscito dalla riabilitazione il giorno in cui hanno iniziato a girare il film.

Per quanto riguarda Gavin O'Connor, invece, era stato scelto per dirigere The Suicide Squad - Missione suicida, ma lasciò il posto a James Gunn per terminare la produzione proprio di Tornare a vincere. Infine molti ricordano questa pellicola per essere uscita in un periodo storico molto turbolento. Proprio come ogni singolo film al botteghino nel fine settimana del 13-15 marzo 2020, anche questo ha subito un orribile secondo fine settimana con un calo degli spettatori di oltre il 70% a causa della pandemia di COVID-19. Fu al di sopra della media generale che si attestava intorno al 60%.