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Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes: la nostra recensione

Dalla Norvegia, una nuova black comedy targata Netflix: Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes. Tutto sulla nuova serie TV in chiave vampirica.

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Avatar di Rossana Barbagallo

a cura di Rossana Barbagallo

Pubblicato il 25/08/2021 alle 11:00

Dalla Norvegia con amore, o meglio, con black humor e parecchio mistero: arriva così la nuova serie intitolata Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes che rimpolpa il catalogo più "norsk" di Netflix. Petter Holmsen e Harald Zwart sono alla regia di questa nuova commedia nera che debutterà su Netflix il 25 agosto e che reinterpreta a modo proprio la figura del vampiro, nella fredda location scandinava di Skarnes, con uno humor sottile e brillante.

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Nessuno muore a Skarnes... o quasi

Live Hallangen viene ritrovata morta in un campo, dagli unici due componenti della polizia di Skarnes, Judith e Reinart. Morta, defunta, stecchita. Finché il medico legale che si sta accingendo ad infilzarla col suo bisturi per scoprirne la causa del decesso, non si ritrova davanti una donna viva e urlante sul tavolo dell'obitorio. Live è viva e la sua viene dichiarata una "morte apparente", per la gioia del fratello Odd, un po' meno per il padre, Arvid, che appare invece spaventato e confuso. Sarà perché lui e il figlio gestiscono un'impresa funebre e non si vede così spesso un cadavere tornare in vita?

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La stessa Live, tuttavia, inizia ad avere più di un motivo per essere spaventata: qualcosa in lei è cambiato al suo risveglio e delle strane capacità che prima non possedeva hanno fatto la loro comparsa. Nulla di che, se non si considera il fatto che la ragazza inizia a sentire anche l'irrefrenabile desiderio di nutrirsi di sangue. A Skarnes la vita non sarà più la stessa dopo il risveglio di Live, tra le indagini della polizia sui misteriosi fatti che stanno avvenendo e il povero Odd che dovrà fare i conti con l'imminente pignoramento dell'impresa di famiglia. Se solo morisse più gente a Skarnes...

Cinismo e black humor

Dall'avvento di Netflix, è diventato chiaro come i contenuti di qualità non siano prerogativa del mercato anglofono: ce lo hanno insegnato ad esempio Dark o Lupin per citare solo le serie TV più celebri. Con Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes si inserisce a catalogo una nuova serie che a nostro avviso non ha nulla da invidiare ai prodotti più blasonati che possono contare di certo anche su budget stellari elargiti dalle produzioni americane. Questo per diversi motivi. Innanzitutto, perché la serie diretta da Petter Holmsen e Harald Zwart parte lentamente come una storia di misteriosi segreti di famiglia (che includono vampirismo e debiti), per diradarsi poi più rapidamente nella nuova, caotica vita della protagonista in un divertente percorso denso di fantastico cinismo. È vero, accadono cose brutte in Post Mortem, anche a personaggi che invece forse non le meriterebbero, ma nella morte (perché in realtà qualcuno inizia pure a morire, a Skarnes) la vita prosegue e lotta con le unghie e (soprattutto) con i denti, in modi spesso così ridicoli da essere realistici e comici.

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Perché, ammettiamolo, cosa fareste voi se scopriste di essere diventati improvvisamente dei succhiasangue affamati? In amore come in guerra vale ogni cosa e così anche nella sopravvivenza: mors tua vita mea, ci dice Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes, perché in fondo è davvero così e l'incarnazione di questa massima è Live Hallangen, la quale ricorre ad ogni mezzo per preservare il suo segreto e, al contempo, non morire di fame. A volte forse davvero troppo spietata, in alcuni punti Live sembra così svuotata dai sentimenti umani da attirare sentimenti di antipatia, ma l'interpretazione di Kathrine Thorborg è adrenalinica e dirompente e rende questo personaggio la figura ideale nel piccolo, grande mondo cinico di Skarnes. E qui arriviamo al secondo (o al terzo?) punto che ci ha fatto amare Post Mortem.

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Tutto accade nella minuscola cittadina norvegese, così piccola che l'impresa di pompe funebri è esattamente di fronte alla centrale di polizia e ogni singolo avvenimento genera stupore. E sono forse proprio i protagonisti della centrale a rappresentare la fonte più prolifica di humor, seppur circoscritto alle stesse poche location che l'ambientazione ha da offrire. Holmsen e Zwart hanno qui il merito di aver saputo trarre insegnamento da titoli come Hot Fuzz o I Morti non Muoiono: lo stile umoristico sembra infatti quello della coppia Pegg - Frost nella piccola cittadina inglese di Sandford che li ha visti impegnati nel ruolo di poliziotti o di quella Murray - Driver nel loro girovagare tra le strade di Centerville invase da zombie. Così anche in Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes Judith e Reinart, unici rappresentanti delle forze dell’ordine, incarnano il clima generale di black humor che si respira lungo il corso di tutta la serie.

Il sangue non mente

In Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes non stupisce quindi che le 6 puntate che compongono la serie siano costellate di battute pungenti in situazioni assurde, soprattutto sul tema della morte (e talvolta della resurrezione). La morte viene così esorcizzata come una parte ineluttabile della vita, con tanto sarcasmo, ma mai in maniera irrispettosa, quanto piuttosto umoristicamente brillante à la Funeral Party. E non stupisce nemmeno che un tema così permeante trovi piena raffigurazione nell’impresa funebre di famiglia Hallangen, dove ancora una volta è la vita a ridere della morte. Anche qui troviamo uno dei protagonisti più rappresentativi dello stilo umoristico improntato da Petter Holmsen, ovvero l’Odd fratello di Live (interpretato da Elias Holmen Sørensen), che ride gioioso ogni volta che riceve una telefonata per un incarico. Se tu muori, io ci guadagno e posso sfamare la mia famiglia. E la risata di Odd diventa contagiosa in maniera strana ma inevitabile.

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Il macabro di bare e urne non porta in Post Mortem a gesti scaramantici sotto il tavolo, ma al sorriso e all’interfacciarsi con la dura realtà delle strane congiunzioni che la vita produce quando si trova dinanzi alla morte. Odd è infatti anche la perfetta incarnazione dei piccoli, enormi drammi quotidiani che un uomo deve affrontare nel mandare avanti la propria famiglia: Odd è un po’ tutti noi, che vorremmo produrci in risate isteriche quando tutto sembra andare storto o urlare la nostra frustrazione quando non riusciamo a combinarne una giusta. È anche la perfetta controparte di Live, caratterizzato com’è da sentimenti umani di profonda onestà che lo portano sempre a porre il bene di fronte al proprio tornaconto.

A chi è particolarmente sensibile davanti alla vista del sangue, la visione di Post Mortem è consigliata poi solo con un grosso bicchiere di acqua e zucchero accanto, perché di sangue ce n’è a litri. Che sia quello di un prelievo o quello travasato in comode bottigliette di succo di frutta da portare sempre con sé, è lui l’altro protagonista della storia e diverse scene ne sono praticamente invase. Diventa chiaro però da un certo punto in poi come il sangue non sia solo fonte di nutrimento, ma veicolo di relazioni, dissapori, legami familiari; è il sangue della famiglia Hallangen, un organismo che tenta di rimanere integro e di sopravvivere, dopotutto, a sè stesso e ai propri segreti, così come al mondo esterno che tenta di gettarlo in una fossa (scusate il gioco di parole).

Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes: la nostra opinione finale

La serie TV che ci porta nella piccola cittadina di Skarnes, in Norvegia, offre soluzioni visive che non possono essere definite originali, tuttavia sono sicuramente in linea con la sceneggiatura e le ambientazioni in cui la trama prende vita. Bene i primissimi piani nei momenti di maggiore tensione, i giochi di luce e ombre che si contendono la scena nelle immagini più oscure e drammatiche, la fotografia dalle note di colore grigie come il cielo scandinavo, ma brillanti. Non vengono però adoperati particolari espedienti registici che possano essere considerati memorabili e l’azione scorre fluida e lineare, con alcuni flashback e tagli netti di tanto in tanto. Il plauso va però sicuramente al comparto sonoro, che inserisce brani in lingua norsk, talvolta anche piuttosto allegri, così da creare un contrappunto antitetico tra le tematiche mortifere e la musica che le accompagna.

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È doveroso aggiungere anche che alcune situazioni potrebbe risultare a volte un po’ telefonate, sin dal risveglio di Live sul tavolo d’obitorio, passando per le disavventure fantozziane di Odd, fino alle indagini di Judith e Reinart e la piega che prendono lungo il corso delle 6 puntate. La valutazione finale però è in definitiva più che positiva. La trama di Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes mette sul piatto una storia di vampirismo diversa e nuova rispetto alle solite, in cui il black humor dalle note un po’ norsk e un po' inglesi la fa da padrone. È un umorismo cinico ma non troppo, accostato alla tematica che si presta di più a questo tipo di comicità, ovvero la morte: esorcizzata, vista come un aspetto ineludibile, seppur mai in maniera irriguardosa.

https://youtu.be/gC8wHu6qt9s

I punti di forza risiedono di certo nella coppia Judith-Reinart e nelle loro battute pungenti; la forza dirompente dell’interpretazione data da Kathrine Thorborg, così come quella più umana ed empatica di Elias Holmen Sørensen; nelle dinamiche del microcosmo familiare e della piccola località di Skarnes, che diventano enormi e in grado di sopraffare i protagonisti, con una “storia di vampiri” come non se ne vedevano da tanto. Menzione speciale per le scene finali dell’ultimo episodio che sembrano promettere un seguito di cui, a questo punto, sentiamo il bisogno e su cui poniamo molte aspettative. Va detto che la trama può già compiersi così com’è e trovare una degna, carica di cinismo, conclusione; tuttavia una seconda stagione potrebbe ampliare e proseguire le vicende dei protagonisti che abbiamo conosciuto qui.

Post Mortem – Nessuno Muore a Skarnes è prodotta da Espen Horn e Kristian Strand Sinkerud; diretta e scritta da Petter Holmsen e Harald Zwart, sarà disponibile il 25 agosto su Netflix. La serie conta nel suo cast la presenza di Kathrine Thorborg, Elias Holmen Sørensen, la cantautrice Kim Fairchild nelle vesti di Judith, André Sørum in quelle di Reinart, Sara Khorami nei panni di Rose, moglie di Odd, e Øystein Røger in quelli di Arvid.

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