Pulgasari, il Godzilla comunista della Corea del Nord

La storia della produzione di Pulgasari potrebbe essere la base di un film avvincente, e già per questo ne vale la pena. Non è proprio bello, ma offre un'occasione preziosa per comprendere il contesto storico in cui nacque.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

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In genere se si parla di Corea del Nord, non è per discutere di cinema. E già questo basterebbe a rendere questo articolo insolito; mettici poi che oggi parliamo di un kaiju comunista, e avete tutti gli elementi per capire che oggi Retrocult si addentra in territori inesplorati ... e probabilmente pericolosi.

Sì perché il nostro protagonista non è solo uno di quei mostri giganti del filone kaiju, il cui rappresentante più famoso è Godzilla. Pulgasari è anche, naturalmente, un patriota che difende il popolo dall'Oppressione e dal plutocrate. Un prodotto di propaganda naturalmente, com'è lecito aspettarsi, con una storia, quella della produzione, curiosa e avvincente.

Pulgasari
Anno 1985
Regista Shin Sang-ok
IMDB 5.1/10
Rotten Tomatoes - Pubblico 23

Pulgasari è ambientato nel periodo feudale e si richiama a una leggenda locale, quella del mostro Pulgasari - il cui nome significa "immortale". Con ogni probabilità è il remake di un film sudcoreano del 1962 che si intitolava Bulgasari, con una trama appena diversa.

La produzione, una sceneggiatura in cerca di autore

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Il film fu prodotto in piena Guerra Fredda, quando le tensioni tra Corea del Nord e Corea del Sud erano ancora più forti di quelle attuali, per quanto possa sembrare incredibile. Nel Sud il Cinema si stava sviluppando e avrebbe portato ad alcuni capolavori anche recenti (vedi Old Boy nel 2003). Il dittatore del Nord Kim Il-Sung e suo figlio Kim Jong-il (il cui figlio è oggi alla guida del paese) decidono di stimolare l'industria cinematografica locale. Il filone dei kaiju, tra l'altro, era già una grande passione di Kim Jong-il; una passione così grande da sognarne una versione nordcoreana.

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Non è un semplice capriccio del leader. Nella filosofia Juche, infatti, l'arte gioca un ruolo fondamentale. Tanto che nel 1987 Kim Jong-il scrive

Il regista deve puntare in alto con il proprio lavoro, il che significa che egli deve fissare un obiettivo elevato che risolva nuovi e importanti problemi al fine di educare il popolo e far sviluppare la società in modo unico. Il regista deve prendere l'idea Juche come base e avere una propria comprensione della vita e delle arti. Quindi può impostare obiettivi nuovi e più elevati [...] e completarli a dovere.

Se l'opera d'arte deve forzatamente veicolare un messaggio politico, dunque, non è esclusa un'elaborazione fantasiosa - che senza dubbio può includere un mostro alto come un palazzo. Kim Jon-il voleva un cinema che potesse divertire il popolo e allo stesso tempo insegnare la cultura dominante.

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Alla fine degli anni '70 però la Corea del Nord non aveva un'industria cinematografica: niente studi, mezzi, né professionisti. E allora come fai a fare un film se ti manca tutto? Che domande ... rapisci il personale specializzato di cui hai bisogno, no? La vittima, anzi le vittime furono il regista Shin Sang-ok e sua moglie, l'attrice Choi Eun-hee. L'evento riempì i giornali della Corea del Sud, mentre in quella del Nord nessuno ne seppe nulla tranne i diretti interessati.

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I prigionieri si rifiutarono di collaborare, e tennero duro per cinque anni in carcere con "rieducazione" politica. Finirono per cedere e girarono alcuni film propagandistici; opere che tra l'altro il regista non ha mai rinnegato, affermando che la tensione di quel periodo lo spinse a dare il massimo. Pulgasari è una di queste opere: costò 2,5 milioni di dollari ed è considerato da alcuni il migliore film di Shin Sang-ok. Un lungometraggio per il quale Kim Il-sung assunse anche il giapponese Teruyoshi Nakano con tutta la sua squadra, che aveva già lavorato a diversi Godzilla. Nakano accettò l'incarico in cambio di un rientro in Giappone garantito.

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Nei panni di Pulgasari un altro giapponese, Kenpachiro Satsuma, che aveva già indossato i panni del più famoso kaiju giapponese. Proprio questo film diede a Shin Sang-ok e sua moglie l'occasione di fuggire, grazie a una trasferta a Vienna per un festival cinematografico e una fuga verso la locale ambasciata USA. In quest'ultimo paese il regista portò avanti la sua carriera con il nome di Simon Sheen, prima di rientrare in Corea del Sud nel 1994. In quel momento la postproduzione di Pulgasari era ancora in corso, e a finire il lavoro ci pensò Chong Gon Jo, personaggio di cui si sa poco e che, si mormora, potrebbe persino essere uno pseudonimo dello stesso Kim Il-sung.