Ravenloft: abbiamo realizzato una vera tavola OUIJA

Come si realizza una tavola OUIJA per Dungeons & Dragons e l'ambientazione di Ravenloft? Ecco come abbiamo fatto noi!

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a cura di Marco Bielli

Amate Dungeons & Dragons e l'ambientazione di Ravenloft? Il possedere o realizzare oggetti di gioco da usare durante le partite per aumentare l'immersione nelle avventure è sempre stato un vostro desiderio? Abbiamo realizzato una vera tavola OUIJA replicando quella presente nella nuova guida di Van Richten.(disponibile per l'acquisto online)

Era un pomeriggio buio e tempestoso, immerso nella fosca bruma che anche d’estate non cessa di tormentare gli sventurati sobborghi della crudele Milano. Mentre la pioggia batteva sinistra sul nero catrame delle strade, la porta del nostro laboratorio si aprì all’improviso, tanto velocemente da far sembrare il cigolio dei suoi cardini un urlo più antico del tempo. Sulla soglia si presentò una figura cupa e grottesca, senza dubbio un servitore delle Potenze Oscure. Era Mauro Monti, il sadico tiranno di Cultura Pop, giunto per assegnarci un incarico fatale: realizzare una tavola OUIJA uguale a quella raffigurata nella Guida di Van Richten a Ravenloft

Dungeons & Dragons e Ravenloft

Noi di Hup siamo tutti, nessuno escluso, grandi fan di Dungeons & Dragons. Per questo, quando ci è stata offerta la possibilità di lavorare ad un prop ufficiale di Ravenloft, abbiamo accettato senza esitazione. Fin da subito avevamo ben chiari i nostri obiettivi: realizzare una tavola OUIJA che fosse non soltanto bella esteticamente e perfettamente fedele a quella ritratta nella guida di Van Richten, ma soprattutto realistica e utilizzabile durante una campagna di gioco. Volevamo insomma che la nostra tavola fosse in grado di restituire il look&feel di un mondo gotico, che accarezzando i suoi fregi lavorati o sollevandone il pesante cursore ci si sentisse immediatamente circondati dalle Nebbie e osservati dalle Potenze Oscure.

Purtroppo, i nostri sogni non avevano fatto i conti con la dura realtà: avevamo a disposizioni soltanto due settimane per portare a termine il lavoro e creare la tetra tavola OUIJA.

Tavola OUIJA: il progetto

Immediatamente ci siamo resi conto che non avremmo avuto il tempo di dipingere il prodotto finito e assemblato ma che avremmo dovuto trovare altre soluzioni. Per prima cosa abbiamo quindi deciso di non utilizzare unicamente tecniche pittoriche per la nostra tavola, ma di inserire elementi a mosaico in altri materiali, nello specifico osso e corno, per realizzare alcune delle decorazioni più elaborate. Questi inserti non sono presenti nella rappresentazione della tavola contenuta nella guida di Van Richten ma, molto spesso, quando si lavora per restituire una sensazione specifica tra un medium e l’altro, in questo caso tra un’illustrazione e una scultura, può essere utile abbandonare la fedeltà in favore di un approccio più emotivo. Del resto, niente può comunicare le sensazioni gotiche di Ravenloft come sfiorare con le dita un teschio realizzato in osso. 

Mentre eravamo convinti, ingenuamente, che la tecnica a mosaico avrebbe risolto parte dei nostri problemi, ci siamo finalmente concentrarti sulla parte centrale del nostro progetto: realizzare in legno i diversi componenti che avrebbero dovuto essere dipinti in parallelo prima di essere finalmente assemblati.

Tavola OUIJA: i materiali

Considerando le dimensioni della tavola OUIJA e le nostre necessità, la scelta del materiale con cui realizzarla si è dimostrata cruciale. Avevamo infatti bisogno di un supporto abbastanza rigido da non imbarcarsi e capace di assorbire il colore in maniera uniforme, senza bisogno di eccessive rifiniture. Nessuno dei tipi di legno con cui realizziamo abitualmente le nostre scenografie sembrava però avere le caratteristiche adatte. Dopo alcuni tentativi abbiamo quindi deciso di ampliare il nostro raggio di ricerca e ci siamo convinti ad utilizzare l'okumè, un’essenza impiegata prevalentemente in campo nautico e famosa per essere planare, densa, resistente e con suggestive venature prive di nodi. Cosa più importante, il legno di okumè è idrorepellente e quindi ottimo per ottenere una colorazione priva di errori e sfumature.

Scelto il materiale era quindi arrivato il momento di creare il disegno vettoriale da dare in pasto alla Grande Berta, la nostra mostruosa e arrugginita macchina per il taglio laser. Il nostro scopo era quello di poter realizzare, su un singolo blocco di legno in modo da ridurre i tempi di lavorazione, tutti i diversi layer e i diversi elementi che avrebbero composto la tavola OUIJA . Non solo, il disegno vettoriale avrebbe dovuto dare alla Grande Berta le istruzioni per calibrare la potenza del laser, determinando quindi quali parti sarebbero state tagliate di netto, quali avrebbero presentato invece profonde incisioni decorative e infine quali avrebbero avuto solo un disegno composto da un lievissimo solco.

Insomma, ci serviva una linea guida vettoriale che fosse al tempo stesso ottimizzata per le forme dei pezzi, per le decorazioni al loro interno e che non utilizzasse più di un blocco di materiale. Cosa sarebbe potuto andare storto? Tutto, come nelle migliori avventure di Ravenloft.

Effettuato il taglio di prova ci siamo infatti subito accorti che i pezzi, per quanto di ottima qualità, sarebbero stati troppo complicati e lunghi da tagliare, rendendo impossibile ultimare la tavola entro la data di consegna. Inoltre, disegnare il file vettoriale si era rivelato così complesso da non lasciarci abbastanza tempo per lavorare a dovere gli inserti in osso e corno, un procedimento notoriamente lungo e delicato.  Con pochi giorni rimasti prima della scadenza dovevamo assolutamente trovare una soluzione.

Dal prototipo al prodotto finale

Fortunatamente, abbiamo identificato quasi subito il problema: voler dipingere i pezzi della tavola in parallelo, per quanto efficiente sulla carta e sul lungo periodo, ci stava richiedendo uno sforzo di progettazione e di taglio troppo grande. Velocemente abbiamo rimodulato il nostro lavoro: invece che creare decine di parti separate avremmo realizzato solamente due strati e due livelli di taglio, divisi per la tinta dominante con cui sarebbero poi stati colorati e in settori tematici, utilizzando così un approccio misto tra la tecnica a mosaico e quella pittorica.  Dopo un veloce test, svolto alle prime luci dell’alba, questa nuova impostazione dei lavori sembrava funzionare e richiedere un sacrificio tutto sommato accettabile: varie notti insonni di lavoro per il nostro maestro di colori e pennelli Matteo “Autunno” di Domenico che avrebbe dovuto non solo rifinire tutti i layer ma anche dipingere i fregi in origine pensati per essere di osso e di corno.

Risolti tutti i nostri problemi, era tempo di rimetterci al lavoro. Con la nostra Grande Berta abbiamo tagliato due strati di legno sovrapposti: uno per la base grigia e l’altro per i restanti elementi della tavola. Prima di procedere alla colorazione abbiamo reso uniformi tutti i componenti con una levigatrice orbitale e della carta dalla grana finissima. Questo procedimento garantisce infatti che le superfici siano perfettamente lisce e impedisce all’umidità del colore di sollevare piccole fibre del regno e di comprometterne così l’aspetto finale.

Il primo strato della tavola è stato poi colorato con una passata di anilina nera molto diluita, in modo da desaturarne la tinta e ottenere la giusta tonalità di grigio. Per lo strato superiore, ovvero quello contenente tutti i dettagli, abbiamo invece usato anilina nera non diluita come base e poi passato una mano di oro sui dettagli incisi dal laser. Infine, le parti pittoriche, ovvero il teschio e la candela, sono state disegnate prima a matita e poi ripassate a pennello, proprio come se fossero una miniatura. 

A questo punto la tavola era pronta per essere assemblata. Far combaciare tra di loro tutti i pezzi si è dimostrato essere un puzzle perverso, degno della più maligna Potenza Oscura. Completata quest’ultima prova, il nostro lavoro doveva essere quasi finito, addirittura con un giorno di anticipo, ma ci siamo accorti che mancava ancora qualcosa.

Prop: come conferire realismo

La tavola infatti sembrava ancora troppo finta. Aveva l’aspetto di una semplice riproduzione e non di un oggetto vero, vissuto e pericoloso come solo una reliquia proveniente da oltre le Nebbie può essere. Per ottenere l’effetto lucido che avevamo in mente abbiamo applicato due mani di gommalacca e rifinito ulteriormente ogni dettaglio in oro, per aumentare il contrasto ora smorzato dagli strati di lacca.

Con ancora qualche ora a nostra disposizione ci siamo concentrati a realizzare il cursore. Volevamo che fosse un oggetto massiccio, pesante ma che, al tempo stesso, fosse utilizzabile senza rovinare la tavola. Volevamo che, poggiandoci sopra la mano e muovendolo lentamente di lettera in lettera, master e giocatori si sentissero davvero trasportati nel mondo di Ravenloft. Abbiamo quindi incollato tre strati di okumè intorno a un peso centrale e, dopo averli lavorati a mano e dipinti, questa volta senza l’aiuto del laser, abbiamo incollato nella parte inferiore dei feltrini per legno, in modo da ridurre al minimo l'attrito.

Alla fine abbiamo consegnato in tempo la nostra tavola OUIJA , senza destare le ire del nero signore di Cultura Pop e siamo molto felici del risultato, anche se abbiamo dovuto cambiare approccio in corsa. Ma nella scenografia raramente prove ed errori sono tempo buttato. Infatti, se la tecnica a mosaico non era adatta a realizzare una tavola OUIJA in sole due settimane, si è invece dimostrata la migliore per costruirle in serie con più calma, e il risultato è visibile su Nevermaps, la nostra pagina Etsy.