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Rosaline, recensione: come non adattare una delle storie d’amore più strazianti di sempre

Rosaline, su Disney Plus, promette di rielaborare la storia d'amore di Romeo e Giulietta seguendo una strada nuova: ci sarà riuscito?

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Avatar di Nicholas Massa

a cura di Nicholas Massa

Pubblicato il 11/10/2022 alle 18:02

Rosaline è il perfetto esempio di come non adattare Shakespeare servendosi del medium cinematografico. Il film sarà disponibile dal 14 ottobre su Disney Plus ed è a tutti gli effetti una commedia romantica e degli equivoci tratta dal romanzo When You Where Mine di Rebecca Serle, tratto a sua volta dal Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Non si tratta, ovviamente del primo adattamento mai realizzato del celebre lavoro del poeta inglese, nel corso degli anni abbiamo assistito a moltissime trasposizioni cinematografiche e reinterpretazioni, trasformazioni, della storia di questi due innamorati, tutte accompagnate dal tocco del regista di turno. In questo caso, al regista Karen Maine, ha optato per una storia dal tono leggero, agli antipodi della tragedia d’amore originale, cercando di modernizzare alcuni suoi elementi inserendo nelle vicende che tutti conosciamo momenti di una leggerezza disarmante e abbastanza fuori contesto.

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Rosaline: cosa c’entra con il mito di Romeo e Giulietta?

Siamo nel 1300 circa e assistiamo a una delle scene d’amore più celebri della storia, non soltanto del teatro e del cinema, ma dell’umanità stessa. Un giovanissimo Romeo Montecchi (Kyle Allen), nel cuore di una notte stellata e serena, si arrampica fino al balcone della sua innamorata di nascosto per narrarle tutto il suo amore al chiaro di luna. Sono entrambi giovani e innamorati, appartengono a due famiglie rivali, da ciò la segretezza, se non fosse che quella ragazza non è Giulietta ma Rosaline (Kaitlyn Dever), sua cugina più grande. Rosaline è un personaggio ben diverso da come ci si immaginerebbe una giovane donna del ‘300 circa. Ha un carattere molto forte e indipendente e le idee abbastanza chiare sul suo futuro, guardando ai suoi prossimi passi affiancata da un uomo che la consideri sua pari. Vuole realizzarsi non solo per se stessa e non soltanto come madre e donna di casa ma aspirando a qualcosa di più. Il nostro Romeo, invece, sembra il classico prodotto del suo tempo, anche senza esporsi troppo nel corso della trama (risultando abbastanza scialbo dall'inizio alla fine, quasi stereotipato). Ama scrivere e recitare sonetti, combattere le battaglie della sua famiglia e farebbe di tutto per la donna che ama.

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Quando, però, le cose fra i due si fanno più serie Rosaline ha un istante di esitazione che sconvolgerà il giovane, e a seguito di un incontro fortuito nel corso di una festa in maschera Romeo verrà rapito da un nuovo amore. In parallelo a questa storia d’amore troviamo, ovviamente, le vicende più classiche della trama shakespeariana, con i Montecchi e i Capuleti che si detestano a morte in una Verona splendida e quasi onirica, per certi versi. Mentre il nuovo interesse di Romeo comincia ad ardere, e il padre di Rosaline cerca di maritarla in tutti i modi possibili, la giovane capisce di essere stata messa da parte per un’altra, salvo poi scoprire che si tratta della sua cuginetta perfetta Giulietta (Isabela Merced). Da tutto ciò avvierà una vera e propria commedia degli equivoci in cui Rosaline dovrà fare i conti sia con la sua gelosia che con la sua profondissima immaturità, aprendo un viaggio cui risulta facile intuirne i successivi sviluppi.

Una modernità sfruttata male 

Uno dei tratti più interessanti di questo film è proprio la sua modernità nella scrittura dei personaggi e di alcuni sviluppi centrali. Rosaline è la donna moderna per eccellenza, colei che vorrebbe emergere come individuo a prescindere dal sesso, in un contesto in cui le donne non venivano quasi per nulla prese in considerazione. Nei primi sviluppi della storia questa è una delle dinamiche e tematiche che salta maggiormente all’occhio, risultando anche interessante fino a un certo punto. I problemi cominciano a sorgere quando la modernità non riesce a mescolarsi con un contesto storico poco credibile. L’idea di fondo è interessante, il punto è che si scontra direttamente con un sistema di valori lontanissimo dal nostro, e che in nessun caso avrebbe mai tollerato alcuni sviluppi della pellicola. Da ciò questa leggerezza di fondo con cui vengono affrontati alcuni momenti, anche chiave, di Rosaline, che impattano sulla coerenza stessa della trama.

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Semplicemente la scrittura di alcune scene, volutamente divertenti, disturbano continuamente la credibilità storica di fondo, alleggerendo all’inverosimile una delle tragedie romantiche più celebri della storia. Alleggerire, ovviamente, non significa poter fare quello che si vuole senza nessuna conseguenza, da ciò uno strano contrasto fra quello che succede e la storia originale, in un viaggio piuttosto altalenante fino alla fine. Non è tanto l’intento il problema con Rosaline, quanto il modo in cui questo genere di trovate narrative si realizza. La risoluzione finale ad esempio, senza fare spoiler, è sicuramente la parte peggiore dell’intero film, con una svolta che non ha alcuna giustificazione logica, scimmiottando una delle trovate più tragiche della storia in qualcosa di lontanissimo. Per non parlare del modo infantile con cui viene trattata la diatriba fra Montecchi e Capuleti, oppure della mancanza di qualsiasi tipo di violenza diretta in una tragedia che fa del sangue uno dei suoi veicoli più eloquenti da secoli. Così di una trama anche originale e interessante non resta molto, con una storia che non tarda a perdersi nel medesimo bicchier d’acqua riempito dai suoi stessi sceneggiatori.

Un’estetica onirica 

Dal punto di vista formale non c’è moltissimo da dire su Rosaline. Le scenografie e i costumi sono sempre elegantissimi, con una regia molto semplice e pulita. La Verona rappresentata nel film non si perde mai in troppi dettagli, muovendosi in un insieme di inquadrature affabulanti, disegnate da una fotografia coloratissima che gioca abbastanza con i singoli momenti della storia. Amore, gelosia ed egocentrismo vengono perfettamente affrontati anche dal punto di vista estetico, mettendo al centro di tutto lo sguardo di una protagonista che con l’avanzare degli eventi cambia sempre di più, ampliando le sue possibilità, muovendosi dai sontuosi palazzi della sua routine verso orizzonti del tutto nuovi.

Certo, l’intimismo dei singoli sviluppi non viene mai veramente ampliato verso qualche ragionamento di contesto, restituendo una narrazione, anche dal punto di vista della regia, che resta sempre e solo ancorata ai singoli sviluppi di ognuno di loro, tagliando fuori tutto il resto. Ecco che il punto di vista di Rosaline diventa nell’immediato un arma a doppio taglio: da una parte seguendo la sua storia veniamo molto spesso tagliati fuori dagli sviluppi più classici della tragedia, dato che lei in parecchi casi si trova altrove, con alcune delle scene più strazianti di Shakespeare precluse agli spettatori senza alcuna pietà, tenute fuori seguendo una logica narrativa che rielabora escludendo, dall'altra, però, lo sguardo di questa ragazza apre la strada a sviluppi del tutto inediti che rinfrescano quella stessa narrazione che tutti conosciamo da sempre.

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