Avatar di Marco Violi

a cura di Marco Violi

Nota del curatore. Uomini e donne costruiscono e abbattono civiltà, è l'eterno inseguirsi che fa la Storia. È probabilmente l'essenza stessa della Storia, o almeno una sua parte considerevole.

Se è vero che siamo la nostra Storia, allora, a maggior ragione siamo le storie che ci raccontiamo. E siamo sopratutto quelle che raccontano su di noi. Allora la narrativa fantastica, ancora una volta, diventa uno specchio spietato e crudele, che ci mostra senza addolcimenti come cadono le civiltà e come dalle ceneri ne risorgono di nuove.

Si dice sempre che la storia la raccontano i vincitori, e di solito si sottolinea il termine Storia. Ciò che conta di più, forse, è invece il racconto. Un racconto che è sempre, persino quando si parla di spade laser e mostri fantasiosi, lo sforzo di ricordare, il tentativo di incidere una lezione nella mente e negli occhi di chi ascolta.

Ma sempre si fallisce, sempre si rifanno gli stessi errori. Forse perché in genere nel raccontarci storie ci fermiamo sui dettagli sbagliati. E allora ben vengano articoli come questo di Marco Voli, che oggi inizia la serie di indagini "Il Crepuscolo degli Uomini".

Valerio Porcu

Il Crepuscolo degli Uomini

"Tempi avversi creano uomini forti.

Uomini forti creano tempi tranquilli.

Tempi tranquilli creano uomini deboli.

Uomini deboli creano tempi avversi.

Siamo tutti uomini deboli."

Geoffrey Michael Hopf

La Storia è piena di momenti in cui la superbia di chi si crede imbattibile viene affossata dalla realtà, e un popolo che credeva di essere sulla vetta del mondo si ritrova invece con la testa nel fango. Che cosa porta alla caduta di una civiltà? Quali sono gli errori imperdonabili? Che ne è dei superstiti? Che cosa succede dopo il crollo. Queste e altre domande spesso costituiscono l'ossatura di un'opera narrativa, il palco sui cui si intessono le storie dei personaggi.

Questo, dunque, è il primo di una serie di articoli con cui cercheremo di sondare questo argomento, cercando di esaminare di nuovo una tra i più potenti motori narrativi che esistano, la dicotomia tra civiltà e barbarie.

Star Wars, crollo della civiltà come azione premeditata

La trilogia prequel di Star Wars è un gioiello da riscoprire. Criticata in maniera tanto dura quanto ingiusta dai fan di vecchia data, non è certo priva di difetti, ma fornisce uno spaccato fondamentale sulla Vecchia Repubblica e sull'ascesa al potere di Darth Sidious/Palpatine (l'Imperatore). In particolare su come egli sia riuscito a trasformare un ordine democratico nell'Impero Galattico, mentre il popolo applaudiva entusiasta.

image 3b5ee860[1]

Potremmo in effeti vedere in Shreev Palpatine un protagonista alternativo al più ovvio Anakin Skywalker. Prima senatore e poi cancelliere della Repubblica, Palpatine inganna sia il popolo sia il senato, convincendo tutti della necessità di accentrare i poteri su di lui. In più inganna anche i Separatisti, presentandosi a loro sotto le sue vere spoglie di Darth Sidious, il Signore dei Sith, e promettendo la vittoria in una partita a scacchi dove è lui a muovere tutte le pedine. Con questa sua doppia identità, Palpatine tira i fili dei due schieramenti in lotta, creando una guerra che causerà la fine della Repubblica nonostante la morte di quasi tutti i leader Separatisti.

Palpatine convince i leader della Federazione dei Mercanti della necessità di invadere il pianeta Naboo e li persuade che la repubblica valuterà la cosa come un atto lecito. Il suo obbiettivo è convincere Padmé (sua amica ed estimatrice) a sfiduciare il cancelliere della Repubblica e farsi poi eleggere al suo posto. Durante le tensioni degli anni successivi, molti sistemi planetari decidono di staccarsi dalla Repubblica, anche con la violenza.

Nel secondo film Palpatine manovra per spingere Anakin verso Padmé, che finiscono per violare le regole dell'Ordine degli Jedi. Parallelamente Obi-Wan scopre che la Repubblica, o almeno questo è ciò che sembra, ha creato segretamente un esercito di cloni - e poco dopo si arriva al conflitto aperto tra Separatisti e Repubblica. Un altro colpo messo a segno da Palpatine: la guerra destabilizza l'ordine democratico in ogni suo aspetto, sia economico sia politico, e ne porta alla luce i difetti (corruzione, intolleranza). Alla fine del terzo film, Palpatine ha reso i Jedi invisi al popolo e al senato, e non ha problemi a convincere tutti della malvagità dell'Ordine.

Al punto che, quando annuncia l'attentato dei Jedi contro di lui (in realtà un tentativo di preservare la libertà nella galassia) e proclama il primo impero galattico, ben pochi non si fidano di lui. Senza molti inconvenienti, quindi, con la sua astuzia Palpatine ha trasformato una Repubblica in un Impero, persuadendo popolo e governo della necessità di questa mutazione, che addirittura avviene sotto gli scroscianti applausi del senato.

Se i tre film che compongono la "trilogia prequel" sono una sintesi di questi avvenimenti, se ne possono scoprire più dettagli esplorando il materiale che costituisce il cosiddetto "universo espanso" composto di libri, videogiochi, fumetti e serie TV.

Segnali di un disastro imminente

Darth Sidious è un uomo ambizioso e capace, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo: il dominio dei Sith sulla galassia. Tuttavia, la sua scalata ai vertici del potere non sarebbe mai stata possibile senza una certa complicità del suo mondo.

maxresdefault[1]

Se infatti i Jedi non fossero stati tanto accecati dal loro codice ed i membri del senato non avessero avuto così poca integrità da far apparire l'intera repubblica corrotta, al punto da facilitare la creazione della fazione separatista, il compito da Palpatine sarebbe stato molto più arduo. Tra l'altro l'inevitabile declino degli Jedi è al centro della terza trilogia, di cui sono protagonisti Kylo Ren e Rey.

Padmé e pochi altri rappresentano dunque quel che resta della civiltà, ma la loro opposizione al sorgere dell'impero è destinata a fallire - per quanto riusciranno a fondare l'Alleanza Ribelle. Anche tra gli Jedi qualcuno sembra capace di vedere l'invisibile: il maestro Yoda naturalmente, il cui ruolo sarà determinante fino all'ottavo film della saga; era stato il primo ad accorgersi che l'ombra del lato oscuro era calata ovunque, ben prima che Darth Sidious si rivelasse. Tuttavia le sue indagini per scoprire l'identità del Signore Oscuro dei Sith non si spingeranno mai oltre quella semplice intuizione. Tra gli altri Jedi alcuni vedono cosa succede ad Anakin, ma nessuno è in grado di impedirlo.

In The Clone Wars l'avvicinarsi di Anakin al Lato Oscuro è lento e graduale. Gli episodi della serie ci mostrano infatti come il futuro Darth Vader inizi a reputarsi al di sopra delle regole dell'ordine Jedi, gli eccessi di gelosia nei confronti di Padmé (che lo porteranno quasi ad ucciderla), e come egli ceda spesso alla rabbia, nonostante resti buono d'animo.

In "Episodio III" il giovane Skywalker si reca da Yoda per parlargli delle sue visioni di morte per una persona a lui cara, l'unico consiglio che riceverà sarà di distaccarsi da ciò che teme di perdere. Palpatine invece percepisce la sfiducia del giovane, e la rigira a proprio vantaggio, raccontandogli la leggenda Sith di Darth Plagueis. È una delle scene più significative dell'intera saga, nella quale percepiamo tutta la frustrazione di Anakin e la perfida intelligenza di Sidious, il quale induce il Jedi a credere che, cedendo al Lato Oscuro, potrà salvare la sua amata.

All'ordine Jedi sarebbe bastato carpire lo spirito del tempo e cambiare un poco le loro regole per adeguarsi, evitando così la loro fine. Temevano di apparire deboli, e per la stessa ragione hanno tenuto nascosto l'esercito di Cloni, o del mancato controllo su di essi. Così è l'Ordine stesso a porre le basi per la sua fine. Non serviva la Forza; sarebbe bastato un po' di buon senso.

anakin skywalker could have been in star wars the mzvc[1]

Tornando alla citazione con cui si apre questo articolo, l'Ordine e il Senato contavano troppi uomini deboli tra le loro fila. Quegli uomini deboli hanno creato tempi avversi, da cui sono venuti fuori gli uomini forti che poi avrebbero soverchiato l'Impero.

Conclusioni

Dal punto di vista storico, dunque, la Repubblica è crollata quando sono venuti meno i suoi valori fondanti. Allora le sue infrastrutture e i suoi organi più importanti hanno collassato su sé stessi, trovandosi in mano a persone incompetenti; oppure hanno iniziato ad agire per un unico fine, ed è il caso di quegli istituti (Come il Clan Bancario Intergalattico mostrato in Episodio II ed in The Clone Wars) che si trovavano in mano al Cancelliere/Imperatore.

Palpatine non ha fatto altro che accelerare i tempi, favorendo un passaggio di potere relativamente "pulito" e con relativamente poche morti (i Cloni erano stati creati appositamente per morire in guerra ed i Droidi non sono esseri viventi. Certo, erano stati sterminati tutti gli Jedi, ma cosa sono qualche migliaio di persone in una Repubblica con migliaia di miliardi di abitanti?).

Questa fine è stata anticipata da una manipolazione estreme delle informazioni da parte di Palpatine, che ha portato il popolo verso una cieca ignoranza da cui è scaturita una enorme paura, indirizzata saggiamente da Palpatine verso un bersaglio inconsapevole.

E la paura conduce all'odio. L'odio all'ira. L'ira conduce alla sofferenza.

Yoda - Episodio I

Dalla trilogia prequel possiamo trarre tutti un prezioso monito a non dare mai la democrazia per scontata, soprattutto quando siamo convinti che nessuno potrà portarcela via. La democrazia e l'uguaglianza sono le ragioni che hanno causato più morti nella Storia, perché chiunque combatterebbe per esse.


Tom's Consiglia

Se volete dominare sul mondo di Star Wars con i mezzi più spietati, il modo per farlo è Monopoly Star Wars.