The Book of Boba Fett: chi sono i Tusken?

Chi sono i predoni Tusken, tornati in azione in The Book of Boba Fett?

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a cura di Manuel Enrico

La prima volta che gli appassionati di Star Wars hanno incontrati i predoni Tusken, li hanno conosciuti come sabbipodi. Sono passati più di tre decenni da questo primo incontro, anni in cui questi pericolosi predoni di Tatooine sono stati considerati come esseri inferiori, una condizione che è sta venendo parzialmente rielaborata in The Book of Boba Fett, la nuova serie live action di Star Wars disponibile su Disney+. Sin dal primo episodio, Straniero in terra straniera, abbiamo visto come i predoni Tusken siano stati centrali nella seconda vita di Boba Fett, una particolare relazione che nel secondo episodio, Le tribù di Tatooine.

Pur apprezzando l’importanza dei predoni Tusken in The Book of Boba Fett, sarebbe ingiusto ignorare la loro importanza all’interno della saga di Star Wars. Pur apparendo in pochi istanti durante i nove film del corso principale del corpo narrativo principale, questi pericolosi nomadi del deserto hanno rivestito un ruolo non indifferente nella progressione di due personaggi centrali di Star Wars: Anakin Skywalker e suo figlio Luke.

Le origini dei predoni Tusken

Quando Lucas stava dando vita al primo capitolo di Star Wars, i tusken avevano un ruolo completamente diverso. Inseriti all’interno della seconda stesura della sceneggiatura di Una nuova speranza (1975), i tusken erano stati inizialmente concepiti come una forza speciale dell’esercito imperiale impegnata tra le sabbie di Tatooine. Solo alla terza revisione della sceneggiatura si decise di trasformare questi soldati in una popolazione indigena, inizialmente nota come Sand People (popolo del deserto), ispirandosi ai beduini, popolazione del nord dell’Africa. Questo popolo nomade, era noto per esser composto da allevatori che non esitavano a compire razzie all’occorrenza, assaltando popolazioni stanziali o le ricche carovane commerciali. Una familiarità che si può rivedere anche nei Fremen di Dune, la space opera che notoriamente ha influenzato Lucas nella creazione del suo mondo.

Nel dare vita ai predoni Tusken, Lucas venne ispirato da un’altra sua passione, il western, specialmente alle pellicole classiche di Ford, in cui i Comanche venivano presentati come selvaggi che assaltavano le carovane dei colonizzatori bianchi. Non a caso, seguendo questo stereotipo, i predoni Tusken nella trilogia e nei prequel sono trattati come una società violenta e sanguinaria, contrapposta ai più civili abitanti di Mos Eisley e Mos Espa. Il nome dei predoni Tusken, all’interno della saga, deriva da Fort Tusken, un avamposto di colonizzatori che venne preso d’assalto da questi esseri, evento che li ha portati a esser identificati con questa tragedia.

Come da tradizione, il primo studio sull’aspetto dei Tusken venne effettuato da Ralph McQuarrie, che non immaginò quesi strani esseri come umanoidi mutati dalla dura vita tra le sabbie di Tatooine. Queste mutazioni erano coperte dagli indumenti larghi e dalle tradizionali maschere, che tramite occhiali e respiratori contribuirono a conferire ai predoni il loro tipico aspetto. Caratteristico di questi nomadi del deserto, gutturale e apparentemente incomprensibile per chiunque non appartenga a questa specie, si deve a Ben Burrt, che utilizzando una campionatura di ragli di asini diede vita a una delle lingue aliene più note di Star Wars.  Parte integrante della lingua Tusken è la loro gestualità, che precedentemente abbozzata nel corso delle precedenti apparizioni dei predoni Tusken, ha trovato in The Mandalorian una definizione grazie a Tory Kutsur, attore sordo che interpretò uno dei sabbipodi nella serie:

“Ho fatto ricerche sulla cultura e l’ambiente in cui si muovono i predoni Tusken. La mia intenzione era quella di non utilizzare l’ASL, l’American Sign Language, ma sviluppare una nuova forma di linguaggio gestuale che rispecchiasse il loro mondo”

Sin dalla loro prima apparizione, i predoni Tusken hanno incuriosito i fan di Star Wars che si son sempre chiesti quale fosse il vero aspetto di questi esseri, complice il fatto che furono trai primi personaggi di Star Wars a venire proposti utilizzati come modelli per le celebri statuette della Kenner. Durante uno dei primi fumetti dedicati a Star Wars, datato 1978, realizzato da Russ Manning , Luke Skywalker ebbe quasi modo di svelare il volto di un predone tusken, sostenendo di esser il primo umano a veder un sabbipode senza maschera dopo 200 anni.

La striscia non arrivò a mostrare il volto di questo Tusken. Si dovette aspettare la nascita dei fumetti successivi a Il ritorno dello Jedi. In questo contesto, vennero mostrati spesso dei predoni Tusken senza la loro maschera, al punto che in gioco di carte del 1993 venne presentato in modo evidente un Tusken privo della tradizionale maschera e con un look decisamente lontano dalla tradizione dei personaggi. In questo periodo dell’esplorazione del mondo di Star Wars, privo dei rigidi dettami tipici del Canon post – Il Risveglio della Forza, vennero presentati diverse ipotesi su quali fosse l’aspetto di predoni Tusken, teorie che ora, con l’entrata in vigore del Canon, non vengono considerati parte della continuity ufficiale di Star Wars.

I tusken nella continuity di Star Wars

Pur essendo trattati come esseri subumani, i predoni Tusken, all’interno della continuity canon di Star Wars rivestono un ruolo centrale nello sviluppo delle vicende della famiglia Skywalker. Ripensando agli eventi di Una nuova speranza, all’interno della visione del viaggio dell’eroe l’incontro tra Skywalker e i sabbipodi è centrale, rappresenta il primo vero ostacolo che il giovane deve affrontare nella sua grandiosa avventura. Una difficoltà che ci aiuta a comprendere come, nonostante la sua voglia di emanciparsi da questa vita semplice nella periferia dell’universo, ha proprio nell’infelice conoscenza con i predoni Tusken il suo primo assaggio dei pericoli che lo attendono lontano dalla sua vita tranquilla. Non è un caso che è in questo momento di difficoltà che compare la figura di mentore, ossia Obi-Wan Kenobi.

Allo stesso modo, i Tusken sono centrali nel raccontare la caduta di Anakin Skywalker verso il Lato Oscuro. Il rapimento e l’uccisione della madre Shmi da parte di una tribù Tusken è uno dei tasselli fondamentali della sua perdita di fede nei precetti Jedi, una condizione che lo avvicina alla sua parte più oscura e violenta che causerà la morte del Jedi e l’ascesa di Darth Vader.

Se ci limitassimo a considerare i predoni Tusken solo all’interno del contesto cinematografico di Star Wars, è facile vedere in questi selvaggi delle figure odiose. Il merito di serie come The Mandalorian prima e ora The Book of Boba Fett è di aver voluto dare a questi esseri una dimensione umana, con un radicale cambio di prospettiva. A cominciare dai primi contatti di Din Djarin sino alla convivenza di Boba Fett con la tribù Tusken che lo ha salvato, infatti, emerge una comunità nomade con una propria cultura e usanze, che mostra una profondità raramente vista in precedenza.

Ripensando agli eventi di Le Tribù di Tatooine, secondo episodio di The Book of Boba Fett, l’innegabile ascendenza western della puntata avvicina nuovamente i Tusken all’ideale delle popolazioni indiane dei film del genere, mostrando però una visione meno stereotipata. Pur non mancando di enfatizzare il loro essere in contrasto con la civiltà tecnologica che invade Tatooine, i Tusken hanno comunque una profondità che mostra una propria spiritualità e una struttura sociale che li rende più vicini allo spettatore, meno alieni. Il modo in cui sono ritratti questi predoni, all’interno di The Book of Boba Fett, è la prima vera occasione offerta ai fan per scoprire dei lati insoliti di questo popolo, con una cura particolare nel dare a ogni aspetto della loro vita e delle loro tradizioni il giusto risalto, permeato dal punto di vista dello ‘straniero’ Boba Fett, all’interno di una costruzione emotiva che ricorda quanto visto in cult del cinema come Lawrence d’Arabia o L’ultimo samurai. Interessante, soprattutto, la semplicità con cui vengono ritratte le diverse dinamiche interne alla tribù, dalla cura dei piccoli sino al ruolo delle donne, come la guerriera interpretata da Joanne Bennet (già stunt woman di Wonder Woman e Captain Marvel), che viene ritratta con una recitazione del corpo precisa e convincente, senza ricorrere all’esaltazione di caratteristiche femminili visivamente riconoscibili.

Con Straniero in terra straniera e Le Tribù di Tatooine, The Book of Boba Fett ci sta offrendo una prima visione della vita di Tusken all’interno della loro cultura, tramite i flashback del clone. Una definizione che possiamo ipotizzare troverà ulteriore caratterizzazione non solo nei prossimi episodi della serie dedicata al bounty hunter, ma anche in Obi-Wan, l’annunciato serial dedicato al maestro Jedi durante il suo periodo su Tatooine tra La Vendetta dei Sith e Una nuova speranza.

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