The Mandalorian 2: cosa si aspettano i fan?

Cosa possiamo aspettarci da The Mandalorian 2? Lo abbiamo chiesto a celebri appassionati tra disegnatori, scrittori ed esperti del settore

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a cura di Tom's Hardware

The Mandalorian, la prima serie live action di Star Wars, è stato uno di prodotti di maggior successo di Disney+, un exploit che si spera venga replicato con i nuovi episodi delle avventure del Mandaloriano e del Bambino, in arrivo sul servizio streaming di Disney dal 30 ottobre. In questi mesi si sono susseguite speranze e voci di corridoio su cosa avremmo dovuto attenderci da The Mandalorian 2, tra ritorni eccellenti e nuovi personaggi, ma quanto prospettato dall’ultimo trailer sembra indicare che possiamo attenderci grandi cose.

https://youtu.be/ME8b9-NrQCQ

Dopo aver visto il trailer di The Mandalorian 2, abbiamo chiesto ad alcuni celebri appassionati di fantascienza tra disegnatori e addetti del settore di condividere con noi quali sono le aspettative per questa seconda stagione delle avventure del Mando e del Bambino.

Su Disney+ potete vedere tutti i primi episodi della prima stagione di The Mandalorian, una serie di documentari sul tema e dal 30 Ottobre guardare la seconda stagione!! Per iscrivervi al servizio di Streaming Disney+ sia con abbonamento mensile sia annuale scontato potete utilizzare questo link

Andrea Guglielmino

Andrea Guglielmino è esperto di cinema e serie tv, giornalista e sceneggatiore di fumetti. E' un appassionato di Star Wars della primissima ora.

The Mandalorian, la prima stagione, è stata una boccata d’aria fresca per quelli della mia generazione, classe ’76, letteralmente cresciuti insieme a Star Wars, che è del ’77, per lo più pacificati ma sostanzialmente poco soddisfatti da quanto fatto con la saga al cinema da Disney. Non perché sia stato fatto male, ma perché è stato fatto sostanzialmente per un pubblico nuovo, concedendo a noi della vecchia guardia solo qualche momento di intensa nostalgia. Ci piace soprattutto se abbiamo eredi, perché romanticamente ci fa fantasticare su quanto un giorno loro saranno appassionati di Forza e Caccia Spaziali come non lo siamo stati fino alla nostra età, ma raramente ci parla chiamandoci in causa direttamente. The Mandalorian, invece, mi è piaciuto in maniera diversa, diretta, senza filtri.

Mi è piaciuto come qualcuno che mi guarda negli occhi – pur attraverso il visore di una maschera inespugnabile – e mi dice “Ehi, ce l’ho con te. A me lo sguardo. Ce l’ho con te che hai amato i ritmi dilatati della prima trilogia, che non sei abituato ai cambi repentini di tono, che apprezzi l’epica più delle battute, che conosci Sergio Leone e Kurosawa, proprio come George Lucas. Ce l’ho con te, vecchio lupo di mare. Adesso a me gli occhi e guarda cosa ti combino”. Mi è piaciuto e, pur essendo un prodotto televisivo – a margine, prodotto che generalmente amo poco, essendo cresciuto con la sala e con la sintesi di due, massimo tre ore di film – non solo è costruito con l’andamento di una pellicola cinematografica – le puntate durano poco e rappresentano fondamentalmente i sottocapitoli di una grande scrittura in tre atti.

Alla fine, messe insieme, danno 160 minuti, meno dell’edizione standard de La compagnia dell’Anello, giusto per fare un esempio – ma perché al prodotto cinematografico è assolutamente complementare. Disney + - ma vale per qualsiasi piattaforma - non vende la serie. Vende un pacchetto. E dunque, quando si va nel dettaglio del prodotto, si può permettere più rifiniture, un indirizzo maggiore. Se The Mandalorian piace prevalentemente ai quarantenni, va bene, perché per i più piccoli ci sono molti altri prodotti venduti nel medesimo prezzo di partenza. Un film – parliamo dell’epoca pre Covid, è passato un anno e ne sembrano passati dieci – deve invece piacere a tutti nello stesso momento, se è un blockbuster con aspirazioni da campione di incassi. E ha poco tempo per farlo perché se non va bene la prima settimana le sale lo smontano. Quindi ci deve essere tutto e tutto insieme: dramma, commedia, avventura, sentimento, commedia. Sì, commedia due volte. Si veda anche il caso dei supereroi Marvel, perché dopotutto è il tenere più amato e conciliante. E’ l problema del grande cinema di oggi. Accontenta un po’ tutti, ma in pieno quasi mai nessuno.

E’ apprezzato, e gli incassi lo dimostrano, ma raramente fa epoca. Probabilmente è vero che il futuro del cinema di ieri – per quanto sia contraddittoria questa affermazione – sta nelle piattaforme più che nella sala. The Mandalorian ha rappresentato, in questo, una piccola rivoluzione. E dunque tendo ad aspettarmi che questa piccola rivoluzione sia portata avanti anche nella seconda stagione, e che nonostante sia già chiaro che il prodotto farà molta leva su cameo e apparizioni di personaggi ed elementi noti, si concentri soprattutto su quelli ignoti e sconosciuti, che ci lasci ancora il piacere della scoperta e dell’avventura.

Loris Cantarelli

Direttore editoriale dello storico mensile Fumo di China, appassionato di fantascienza e cultura pop, Loris Cantarelli è una figura apprezzata per il suo occhio critico e attento ai dettagli. Poteva il Mandaloriano lasciarlo indifferente?

La prima stagione era sufficientemente ben fatta, anche se furbetta (Baby Yoda compreso, che non è né Baby né Yoda ma vabbè), in grado di titillare i vecchi fan senza irritarli e blandire chi è rimasto (giustamente) inorridito di fronte alla trilogia sequel disneyana. Stavolta, oltre a rivedere l’effetto davvero sorprendente della tecnologia Stagecraft per gestire con risparmio di tempi e costi le ambientazioni, sarà interessante seguire come gli avvenimenti entreranno nel vivo, sciogliendo quegli spunti narrativi stuzzicanti e lasciati sospesi “ad hoc”... anche se è chiaro che ne arriveranno altri. Ma FF (Favreau & Filoni) hanno dimostrato di saper manovrare la materia, senza diventare stucchevoli come JJ.

Davide La Rosa

Sceneggiatore di fumetti, apprezzato per la sua vena ironica e appassionato di fantascienza, anche predilige l'altro Star, Star Trek. Con la sua immancabile ironia, Davide ci ha svelato il suo punto di vista su The Mandalorian.

Io sono un fan di Star Trek. Chiedere le mie aspettative sulla nuova stagione di The Mandalorian è come chiedere a un tifoso del Milan quali aspettative ha verso nuova stagione dell’Inter. Che volete che mi aspetti: che retroceda o che fallisca miseramente (fallimento, che a Star Wars, viene piuttosto bene). Detto questo, The Mandalorian non mi è dispiaciuta. C’è un’atmosfera totalmente diversa da quella che si respira in quella specie di Signori degli anelli nello spazio che è Star Wars.

Quindi mi aspetto che non stravolgano troppo questo aspetto. Poi, ok, sappiamo che la serie nasce con un unico scopo: fare un lungo spot pubblicitario per vendere i pupazzi di Baby Yoda. Ah, a proposito, perché lo chiamano Baby Yoda? Yoda era un anziano di una specie specifica. È come se chiamassimo Baby Raimondo Vianello ogni bambino della specie umana.

Jacopo Masini

Jacopo Masini è scrittore, sceneggiatore di fumetti. Attualmente è il portavoce della casa editrice saldaPress, collabora con Tom's Hardware per presentare la letteratura italiana sotto un'altra luce. E ha apprezzato The Mandalorian.

Secondo Blake Snyder, sceneggiatore prematuramente scomparso e autore di un manuale di sceneggiatura letto e utilizzato in tutto il mondo, intitolato Save the cat!, è importante che le storie – quindi i film, le serie tv, ma anche i romanzi o i fumetti – siano soprattutto una cosa: primordiali. Esatto, primordiali. E lo ripete anche svariate volte e con molta convinzione. Cosa intende con primordiali? La motivazione dell'eroe, quello che lo spinge a muoversi, a battersi, a rischiare la vita, dev'essere basilare. Scrive Snyder: "Date al vostro eroe una posta in gioco reale e semplice: sopravvivenza, fame, sesso, protezione dei propri cari, paura della morte. Quando poi arriverà il momento di immaginare i personaggi nella vostra sceneggiatura, ricordate che siamo più coinvolti di fronte a storie che parlano di mariti e mogli, padri e figli, madri e figli, ex-amanti. Perché? Perché tutti abbiamo un rapporto così nelle nostre vite".

Decisamente basilare e decisamente primordiale, dunque. La pensa allo stesso modo Robert Kirkman, che di successi negli ultimi quindici anni ne ha sfornati diversi e utilizza quasi sempre il rapporto padre-figlio come perno delle proprie storie: Rick e Carl Grimes, Invincible e Omni-Man, Kyle Barnes e suo padre. E non appena quel rapporto viene a mancare, puf, finisce la serie: è successo con The Walking Dead e con Invincible.

Cosa c'entra tutto questo con The Mandalorian? C'entra, c'entra. E per capirlo, secondo me, bisogna prendere Chef - La ricetta perfetta, un piccolo e bellissimo film tra i più sottovalutati di Jon Favreau, il creatore di The Mandalorian. In quel film, lo chef Carl Casper finisce in malora, apre un chiosco di panini cubani in cui fa lavorare il figlio Percy – che vive di solito con la madre, dalla quale Carl è separato – e ritrova la strada del successo, ma soprattutto l'amore di suo figlio. Una storia basilare e primordiale, che ruota attorno al rapporto padre-figlio.

Come The Mandalorian. Il Mandaloriano è un cacciatore di taglie, come tutti i suoi simili e appartiene a una comunità caduta in disgrazia. I Mandaloriani sono rimasti in pochi, devono nascondersi, in tutti i sensi. Non a caso, devono anche indossare sempre il loro casco e non mostrare mai il proprio viso. Comunque, quando accetta di andare su Arvale-7 per recuperare il giovanissimo esemplare che un gruppo di ex-ufficiali dell’Impero sta cercando, la sua vita cambia. Il Mandaloriano era senza sentimenti, era un cinico cacciatore interessato solo al denaro – sebbene nasconda un passato di abbandono e sofferenza, come scopriamo –, ma  Baby Yoda (chiamiamolo così) lo fotte. Letteralmente.

Il Mandaloriano consegna Baby Yoda agli imperiai, ma ormai si è affezionato e quindi deve salvarlo. Il Mandaloriano ora ha un cuore. Anzi, diventa papà. Ed eccoci arrivati al dunque. La domanda, quindi il tema della prima stagione, è stata: cosa sono disposto a fare per salvare un innocente? E quell'innocente è un giovanissimo anziano di cinquant'anni, in questo caso, cioè Baby Yoda. Cosa è disposto a fare il nostro eroe? Tutto. Anche a rischiare la vita e farla rischiare agli altri Mandaloriani, che sono praticamente estinti. Perché il Mandaloriano è un padre adottivo, ormai.

E quindi, cosa mi aspetto dalla seconda stagione? Che Il Mandaloriano diventi un padre adulto, più saldo, capace di scelte radicali e ancora più sentimentali, esattamente come accade nella seconda parte di Chef - La ricetta perfetta. Seconda parte in cui il vero protagonista è il piccolo Percy: è lui a dare lustro al chiosco ambulante di panini cubani. E ora sarà Baby Yoda a dare lustro al Mandaloriano. Anzi, ai Mandaloriani, sono pronto a scommetterci. Io dico che li fa risorgere, o qualcosa del genere.

Primordiale! È proprio così.

 
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