Il sogno diventa realtà con The Sandman: la recensione

The Sandman: il sogno prende vita su Netflix, con l'arrivo della nuova serie TV tratta dai fumetti di Neil Gaiman. Qui la nostra recensione.

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a cura di Rossana Barbagallo

L’arrivo di The Sandman su Netflix è stato atteso per lungo tempo sin dal primo annuncio di una serie TV in cantiere dedicata all’opera di Neil Gaiman. E adesso che è ufficialmente disponibile per lo streaming sulla piattaforma, potrebbe risollevare in qualche modo le sorti di Netflix, attualmente in sofferenza tra sottoscrizioni in forte calo e un catalogo che spesso sembra teso più verso la quantità che la qualità.

The Sandman, possiamo dirlo, è finalmente arrivato: con il suo protagonista, Sogno, e con il ventaglio di personaggi formidabili presentati nei primi archi narrativi della serie a fumetti scritta da Gaiman, quali Preludi e Notturni e Casa di Bambola. Forse anche la piattaforma streaming potrà tirare per un po’ un sospiro di sollievo, perché tra i suoi titoli vi è sicuramente un prodotto di pregio che metterà d’accordo buona parte del pubblico: chi arriverà per la consolidata notorietà del fumetto o chi semplicemente sarà attratto dalla title card di The Sandman nel vederla per la prima volta sfogliando il catalogo Netflix.

The Sandman: il sogno si realizza

Dalle parole di Neil Gaiman in merito alla realizzazione di un prodotto per la TV, è chiaro come The Sandman fosse un titolo atteso tanto dal pubblico quanto dall’autore stesso:

Negli ultimi trent’anni, i personaggi di The Sandman hanno respirato, camminato e parlato nella mia testa. Son incredibilmente felice che finalmente possano lasciare la mia testa e diventare reali, non vedo l’ora che la gente possa scoprire come abbiamo immaginato Sogno, e scoprirà uno dei più raffinati attori del momento. È sorprendente, e sono infinitamente grato agli attori e a tutti coloro che hanno collaborato a Sandman, per avere realizzato uno dei mie sogni più sfrenati

Pensare al The Sandman DC/Vertigo significa però riferirsi a un prodotto che nella sua forma fumettistica è riuscito a plasmare un universo fantastico, in egual misura fiabesco e spaventoso, onirico e ancorato a una spietata realtà, magico e mortifero. Non deve essere stato facile, dunque, misurarsi con un fumetto di elevata statura come The Sandman per ricrearne anche solo minimamente l'eccellente fattura e le atmosfere liminali. Cancelliamo però fin da subito qualsiasi timore: il The Sandman televisivo è all'altezza delle aspettative salvo alcuni piccoli dettagli. Partiamo innanzitutto da un presupposto importante a questo proposito: questa prima stagione composta da 10 episodi si concentra sull'adattamento dei primi cicli fumettistici e non ha la pretesa di raccontare tutto pedissequamente, ma riesce a condensare benissimo Preludi e Notturni e Casa di Bambola nel tempo a disposizione, senza tralasciare quanto c'è di fondamentale e imprescindibile nelle storie che contengono.

Questo, che è già un traguardo di una certa rilevanza per chi ha letto The Sandman, è importante anche per quanti invece non hanno mai approcciato la serie a fumetti, dal momento che la trama risulta consequenziale, coinvolgente e priva di buchi. Gli eventi hanno dunque corso in maniera impeccabile, partendo da un avvenimento cruciale: la prigionia di Sogno (interpretato da Tom Sturridge). Nel 1916 il magus e necromante Roderick Burgess (Charles Dance) viene in possesso di un tomo antico contenente i rituali capaci di evocare gli Eterni e destinato, nelle sue mani, a chiamare a sé Morte. Il rituale messo in atto da Burgess e la sua cerchia non va però come previsto e Morte non risponde all'appello, ma al suo posto viene trascinato Sogno nel mondo degli uomini. Roderick Burgess non si dà per vinto e imprigiona l'Eterno deputato a governare sul mondo onirico, tentando di estorcergli immortalità e potere.

Cedere al vile ricatto di un mortale è per Sogno fuori discussione, così la sua prigionia si estende per circa cento anni, finché non riesce a trovare il modo di liberarsi dalle sue catene e tornare nel suo regno. Ad attenderlo nel Regno del Sogno, la sua fedele bibliotecaria Lucienne (Vivienne Acheampong), ma anche una sgradita sorpresa: ogni cosa è andata in rovina e la maggior parte delle creature che lo popolavano sono andate via. Per Morfeo inizia dunque una lunga opera di ricostruzione e per riportare il dominio al suo splendore originario ha bisogno di ritrovare gli oggetti del potere che gli sono stati sottratti da Burgess: il sacchetto di sabbia, l'elmo e il rubino. Nella sua faticosa ricerca, Sogno scoprirà che non sarà semplice riappropriarsi dei suoi oggetti, mentre una nuova minaccia si profila all'orizzonte per tutto il mondo onirico. La presenza sempre più potente di un Vortice, una persona in grado di accedere ai sogni degli altri e di modificarli drasticamente gettandoli nel caos, favorita in tale opera da uno degli incubi più spaventosi di Morfeo fuggito dal regno: il sanguinario Corinzio (Robert Boyd Holbrook).

Sweet dreams are made of this

Da cosa è composto The Sandman? Da un eccellente comparto visivo che si mostra in una fotografia cupa ma studiata al dettaglio ed effetti speciali che rendono bene l'idea di magia e suggestione, di creature ed entità appartenenti a mondi altri. E da un cast che si dimostra perfettamente all'altezza di ciascun ruolo, con picchi attoriali che danno vita a personaggi notevoli e memorabili (primo fra tutti Sogno, ma anche la sorella Morte, il Corinzio, Lucienne, John Dee e Desiderio). Contribuisce in questo a rendere "tridimensionale" ogni personaggio anche un comparto costumistico non indifferente, che azzecca sempre i design dedicati senza cadere "nell'effetto cosplay". Tali elementi, sui quali torneremo a breve, sono tuttavia sostenuti da quell'impalcatura che sono sceneggiatura e regia, che creano un prodotto dallo spessore emotivo tale da risultare sempre trascinante in quell'universo onirico, surreale e sempre vagamente inquietante attiguo al Regno del Sogno e influenzato da esso.

Non si tratta solo della fedeltà alla serie fumettistica. The Sandman riesce a mantenersi infatti sempre leale a sé stesso, traslando in maniera intelligente la trama del The Sandman di Neil Gaiman senza scadere in una becera scopiazzatura priva di passione o in una gigantesca citazione. La fedeltà ai lettori è dunque sicuramente una delle componenti fondamentali di The Sandman, ma non la più importante. Come accennato in precedenza, infatti, la serie TV Netflix si avvolge attorno a una sceneggiatura sì complessa, da seguire con attenzione, ma dal coinvolgimento e le atmosfere tali da premiare quella frangia di pubblico che non ha mai sfogliato i fumetti di The Sandman e ha deciso di intraprendere questo viaggio dark fantasy nel mondo dei sogni e degli incubi. Dell'inquietudine, della sorpresa, dell'incanto (e qui chiamiamo in causa Goldie e Matthew) e dell'orrore, al fianco di un Sogno capace di spostarsi attraverso gli spazi liminali tra il sogno e la veglia senza soluzione di continuità, lasciandoci sempre carichi di stupore nello scoprire il potere evocativo suscitato dall'onirico, reso qui in maniera tale da non risultare mai troppo "fasullo", artificioso: è un fantastico che riesce a mantenere sempre alta la sospensione dell'incredulità.

The Sandman, in determinati momenti, riesce addirittura laddove la serie a fumetti doveva sottostare a certi limiti (l'inevitabile "staticità" della carta stampata, ad esempio). Ci riferiamo in questo caso a due episodi in particolare: quelli intitolati 24 Ore e Il Rumore delle Sue Ali. Il primo ha per protagonista John Dee, un pericoloso criminale venuto in possesso del rubino di Sogno, un particolare oggetto dotato di enorme potere che l'uomo, tuttavia, ha modificato per acquisire la capacità di plasmare i sogni degli altri a suo piacimento. John Dee sosta a un diner osservando e ascoltando chi vi lavora all'interno e gli avventori, usando poi il potere del rubino per esaudire il suo sogno di una visione del mondo migliore: li induce quindi a essere sempre completamente sinceri tra di loro, con esiti disastrosi. Sulla base di queste premesse, 24 Ore è costruito in maniera tale da occupare tutto l'arco dei circa 60 minuti con la sua mole ingombrante, asfissiante, emotivamente devastante: parte lentamente per giungere alla tragedia finale in un crescendo efficace nel suo spiazzare completamente lo spettatore, agendo sull'espressività degli attori in campo, su una fotografia acida e cupa, sulla dilatazione dei tempi e delle conseguenti, disturbanti emozioni.

Nel secondo caso ci troviamo alla presenza di Sogno e Morte. In Il Rumore delle Sue Ali, Morfeo incontra la sorella in un particolare momento della sua esistenza che suscita in lui forti dubbi su quale sia il suo ruolo nell'ordine generale delle cose. Morte lo conduce allora con se per mostrargli il suo di compito tra gli umani, non contro questi ultimi, ma al loro fianco negli ultimi istanti di vita su questo mondo. Questo particolare episodio di The Sandman si rivela essere, ancor più che nel fumetto, estremamente sensibile e toccante: in compagnia di Morte non ci troviamo più dinanzi a qualcosa di spaventoso, ma la fine di una vita riesce a comunicare con delicatezza tanto lo struggimento quanto il pacifico abbandonarsi a un evento naturale dell'esistenza nell'universo. Se l'intento era commuovere gli spettatori, la missione è stata compiuta con grande efficacia ed è facile percepire quel misto di dolore e consapevolezza capace qui di oltrepassare lo schermo e conficcarsi nel nostro animo. Doveroso chiamare all'appello anche l'episodio Una Speranza all'Inferno, che vede Morfeo impegnato in una sfida per riottenere il suo elmo, resa visivamente in maniera da non apparire troppo inverosimile e fuori dal suo tempo (ci riferiamo qui alla stessa sfida tra le pagine dei fumetti), ma epica e solenne.

The Sandman: gli interpreti

Al netto delle controversie nate in seno al fandom già dai primi annunci del casting definitivo, riteniamo doveroso sfatare una volta per tutte ulteriori critiche: gli interpreti di The Sandman sono tutti estremamente azzeccati. Il compassato Sogno di Tom Sturridge capace di trasmettere però sempre un grande senso di potenza; l'amichevole e sensibile Morte (e no, il colore della pelle di Kirby Howell-Baptiste in netta contrapposizione al pallido incarnato della Morte fumettistica non svilisce in alcun modo il personaggio e non dovrebbe nemmeno essere necessario puntualizzarlo); la brillante e intelligente Lucienne di Vivienne Acheampong (anche in questo caso, smettiamola di preoccuparci del gender swap!). Nessuna sorpresa da quegli attori più anziani e navigati che prestano la loro interpretazione nella serie, come Charles Dance (sempre sul pezzo quando si tratta di fare il "cattivo"), David Thewlis (inquietante e agghiacciante, nonostante le sue fattezze siano rimaste umane e non sfigurate in maniera mostruosa come il John Dee a fumetti), e Stephen Fry (bonario, gentile, il "gigante buono" perfetto per il ruolo di Gilbert, che regala uno dei momenti più commoventi della serie).

Due, in particolare, sono poi le presenze in scena che si rivelano molto gradite in The Sandman. Innanzitutto, quella di Robert Boyd Holbrook nei panni del Corinzio: enorme, spietatissimo, calzante con ciò che un incubo incarnato dovrebbe trasmettere. Assistere alle sequenze del Corinzio fa sempre accapponare la pelle, e non è necessario che si tolga gli occhiali rivelando il suo vero aspetto. È freddo e beffardo a un tempo e dà l'idea di un essere malvagio e mosso dalle passioni. Nonostante ciò, però, è quasi impossibile odiarlo: Il Corinzio di Holbrook è quel genere di cattivo carismatico e affascinante per il quale non si riesce mai a tifare del tutto contro, a differenza invece dei suoi colleghi serial killer alla "Cereal Convention" (un gioco di parole geniale) che invece risultano sgraditissimi. Sul secondo nome possiamo invece basarci su un minutaggio abbastanza breve, ma tanto valido da essere già convincente: il Desiderio di Mason Alexander Park. Nel fumetto Desiderio è un'entità non binaria, può essere uomo o donna o entrambi e possiede un'enorme sensualità. Park è il nome perfetto per tale ruolo, grazie ai suoi lineamenti e una presenza scenica che trasmette la voluttuosità e la bramosia del personaggio. Per questo, ci auguriamo di vedere maggiormente Desiderio in un'eventuale seconda stagione di The Sandman.

Lascia un po' perplessi la scelta di traslare completamente il personaggio di John Constantine in quello di Johanna Constantine, inclusi occupazione e background. Non che Johanna (Jenna Coleman) non sia convincente, tutt'altro. Sembra però che si sia agito qui sulla base di certi diritti fumettistici o cinematografici che hanno impedito di far tornare "sul luogo del delitto" l'amata figura del John Constantine che anni di Hellblazer ci hanno insegnato ad apprezzare nonostante tutto. Meccanismi economici o semplice volontà di dare nuovo respiro al personaggio utilizzando il nome della sua antenata ideata da Neil Gaiman tra le pagine di The Sandman? Quello che possiamo dire è che a nostro avviso sarebbe stato bello vedere Sogno affiancato da John nella sua ricerca.

E per concludere... Dave McKean

Se non vi abbiamo ancora convinti, potreste voler dare un'occhiata a The Sandman quantomeno per la sua potenza visiva che non sbaglia un colpo. La figura tenebrosa di Morfeo è sempre ammantata da una fotografia cupa, ma maestosa; i sogni sono spesso resi da colori brillanti e allettanti, quasi a sottolineare l'irrealtà di ciò che si esperisce ad occhi chiusi; le scene di morte violenta e orrore sono acide, in rossi e verdi agghiaccianti. E poi c'è un utilizzo ponderato della CGI, che restituisce elementi stupefacenti: la Porta d'Avorio nel Regno del Sogno o la distruzione della sala del trono, per citarne alcuni. Il nostro consiglio è comunque quello di dare una possibilità a questo The Sandman (tenendo conto della presenza di sequenze molto disturbanti e non adatte a tutti), per lasciarsi catturare nell'onirico, fiabesco, inquietante mondo di Sogno. Ai lettori della serie a fumetti diciamo inoltre: non temete e abbiate fiducia in questo prodotto. Da apprezzare, per loro, sarà inoltre sicuramente l'omaggio dato dal visionario Dave McKean: i titoli di coda di ogni episodio sono realizzati da lui e in qualche modo ricreano le copertine "collage" che l'autore ha sempre realizzato per i fumetti, cogliendo le deformità e le stranezze tipiche del mondo onirico.