The Yin-Yang Master: Dream of eternity, il blockbuster cappa e spada approda su Netflix

Recensione del blockbuster cinese The Yin-Yang Master: Dream of Eternity, disponibile dal 5 febbraio su Netflix.

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a cura di Simone Soranna

Incredibile ma vero, il mercato cinematografico cinese è stato il primo a riprendersi dopo la pandemia. Da anni ormai si contende con quello statunitense il primato di settore a livello mondiale. Sembra proprio però che dal 2020 le sale cinesi siano riuscite nell’impresa di scalzare quelle americane come le più remunerative. Mentre il mondo occidentale è ancora soggetto a una chiusura forzata o contingentata degli schermi, in Cina sembra respirarsi tutta un’altra aria, non solo per la riapertura dei cinema, ma soprattutto per la notevole presenza attiva del pubblico. Uno dei titoli più ricchi, da un punto di vista di incassi, della stagione è stato The Yin-Yang Master: Dream of Eternity, l’action fantasy scritto e diretto da Guo Jingming che ha debuttato in patria il giorno di Natale. Dal 5 febbraio, il film è disponibile anche sulla piattaforma streaming Netflix che infatti ne ha acquisito i diritti per la distribuzione internazionale.

Due mondi opposti

Tratto da un romanzo del 2001, Onmyoji, dello scrittore giapponese Baku Yumemakura, il film racconta le gesta dei Maestri Yin-Yang intenti nella missione di risolvere un misterioso omicidio per scongiurare una minaccia ben più grande. Un terribile demone serpente si è infatti risvegliato ed è pronto a minacciare l’umanità intera. Pensata inizialmente per un debutto sui mercati esteri il giorno del capodanno cinese (il 12 febbraio 2021), la pellicola è effettivamente un’operazione ampiamente calata nella cultura e nella tradizione cinese, sia umanistica che marziale, passando infine per quella chiaramente cinematografica.

Il simbolo dello Yin e Yang non viene mai mostrato esplicitamente ma è il punto focale del discorso, a cominciare dal titolo ovviamente. Il bianco e il nero che si completano in una forma perfettamente sinuosa e bilanciata sono spesso rievocati dai vestiti dei due protagonisti: due “uomini” molto diversi ma complementari che, solamente quando in piena armonia, raggiungeranno il loro scopo. Questo binomio viene restituito in tutto e per tutto anche dalla forma drammaturgica ed estetica del film, che cerca costantemente di dialogare tra il presente più contemporaneo e una tradizione millenaria. A cominciare dallo spettacolare prologo, infatti, tutta la potenza del cinema blockbuster mainstream emerge con effetti speciali che vengono purtroppo sacrificati alle piccole dimensioni dello schermo del computer o della televisione.

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Incantesimi, voli pindarici, esplosioni e mostri giganteschi sono i veri protagonisti della sequenza. Tuttavia, l’impianto wuxia tra spade affilatissime, coreografie eleganti e sinuose tanto quanto i bellissimi costumi indossati dai personaggi non è da meno. Sembra proprio che il prologo del film sia una sorta di antipasto di quanto verrà. Guo Jingming lavora infatti affinché tutto il film possa restituire questa doppia anima, il bianco e il nero, il passato e il presente, il cinema digitale e quello artigianale, la tradizione e il presente. The Yin-Yang Master: Dream of Eternity parla proprio di un sogno di eternità (come viene strillato nel titolo). Per raggiungerla, l’eternità, bisogna fare i conti con la memoria collettiva, l’unica arma in grado di sconfiggere l’oblio del tempo. Ecco allora che il film vuole provare a porsi a cavallo tra due mondi lontani ma solamente nell’abbraccio e nell’unione di questi due opposti potrà concretizzarsi un abbraccio saldo e consapevole.

È interessante inoltre notare che al di là di queste coppie di elementi opposti presenti all’interno del racconto e nei dettagli del progetto, anche la struttura narrativa sembra essere perfettamente bipartita e bilanciata. Il film infatti per tutta la prima parte sembra voler seguire l’archetipo di un giallo da camera (ovviamente ridimensionato). I protagonisti dovranno quindi fare luce su un misterioso omicidio avvenuto tra le “quattro mura” di una dimora residenziale in grado di isolare i sospettati dal mondo esterno. Proprio in questo momento, il peso della tradizione mostra tutte le sue ingombranti debolezze. Un gioco di maschere, di fiducia, di tradimenti e menzogne sembra non voler dare tregua ai personaggi che saranno costretti a calibrare qualsiasi loro mossa, qualsiasi loro pensiero.

Un viaggio nel tempo

Tutta la prima parte, eccetto qualche passaggio, è ampiamente contenuta, a tratti minimalista. Basa la sua forza sulla bellezza delle scenografie e l’eleganza dei costumi. Guo Jingming sembra voler omaggiare i registi più conclamati nel genere di riferimento, strizzando l'occhio a La tigre e il dragone di Ang Lee o La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou. La tradizione della cinematografia cinese torna così a essere protagonista anche in anni in cui l'estetica del prodotto audiovisivo internazionale sembra essere maggiormente orientata altrove.

The Yin-Yang Master: Dream of Eternity propone così un salto indietro nel tempo, all’interno di un’altra epoca, un altro mondo. Tutta la potenza e l’estetica della Cina imperiale emerge nei singoli dettagli, ricostruita tramite un cinema rigido e raffinato che esploderà poi definitivamente nella seconda parte. Qui, Guo Jingming sembra non voler badare a spese. Tutta la forza e l’energia del prologo vengono abbondantemente rincarate per una lunga ed estenuante sequenza di combattimento che ha poco da spartire con il genere cappa e spada, mentre sembrerebbe più vicina a un impianto in stile Avengers.

In conclusione

Oggettivamente non è una visione semplice quella di The Yin-Yang Master: Dream of Eternity. Il film si rivolge soprattutto agli amanti del cinema orientale e più in particolare a quelli della tradizione cinese. Non mancano sequenze d’azione spettacolari e funamboliche coreografie magistralmente interpretate, eppure la durata leggermente proibitiva (quasi due ore e un quarto) e l’impianto a cavallo tra mitologia e tecnologia potrebbe far storcere il naso ai più. Tuttavia resta un’operazione sicuramente interessante soprattutto per comprendere le dinamiche di produzione e di gradimento di quello che oggi, lo ripetiamo, è il mercato cinematografico più importante del mondo. Un punto di (ri)partenza al quale provare a guardare per augurarci una rapida ripresa dell’attività anche nella parte più occidentale del globo.

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