Wendy, recensione del live action su Disney Plus

La recensione di Wendy, il nuovo live action tratto dalla storia originale di Peter Pan che si focalizza stavolta sul punto di vista della protagonista femminile.

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a cura di Francesca Sirtori

Dopo oltre un secolo dall’uscita del libro originale J.M. Barrie e a quasi settant’anni dalla primissima rappresentazione cinematografica animata, seguita da altre interpretazioni tra cui quella celeberrima di Hook con Robin Williams, Dustin Hoffman e Julia Roberts nel 1991, arriva ora su Disney Plus una ennesima rappresentazione di una delle vicende più amate dai bambini. Non può che essere la vicenda del ragazzino che non invecchia mai, di cui sono state scritte e rappresentate tante storie. Si tratta di Peter Pan, ora di ritorno con il live action Wendy, che come recita il titolo riprende sì le fila della vicenda, ma con un focus particolare sulla storia della protagonista principale femminile di questa storia. Disponibile dal 29 ottobre sulla piattaforma streaming della casa di Topolino, scopriamo insieme cosa abbiamo visto in questo lungometraggio della durata di circa due ore, realizzato dalla regia di Benh Zeitlin e con la partecipazione di un cast giovane, ma brillante, tra cui un'ottima Devin Frence nei panni della piccola Wendy Darling, Yashua Mack in quelli di Peter Pan e i fratelli Gage e Gavin Naquin come, rispettivamente, Douglas e James Darling, fratelli anche nel film, ma della protagonista.

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Wendy, un nuovo tuffo all’Isola che non c’è

Scopriamo dunque la storia di questa bambina, che ci viene presentata fin dalla più tenera età. Wendy nasce e cresce in una famiglia composta dalla madre, una tipa davvero tosta, e dai suoi due fratelli più grandi. Proprio la madre era solita raccontare loro parecchie storie, anche tratte da vicende realmente accadute, e così la bambina si diverte a sua volta a inventarsene delle altre. Wendy però assiste anche alla scomparsa, su un treno, di alcuni suoi amici più grandi e qualche anno dopo la ragazzina decide di seguire proprio quel treno per vedere dove porta. 

C’era una volta un treno infestato. Attenti bambini, sussurra il treno, il pericolo più terribile si sta avvicinando. La tua vita andrà avanti e non succederà mai niente.

Proprio su quel treno i tre ragazzini fanno la conoscenza di Peter Pan, il loro "traghettatore" all’Isola che non c’è, un posto fantastico ed esotico dove cominciano le avventure dei tre fratelli che li condurranno alla conoscenza di un mondo che, come ben sappiamo, non prevede più il naturale scorrere del tempo e la caducità della vita. Qui inoltre i giovani abitanti sono sorvegliati da una balena chiamata "Madre", una creatura che potrebbe essere il sostituto del coccodrillo che prende il braccio di Capitan Uncino e che in questa versione si crede sia anche il segreto per fermare il tempo e mantenere i bambini giovani.

Intanto, una volta approdati qui, Wendy e i suoi fratelli si inseriscono molto bene nel gruppo, sentendosi ormai dei ribelli. Trascorrono i loro giorni giocando con loro e vivendo con loro un’esperienza davvero adrenalinica e spericolata, mostrando una personalità indomita e selvaggia. Ma non c'è solo divertimento e spensieratezza sull'isola, così come i ragazzi che non vogliono crescere non sono gli unici ad abitarla.

Storia dei ragazzi che non volevano crescere, e di altri abitanti

Il film, come sappiamo, ha avuto una lunga gestazione e diversi cambiamenti a livello di definizione del cast: presentato nel corso della diciottesima edizione di Alice nella Città, nell'ambito della Festa di Roma 2020, arriva dopo otto anni dall'opera prima del regista che guadagnò quattro nomination agli Oscar, Re della Terra Selvaggia. Riconoscimenti che questa pellicola meriterebbe di ricevere, girata proprio come un vero e proprio inno alla gioia, a giudicare dai momenti di felicità bambina e genuina, dove i dialoghi sono sparuti come nella prima parte di Lion, per darvi un’idea, mentre l’amalgama interno alla nuova compagnia, formatasi in maniera del tutto naturale, è qualcosa di ancora più incantevole ed emozionante dei Goonies. 

Tutti i bambini crescono. Per la maggior parte, succede e basta, così come cambia il tempo. Però alcuni, i ribelli, con la luce negli occhi, scappano. 

Proprio per la sopracitata scarsità di dialoghi, gran parte della narrazione, e quindi anche della comprensione della storia narrata, sta alle inquadrature, ai movimenti dei personaggi, alla prossemica e alla mimica, silenzi che permettono allo spettatore di entrare ancora di più a contatto con gli ambienti naturali portati sullo schermo dalla regia. Una regia che qui decide di concentrarsi sul punto di vista originale della ragazzina, la quale spesso, tramite una voce fuori campo, racconta i suoi pensieri e ci accompagna per mano in questa avventura, che rimarrebbe altrimenti un quadro non del tutto esplicato.

La novità di questo film non sta solo nella scelta di raccontare la vicenda dal punto di vista di Wendy, che consente di approfondire in parte anche il suo rapporto con i fratelli e la loro conoscenza allo spettatore, ma anche di far interpretare Peter Pan a un attore nero, nel rispetto dei nuovi canoni che le produzioni cinematografiche devono rispettare. Una scelta che non inficia in alcun modo la storia chiaramente, anche perché, di fatto, Peter Pan non ha qui un ruolo predominante, essendo sceso dal trono e avendo ceduto i suoi poteri di protagonista alla ragazzina.

In questa versione inoltre facciamo anche la conoscenza di Buzzo, Ragazzo Rotto e altri comprimari altrimenti invisibili, ma che di fatto vengono solo proposti come macchiette, sempre in una logica di giustapposizione di momenti come quadretti che vanno a comporre un ensemble unico. Da un punto di vista prettamente narrativo invece, c’è un giusto equilibrio tra momenti spensierati e di tensione, oltre a luoghi sperduti accompagnati da spunti di riflessione e occasioni di conoscenza degli abitanti dell’isola, che si riveleranno essere non solo bambini.

In conclusione

Wendy si è rivelata essere una scoperta felice e davvero interessante, in grado di portarci non solo una versione originale della storia che tutti conosciamo, ma anche una trasposizione cinematografica dal gusto artistico e realizzato da una regia mossa dall’intento di offrire agli spettatori un film quasi da cineforum e di “nicchia”, scostandosi dall’offerta classica di una storia Disney offrendo un'opportunità diversa, di scoperta e di avventura.