Quando a Bill Clinton chiesero se avesse mai fumato spinelli all'università, lui rispose che l'aveva fatto ma senza inalare. E di esempi di questo tipo se ne potrebbero fare a bizzeffe sul caso Vivendi-Telecom Italia. Il Governo sostiene che i francesi abbiano il controllo dell'azienda, ma loro dicono di no. Il tema è di primaria importanza poiché se fosse dimostrato il "controllo", il Governo potrebbe far scattare il "golden power" (legge 56 del 2012) che consente di proteggere da acquisizione le aziende di importanza strategica per il paese.

Ebbene, per costruire una solida difesa, Vivendi ha chiamato in causa "due esperti di grido come il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese e il professor Andrea Zoppini", come spiega oggi La Repubblica. Il loro lavoro si è tradotto in un articolato documento tecnico che è appena giunto sul tavolo di Palazzo Chigi. La sintesi è che il Governo non potrebbe esprimere potere di veto sull'operazione Vivendi-Telecom anche se a tutti gli effetti i francesi sono primi azionisti con il 23,94%.
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E come è possibile questo "controllo-non-controllo"? Secondo i contenuti del documento, anticipati dal Sole 24 Ore e nella disponibilità di un senatore di maggioranza, Cassese e Zoppini avrebbero costruito un impianto giustificativo logico-giuridico ad alto tasso retorico - beh, in fondo è un'ars che nasce proprio per questo.

Ad esempio il defenestramento dell'ex ad di Telecom, Flavio Cattaneo, dovrebbe rappresentare una prova del controllo, ma secondo i francesi è stata solo un'azione che rientrerebbe nel perimetro della "direzione e coordinamento". Lo stesso varrebbe per l'attribuzione di deleghe al presidente esecutivo de Puyfontaine e la nomina del dottor Genish a direttore operativo di Telecom Italia.
I due esperti scrivono che le indicazioni di Vivendi "hanno un rilievo esclusivamente interno e non rientrano in nessuna delle categorie" previste dall'esercizio del "golden power". E quali sarebbero le ulteriori prove di questo pseudo-coordinamento? Telecom non è stata fusa con un'altra azienda, la sede sociale non è stata trasferita all'estero, non sono state cambiate le regole dello statuto aziendale, etc.
In sintesi, la definizione dello stato delle cose avviene con l'ampio uso del diniego.
Il mondo si divide in coloro che hanno letto "Il manuale di retorica" di Bice Mortara Garavelli e coloro che avrebbero dovuto.