Adobe, una campagna mediatica per salvare Flash

Adobe ha acquistato spazi pubblicitari in rete e sui giornali per difendere la propria tecnologia e il proprio modo di vedere di cose. Il contedendente è Apple, con cui c'è una relazione di amore e odio. Il trofeo per il vincitore è il sostegno dei consumatori, che però sembra già assegnato.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Adobe ha dato inizio ad una pesante campagna per difendere Flash dagli attacchi di Apple (Steve Jobs ha spiegato perché disdegna Flash). Non senza un tocco d'ironia, lo slogan principale è "Amiamo Apple": lo si vede campeggiare su molti siti specializzati in tecnologia, ed è apparso anche a pagina intera sul Washington Post, uno dei principali quotidiani statunitensi.

Adobe: amiamo la scelta.

L'amore è accompagnato da un'affermazione un po' meno amichevole: "non amiamo chi ci toglie la libertà di scegliere cosa creare, come lo creiamo e come viviamo la Rete". Anche questo è un riferimento ad Apple e alle sue politiche restrittive.

In aggiunta alla campagna pubblicitaria Adobe ha pubblicato un comunicato sul proprio sito, intitolato "Amiamo la scelta". Qui si leggono frasi come "tutti perdono quando le barriere tecnologiche impediscono lo scambio di idee", che fa riferimento ad una frase di Steve Jobs, secondo cui con l'approccio di Apple "vincono tutti". Adobe afferma anche di credere negli standard aperti, che sostiene con entusiasmo.

Anche i fondatori di Adobe hanno voluto essere della partita, con una lettera aperta che difende l'apertura dei mercati, e la libera concorrenza. Si arriva anche a tirare in ballo il sogno americano: "quando i mercati sono aperti, chi ha una grande idea ha una possibilità". Indirettamente quindi si afferma che Apple va contro la colonna portante della cultura statunitense.

Adobe: amiamo Apple, ma ... - clicca per ingrandire.

Infine ma non ultimo c'è anche una pagina con "la verità su Flash", con la quale Adobe mette in discussione alcuni dei punti esposti da Steve Jobs.

A fare da cornice a questa campagna ci sono alcuni fatti interessanti. Alla lettera aperta di Steve Jobs infatti hanno fatto seguito prima un tablet (Ecco il primo tablet Android, anteprime video)e poi uno smartphone Android (Android 2.2, Froyo ti mette Adobe Flash in tasca) capaci di far girare flash fluidamente (ma non conosciamo l'impatto sulla batteria). Opera si è pronunciata contro Flash come Apple, ma ha detto anche per ora non se ne può fare a meno (Opera critica Flash come Apple, HTML5 è il futuro). L'ultimo giocatore a entrare in campo è stato Hulu: il famoso sito non ha in programma una versione per iPad, perché HTML5 non è ancora utilizzabile. Hulu trasmette con successo film e spettacoli televisivi.

La campagna di Adobe, costata certamente molto denaro, ha suscitato reazioni di ogni genere: ci sono i detrattori del "sistema Apple", che ne criticano l'approccio antilibertario; ci sono quelli che ritengono che senza flash la rete sia incompleta, e quelli secondo cui se ne può fare a meno; e poi quelli che stimano Apple e ne amano i prodotti, ma non la politica aziendale, e chi infine trova l'azione di Adobe semplicemente ridicola.

La campagna di Adobe è un tentativo di portare i consumatori dalla propria parte, e di dipingere Apple come un mostro divoratore di libertà. Può darsi che sia vero, ma resta il fatto che molti consumatori hanno scelto iPhone, e ora anche iPad, e la maggior parte di loro ha imparato a vivere felice senza Flash (se mai ne ha notato l'assenza). Il sostanzioso investimento da parte di Adobe mostra che l'azienda vuole difendere con denti e unghie la propria tecnologia, e che è evidentemente preoccupata dalla situazione.

Adobe: la verità su Flash - Clicca per ingrandire.

Adobe non può rischiare di restare esclusa da smartphone e tablet, che tra non molto supereranno per traffico i tradizionali PC. Convincere Apple è probabilmente impossibile, a meno che la prossima versione di Flash non sia così spettacolare che i consumatori non vorranno vivere senza.

Il problema di fondo è però probabilmente che Adobe Flash non è "la questione", ma una pedina con cui si gioca una partita più grande, e cioè la sfida tra le piattaforme mobile: iPhone OS e Android, prima, ma anche Symbian, WP7 e Blackberry.