Apple Music sotto indagine antitrust: Universal Music si difende

I Procuratori Generali di New York e Connecticut stanno indagando su Apple Music per eventuali violazioni antitrust. Universal Music si difende.

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a cura di Dario D'Elia

Apple Music, il nuovo servizio di streaming musicale che vuole sfidare Spotify, secondo i Procuratori Generali di New York e Connecticut potrebbe violare le nome antitrust. L'indagine è ancora in atto, ma la conferma che nessuno prende sotto gamba la questione si è avuta ieri, quando l'ufficio del New York Attorney General ha pubblicato una lettera di Universal Music Group.

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"Comprendiamo che l'indagine cerchi di fare chiarezza sulla possibilità che i protagonisti dell'industria musicale agiscano collusivamente per ridurre la competizione nei servizi di streaming musicale, in particolare, collaborando per sopprimere la disponibilità per i consumatori del servizi gratuiti basati su pubblicità, come quelli di Spotify e YouTube", si legge nella lettera firmata dalla major discografica.

In pratica esiste un timore diffuso nel settore e nelle Procure che si possa replicare lo stesso abuso che ha penalizzato il mercato e-book fino al 2013. I Procuratori Generali di New York e Connecticut sono stati attivamente coinvolti nell'indagine che ha portato alle condanne di Apple e 5 colossi dell'editoria per violazioni delle norme antitrust.

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Universal Music Group ci tiene a precisare che al momento non ha alcun accordo con Apple, Sony Music Entertainment o Warner Music Group per bloccare in qualche modo i servizi gratuiti, e non ha neanche intenzione di farlo in futuro. Di ben altra portata la questione dei contenuti esclusivi promessi ad alcuni partner: in questo caso si tratterebbe di legittima strategia di business e non di azioni anti competitive.

Leggendo la lettera di Universal Music Group si può comprendere come gli equilibri nel settore siano delicati. Perché domani basterebbe la promessa a una piattaforma invece che un'altra di novità o esclusive per alterare l'appeal delle stesse agli occhi dei consumatori. Questo però non si profilerebbe come una violazione, bensì come la conseguenza di accordi commerciali specifici. Ecco la reale forza di Apple: alterare equilibri precostituiti, mandando in rovina chi non ha gli strumenti per reagire.