Il mondo della finanza globale sta vivendo ore di crescente preoccupazione mentre alcuni dei più influenti banchieri internazionali lanciano allarmi sempre più espliciti sui rischi legati alla bolla dell'intelligenza artificiale. Le loro parole non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: quello che stiamo osservando potrebbe essere il preludio a una correzione di mercato senza precedenti, capace di far impallidire persino la crisi dei mutui del 2008. La concentrazione di investimenti nel settore AI ha raggiunto livelli che ricordano da vicino quelli della bolla delle dot-com, ma con una differenza sostanziale: le cifre in gioco oggi sono enormemente superiori.
La profezia di Jamie Dimon: "Siamo sull'orlo del precipizio"
Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan e considerato il banchiere più influente al mondo, ha rilasciato dichiarazioni che hanno fatto tremare i mercati durante una recente intervista alla BBC. Le sue parole sono state chiare e dirette: "Sono molto più preoccupato di altri" riguardo a una possibile correzione di mercato che potrebbe materializzarsi "tra sei mesi o due anni". Secondo Dimon, i mercati azionari americani sono surriscaldati e il livello di incertezza nella mente degli investitori dovrebbe essere significativamente più elevato di quanto non sia attualmente.
Il banchiere ha quantificato le sue preoccupazioni in termini probabilistici: mentre il mercato stima intorno al 10% le possibilità di una correzione importante, Dimon alza questa percentuale al 30%. Una differenza che, tradotta in numeri assoluti, rappresenta trilioni di dollari di potenziali perdite.
L'analisi di un esperto: 17 volte peggio della bolla dot-com
Le preoccupazioni di Dimon trovano eco nelle analisi di Julien Garran, ex responsabile della strategia per le materie prime di UBS, che ha pubblicato una nota di investimento dai toni apocalittici. Secondo Garran, la bolla dell'AI non è semplicemente paragonabile a quella delle dot-com: è 17 volte più grande di quella bolla e quattro volte superiore a quella dei mutui subprime che scatenò la crisi finanziaria globale del 2008.
Questi numeri assumono un significato ancora più inquietante se consideriamo che la Banca d'Inghilterra ha recentemente avvertito che "il rischio di una forte correzione del mercato è aumentato", con riferimento diretto a un possibile crollo innescato dall'AI. L'istituto britannico ha sottolineato come il 30% della valutazione dell'S&P 500 americano sia concentrato nelle cinque maggiori aziende, la più alta concentrazione degli ultimi 50 anni.
Investimenti incrociati e castello di carte
Dimon ha spiegato che nel settore dell'intelligenza artificiale esistono numerosi investimenti incrociati e partecipazioni, citando come esempio l'investimento di Microsoft in OpenAI. Questa rete complessa di collegamenti finanziari crea quella che gli esperti definiscono una struttura sistemica fragile, dove il fallimento di un elemento può innescare una reazione a catena devastante.
Nonostante riconosca alcune "giustificazioni" per questo tipo di finanziamenti, il banchiere ha fatto una dichiarazione che ha lasciato molti osservatori perplessi: "La gente parla di accumulare criptovalute, io dico sempre che dovremmo accumulare proiettili, fucili e bombe. Il mondo è un posto molto più pericoloso e preferirei avere sicurezza piuttosto che non averla."
Le lezioni della storia finanziaria
Con la lucidità di chi ha attraversato decenni di turbolenze finanziarie, Dimon ha ricordato i precedenti storici: "il crollo del '74, quello dell'82, del '90, la bolla di Internet dove credo si siano persi mille miliardi di dollari". Tuttavia, il banchiere ha anche riconosciuto che da queste crisi sono emerse aziende tecnologiche che oggi dominano il panorama globale, definendo questo processo "enormemente vantaggioso".
La sua analisi dell'AI segue un ragionamento simile: "L'AI è reale, l'AI nel complesso ripagherà. Proprio come le automobili nel complesso hanno ripagato, e le televisioni nel complesso hanno ripagato, ma la maggior parte delle persone coinvolte non ha ottenuto buoni risultati." Quando l'intervistatore della BBC gli ha chiesto direttamente se gli investitori perderanno molto denaro con l'AI, Dimon ha ammesso che parte dei soldi investiti sarà "probabilmente persa".
Scenari futuri e strategie di sopravvivenza
Le variabili che secondo Dimon potrebbero scatenare la tempesta perfetta vanno ben oltre l'intelligenza artificiale. Il banchiere cita la situazione geopolitica internazionale, la spesa fiscale dei governi e quello che definisce un processo di "rimilitarizzazione" globale. Tutti elementi che contribuiscono a creare un livello di incertezza che dovrebbe essere più alto nella mente degli investitori rispetto a quello che considera "normale".
Quello che emerge dalle dichiarazioni di Dimon e dalle analisi degli esperti finanziari è un quadro preoccupante: la corsa all'oro dell'intelligenza artificiale potrebbe trasformarsi nella più grande scommessa della storia dell'umanità. E se le cose dovessero andare male, come ammette candidamente uno dei banchieri più influenti al mondo, quasi tutti ne usciranno sconfitti.