CPU-Z non va bene per testare le CPU, nuovo studio

Il benchmark integrato in CPU-Z non è adatto a testare i processori: non stressa abbastanza cache e branch prediction.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Sicuramente conoscerete CPU-Z, un software molto popolare capace di fornire tutti i dettagli e le specifiche tecniche del proprio processore. Il programma integra anche un benchmark, che in alcuni casi (soprattutto in passato) è stato usato anche all’interno delle recensioni. A quanto pare però, questo test integrato sembra inadatto per valutare le migliori CPU sul mercato.

La scoperta arriva dal sito Chips and Cheese, secondo cui il benchmark di CPU-Z non testa in modo adeguato la cache e la branch prediction. In particolare, il test sarebbe inferiore ai 32KB, valore che rientra nella cache L1 (primo livello) anche dei processori più datati e che non mette sotto stress la cache della CPU, senza quindi premiare le CPU più moderne con una cache migliore. Anche il test della branch prediction ha un problema simile, dato che anche il vecchio AMD FX-8150 (processore del 2011 famoso per le scarse performance e le recensioni negative) ottiene il 95% di tasso di successo, valore decisamente generoso visto il prodotto.

Quest’ultimo punto è condiviso anche dallo storico Jim Keller, che durante un’intervista con Ian Cutress (pubblicata su Anandtech nel 2021) ha dichiarato che “oggi alcune delle limitazioni più significative sulle prestazioni riguardano la branch prediction e la località dei dati”. Considerando che i processori più moderni di Intel e di AMD puntano proprio ad aumentare la cache per mantenere quanti più dati possibile accessibili velocemente alla CPU, è molto probabile che Keller abbia ragione.