Cyberpunk 2077, quanto sono realistiche in realtà le sessioni di hacking?

Due esperti di sicurezza di Malwarebytes hanno espresso la loro opinione sulle sessioni di hacking presenti in Cyberpunk 2077.

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a cura di Antonello Buzzi

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In un articolo pubblicato sul blog ufficiale di Malwarebytes, due esperti di cybersicurezza, nonché avidi videogiocatori, hanno espresso la loro opinione inerente alle sessioni di hacking implementate nel noto Cyberpunk 2077, titolo sviluppato dalla software house CD Projekt RED che ha fatto parlare molto di sé nel corso delle scorse settimane a causa di diversi problemi riscontrati nelle versioni console. Il gioco, ambientato in un mondo futuristico, vede anche il protagonista alle prese con svariate operazioni di hacking, ma quanto queste ultime sono aderenti alla realtà?

A questa domanda hanno risposto Philip Christian e Chris Boys, Lead Malware Intelligence Analyst presso Malwarebytes, parlando di varie situazioni di hacking che hanno incontrato durante le loro scorribande virtuali. Sicuramente, la parte meno realistica è data dal minigioco che presenta l'hacking di un sistema come la risoluzione di una matrice nella quale è necessario selezionare il numero giusto per proseguire e che fa somigliare l'hacking più ad una partita di Sudoku. La parte più veritiera, invece, è stata quella dove, per penetrare in un computer protetto da password si è reso necessario scandagliare il web alla ricerca di informazioni per trovare gli indizi necessari a ricavare la password. Questo implica che noi stessi affidiamo ai social tantissimi dettagli che i cybercriminali potrebbero sfruttare a proprio vantaggio.

Un'altra situazione che ha catturato l'attenzione degli esperti è stata una possibile rappresentazione dell'hacking del futuro, che può vedere anche macchine controllate da un'intelligenza artificiale impazzire a causa di un virus. Ad esempio, una IA che guida un taxi potrebbe perdere il controllo del mezzo e sarà quindi necessario approntare tutte le misure necessario affinché ciò non avvenga. Nel caso foste interessati a scoprire maggiori dettagli, vi consigliamo di leggere l'intervista completa a Philip e Chris apparsa sul blog di MalwareBytes.

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