Decreto Anticrisi, il governo ragiona in analogico

Nel decreto anticrisi non c'è traccia di tecnologie digitali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il governo ha del tutto tralasciato le tecnologie digitali, nel Decreto Anticrisi, che pur prevede la detassazione per chi reinveste gli utili aziendali in macchinari. Solo, però, se si tratta di macchine tradizionali, dai carrelli elevatori alle pompe, ma niente computer, monitor o simili.

Il decreto fa riferimento alla "Divisione 28 della tabella ATECO", cioè la tipologia di classificazione della attività economiche adottata dall’Istat, nella quale non c'è traccia di apparecchiature digitali, anzi, le esclude esplicitamente.

È più probabile, quindi, che quella del governo sia una scelta consapevole, anche perché già alla fine del mese scorso diverse voci si erano fatte sentire, chiedendo una correzione. Tra loro la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche (ANIE), Assinform e Assintel, che poi è tornata sul tema qualche giorno fa (pdf), ricordando le difficoltà del settore tecnologico. Magari è una grossolana svista, ma ci sembra poco probabile. C'è ancora un po' di tempo, tuttavia, per una modifica dell'ultima ora.

Niente computer nel decreto anticrisi, così è, se vi pare.

L'inclusione del digitale nel decreto, forse, avrebbe sbilanciato l'equazione: un decreto come questo ha molteplici obiettivi,dal  supportare un'oggettiva difficoltà al migliorare l'immagine politica di chi lo emette, senza però dissanguare le casse dello stato. Ecco, detassare l'acquisto dei computer, che tutte le aziende acquistano, forse sarebbe una scelta troppo pesante per il bilancio nazionale, che non si ripagherebbe in termini d'immagine.

Allora avanti tutta con lettini per abbronzature e apparecchi per massaggi (sempre dalla Divisione 28 della tabella ATECO), perché se c’è la crisi è meglio essere comunque ottimisti e non mostrarsi pallidi e in sovrappeso.

Ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione.

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