Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Prima o poi doveva accadere. Se il fenomeno dello smercio di droga è in continua crescita, era inevitabile che anche il Web potesse essere sfruttato per agevolare il rapporto particolare fra spacciatori e consumatori. E così è stato, e a quanto pare anche per lungo tempo, su Budmonkey.com e Keepit2urself.com – e inutile che tentiate di dar loro un’occhiata, la polizia ha già fatto chiudere i battenti. Gli abili commercianti, però, sono stati condannati qualche giorno fa dalla Corte di Hove (Inghilterra), che ha inflitto pene fra i diciotto messi e i cinque anni, senza contare una multa di 112 mila sterline (poco più di 164 mila euro).

Sean Jackson, Mark Harris e Dominic Bolongaro avevano messo su il primo giro di spaccio inglese online. Gli utenti ordinavano sul sito e ricevevano bustine confezionate di vari tipi di Cannabis, come se si trattasse di un normale acquisto online. Il fatturato pare avesse raggiunto le 500 mila sterline all’anno, e il business stava andando così bene che le velleità imprenditoriali della gang avevano già trovato un nuovo sfogo: la creazione di un franchising.

Gli emuli del Professor Moriarty, come avviene quasi sempre, hanno commesso un errore grossolano non preoccupandosi delle transazioni finanziarie che stavano arricchendo i loro conti bancari. Da quasi indigenti a ricchi imprenditori in troppo poco tempo avranno pensato i solerti contabili, e così è scattata la segnalazione presso l’Hertfordshire Constabulary, ovvero il commissariato di zona. L’esperta informatica del dipartimento, Pauline O’Sullivan, ha iniziato così a lavorarci analizzando i dati degli ultimi anni, e dopo cinque mesi ha pensato bene di contttare la National Hi-Tech Crime Unit, specializzata in reati elettronici. Alla fine cinque persone sono finite in manette e la polizia può essere fiera di aver sgominato la prima banda di spacciatori online della Gran Bretagna. Che dire: stupefacente!