Gli SSD avanzano, Seagate taglia la produzione di hard disk

Seagate ha chiuso un grande impianto per la produzione di hard disk in Cina. L'azienda prende atto dell'avanzata degli SSD e ottimizza la produzione.

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a cura di Manolo De Agostini

Seagate sta chiudendo un grande impianto per la produzione di hard disk in Cina, a Suzhou. Si tratta di uno dei siti più grandi dell'azienda e la sua chiusura riduce fortemente la capacità produttiva.

È un segno dei tempi che cambiano, con uno spostamento dell'archiviazione sempre più verso gli SSD, ossia la memoria NAND Flash. In seguito a questa decisione i circa 2200 dipendenti dell'impianto sono stati licenziati, mentre non è chiaro al momento cosa ne sarà del sito produttivo.

tecnico hard disk
Foto: Remains / Depositphotos

Presso l'impianto di Suzhou si assemblavano hard disk e si svolgevano i test finali prima dell'immissione dei prodotti sul mercato. Seagate ereditò l'impianto dall'acquisizione di Maxtor, avvenuta nel 2006. Secondo alcuni report di stampa, tra due giorni la fabbrica cesserà ogni attività.

"Come parte della nostra continua ottimizzazione delle efficienze operative, Seagate ha preso la difficile decisione di chiudere la sua fabbrica di Suzhou, Cina", si legge in una nota stampa. "Ci dispiace per i nostri dipendenti di Suzhou, ma questa decisione riflette il nostro costante impegno per ridurre la produzione globale e meglio allineare la nostra attività alle tendenze di mercato attuali e future".

Seagate ha infatti intenzione di passare da 55/60 milioni di dischi al trimestre a circa 35/40 milioni. Per questo nel 2016 ha già licenziato circa 8000 dipendenti in diverse parti del mondo. Secondo Anandtech, dopo la chiusura dell'impianto di Suzhou rimangono a Seagate due siti produttivi completi (Wuxi in Cina e Korat in Tailandia), dove assembla sia hard disk completi che sottoparti. In questo modo può sia ridurre la produzione che ottimizzare la logistica, con ovvi vantaggi sul fronte dei costi.

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Al momento non è chiaro cosa intenda fare Seagate degli impianti in cui crea substrati, piatti e testine. Probabilmente questi siti produttivi rimarranno in attività, in quanto a fronte di un calo di hard disk venduti, è comunque necessario realizzare prodotti sempre più capienti. Per questo sono necessari piatti più densi e nuove tecnologie (TDMR, HAMR, ecc.) che richiederanno un maggior numero di testine o più piatti per singola unità.

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