Google WebM sotto attacco: caccia ai brevetti

Il consorzio MPEG LA, di cui fanno parte numerose aziende, si lancia in un'iniziativa volta a raccogliere eventuali brevetti fondamentali di VP8, in modo da minare le fondamenta del formato WebM, l'assenza di royalty.

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a cura di Manolo De Agostini

La MPEG LA ha iniziato a mettere i bastoni fra le ruote al formato video WebM di Google (WebM, Google mette nel mirino il formato H.264). L'organizzazione che sovraintende il formato H.264 ha annunciato di essere aperta a raccogliere brevetti che riguardano algoritmi che potrebbero far parte del formato Google WebM e in particolare del codec video VP8.

VP8 è stato sviluppato da On2, acquisita da Google nell'estate del 2009. Google offre WebM gratuitamente, senza chiedere il pagamento di royalty o quant'altro. Al contrario lo standard H.264 richiede invece royalty sia agli sviluppatori di software che di hardware. Tuttavia la MPEG LA ritiene che non tutte le tecnologie presenti nel formato di Google siano "open" e quindi usabili gratuitamente.

MPEG LA sta quindi chiedendo di farsi avanti - entro il 18 marzo - a chi pensa di detenere brevetti che coprono parzialmente o integralmente l'algoritmo di VP8, in modo che possano essere analizzati e raggruppati, se ritenuti rilevanti. L'insieme di brevetti verrà poi messo a disposizione in licenza sottoforma di pacchetto unico, a condizioni che la MPEG LA definisce "convenienti".

La lotta tra i formati video nasce per il mancato accordo sulle specifiche video di HTML5. Aziende come Mozilla e Opera non sono disposte a pagare royalty per supportare H.264 e le trattative, dopo mesi, si sono arenate. Google ha così voluto far uscire la situazione dall'impasse, forzando la mano presentando WebM.

La contromossa della MPEG LA è però di quelle dure, tale da far saltare la maggiore qualità di WebM, la gratuità. Per capire come andrà questa vicenda, bisognerà vedere quanti risponderanno all'appello. Nel caso l'iniziativa cadesse nel vuoto, WebM non sarebbe comunque al riparo da cause: c'è chi potrebbe uscire allo scoperto solo quanto il formato sarà diffuso, in modo da incassare di più da un'ipotetica vittoria giuridica. L'altra ipotesi, forse più concreta, è che una volta raccolti i brevetti la MPEG LA possa bussare alla porta di Google per farsi staccare un lauto assegno per dirimere la questione.