Il Comitato anti-pirateria si è dato 70 giorni

Associazioni ed esperti del settore hanno firmato un documento per convincere il Comitato anti-pirateria a prendere seriamente il confronto

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a cura di Dario D'Elia

Il Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale metterà a punto la sua strategia in non più di 70 giorni. Il coordinatore Mario Masi ha promesso tempi strettissimi per il confronto, "lo studio e la predisposizione di proposte normative". Insomma tempi da record praticamente sconosciuti al Paese.

E forse è proprio questa fretta ad aver preoccupato associazioni, aziende ed esperti del settore. Giorgio Sebastiano e Mauro Vergari di Adiconsum, Paolo Nuti di AIIP, Marco Pierani di Altroconsumo, Michele Ficara Manganelli di Assodigitale, Dino Bortolotto di Assoprovider, Leonardo Chiariglione e Stefano Quintarelli di Dmin.it, Enzo Mazza di FIMI, Marco Pancini di Google Italia, Stefano Trumpy di Isoc Italia, Guido Scorza dell'Istituto per le politiche dell'innovazione, Roberto Scano di IWA ITALY, Juan Carlos de Martin del Centro NEXA, Pier Luigi Dal Pino di Microsoft e Vittorio Bertola di NNSquad Italia hanno infatti firmato un documento che si propone di convincere il Comitato ad allargare il tavolo del confronto.

Nella lettera indirizzata a Masi vi sono cinque richieste specifiche, ovvero di:

- voler rappresentare al Governo l'esigenza di modificare tempi e modalità di lavoro del Comitato tecnico antipirateria trasformandolo in un tavolo aperto sul più generale tema della circolazione dei prodotti culturali digitali per via telematica;

- invitare a partecipare a tale tavolo, per l'intera durata dei lavori, i rappresentanti delle associazioni di categoria e dei consumatori, il mondo dell'impresa, gli addetti ai lavori ed esperti della materia;

- commissionare ad enti ed istituti di ricerca super partes i citati studi sulle cause, gli effetti e le dimensioni del fenomeno della pirateria digitale e multimediale nonché sulle conseguenze che eventuali misure di enforcement potrebbero produrre sul terreno, ad esempio, della libertà di manifestazione del pensiero a mezzo Internet o, piuttosto, dell'esercizio, da parte dei cittadini, dei propri fondamentali diritti civili e politici per via telematica;

- coinvolgere nel processo di studio ed elaborazione di possibili soluzioni normative gli esperti che hanno sin qui presieduto il comitato permanente per il diritto d'autore nonché l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni e quella Garante per la privacy ed il trattamento dei dati personali;

- pubblicare su piattaforma aperta tutti i documenti prodotti nel corso dei lavori del comitato, dando così opportuna trasparenza alla sua attività che concerne una materia di ampio interesse per cittadini ed imprese.

"È ferma convinzione dei firmatari della presente che, solo per questa via, il Governo, il Parlamento e le Istituzioni tutte possano dimostrare di avere effettivamente compreso che la Cultura - soprattutto nella Società dell'informazione - costituisce il più prezioso tra i beni comuni e che, pertanto, la sua promozione e la circolazione dei prodotti culturali costituiscono diritti insopprimibili dei cittadini", conclude la lettera.

Curiosità e opinioni personali mi hanno stimolato a fare qualche ricerca su Mauro Masi. Ho scoperto che ha un curriculum degno di nota. I prestigiosi studi economici hanno portato ad una carriera in Banca d'Italia e poi successivamente, alla fine degli anni '90, ad un avvicinamento al settore legislativo che ha a che fare con l'editoria e il copyright. Dal 1999 al 2003 è stato Presidente (Special Commisioner) della SIAE, e come sottolinea il suo curriculum "responsabile dell'incremento del fatturato, che è passato da un deficit di 28 milioni di euro a un positivo di 5 milioni di euro".

La golosa curiosità è che l'anno scorso, quando il World Intellectual Property Organization aveva indetto le elezioni per il nuovo Presidente, Masi era stato proposto dal Ministro degli Esteri Massimo D'Alema come candidato italiano. Alla fine nel maggio 2008 venne eletto Francis Gurry, giurista di nazionalità australiana. Un uomo che si è sempre occupato esclusivamente delle implicazioni legali della proprietà intellettuale.

Sarà un caso ma gli approcci alla questione, a mio modesto parere, non possono che essere diversi. Presso il WIPO devono aver preferito una visione meno orientata all'economia di mercato.