La modalità incognito traccia gli utenti, Google rischia di pagare 5 miliardi di dollari

Google potrebbe dover pagare 5 miliardi di dollari a causa di una class action che riguarda la navigazione in incognito sul browser Chrome.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Un giudice dello Stato della California ha negato a Google un procedimento sommario per una class action risalente al 2020, secondo cui l’azienda avrebbe invaso illegalmente la privacy di milioni di utenti. Secondo l’accusa, che chiede danni per 5 miliardi di dollari, gli utenti continuano a essere tracciati anche quando passano anche alla navigazione in incognito tramite i cookie e strumenti come Google Analytics.

Il giudice Yvonne Gonzalez-Rogers ha indicato un passaggio nell’informativa sulla privacy di Chrome, la schermata iniziale della modalità di navigazione in incognito e la pagina di supporto riguardante navigazione e ricerca private, per sottolineare come Google affermi a più riprese che la modalità incognito limita le informazioni raccolte e offre agli utenti la possibilità di gestire quali di queste informazioni vengono condivise. “Nel complesso, sussiste una questione da sottoporre a giudizio riguardo a se questi scritti abbiano creato una promessa vincolante secondo la quale Google non avrebbe raccolto i dati degli utenti durante la navigazione in modalità privata.”, scrive il giudice.

La risposta di Google non ha tardato ad arrivare tramite il portavoce José Castañeda, che ha rilasciato una dichiarazione a The Verge: “Noi contestiamo fermamente queste affermazioni e ci difenderemo con determinazione. La modalità in incognito in Chrome ti offre la scelta di navigare su internet senza che le tue attività vengano salvate sul tuo browser o dispositivo. Come dichiariamo chiaramente ogni volta che apri una nuova scheda in incognito, i siti web potrebbero essere in grado di raccogliere informazioni sulla tua attività di navigazione durante la sessione."

A quanto pare però i querelanti sono in posseso di prove secondo cui Google "memorizza i dati di navigazione regolari e privati degli utenti nei medesimi registri; utilizza tali registri misti per inviare agli utenti annunci personalizzati; e, anche se i singoli punti dati raccolti sono anonimi di per sé, quando vengono aggregati, Google può utilizzarli per 'identificare in modo univoco un utente con un'alta probabilità di successo'."

Google sostiene poi che i querelanti non hanno subito un danno economico, ma il giudice è di ben altro parere: "i querelanti hanno dimostrato che c'è un mercato per i loro dati di navigazione e la presunta raccolta surrettizia di dati da parte di Google ha impedito loro di partecipare a tale mercato... Infine, dato la natura della raccolta dati da parte di Google, il Tribunale è convinto che i danni pecuniari da soli non siano un rimedio adeguato. Il provvedimento ingiuntivo è necessario per affrontare la continua raccolta da parte di Google dei dati di navigazione privata degli utenti."