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Medici, avvocati e finanzieri minacciati dalle IA più di operai e artigiani

La rivoluzione dell'intelligenza artificiale mette a rischio i posti di lavoro qualificati, secondo l'OCSE

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 17/07/2023 alle 16:00
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Molti probabilmente pensano ancora che certi mestieri “prestigiosi” siano anche quelli più al riparo dalla minaccia degli algoritmi. Non è così visto che, anche secondo una recente indagine OCSE, sono lavori come l’avvocato, il medico o l’esperto di finanza quelli che potrebbero sparire prima degli altri.

L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ricorda, nel suo report 2023 dedicato al lavoro, che nei 38 paesi membri questi lavori rappresentano il 27% dell’occupazione.

L’OCSE rileva però che il rischio di sostituzione non è immediato, e per il momento l'IA sta cambiando i lavori piuttosto che sostituirli. Tuttavia i segnali sono abbastanza chiari, e forse i più giovani di noi vorranno tenerne conto prima di scegliere un percorso di studi.

Iscriversi a legge o a medicina oggi potrebbe sembrare ancora un buon investimento per il futuro, ma non è detto che lo sia davvero. D’altra parte si potrebbe dire lo stesso anche per le discipline informatiche in generale, o per chi vuole occuparsi di cultura. Viene da chiedersi quale spazio resti per gli esseri umani che abbiano voglia di fare qualcosa che non sia un lavoro manuale sottopagato. 

"Le professioni nel campo della finanza, della medicina e delle attività legali, che spesso richiedono molti anni di istruzione e le cui funzioni principali si basano sull'esperienza accumulata per prendere decisioni, potrebbero improvvisamente trovarsi a rischio di automazione da parte dell'IA", ha affermato l'OCSE.

E a pensarci bene non è tanto strano. Certi lavori in buona parte consistono nell’avere un grande bagaglio di nozioni e nel saper mettere i vari elementi in relazione tra loro; un avvocato conosce le leggi e i precedenti rilevanti, oppure sa dove andare a trovare quello che serve in ogni caso che gestisce. Che è proprio ciò che gli algoritmi sanno fare meglio. Naturalmente ci sono momenti in cui un medico o un avvocato può avere un’illuminazione di creatività che cambia le carte in tavola; ma certi momenti sono l’eccezione, non la normalità.

A sostenere questa previsione, l’OCSE rileva che le aziende per il momento guardano alle IA come strumento per migliorare le prestazioni dei lavoratori e ridurre i costi. Di conseguenza, i lavori ben retribuiti che richiedono un'istruzione di alto livello potrebbero risentirne maggiormente.

Secondo l'OCSE, le principali economie potrebbero trovarsi presto a un punto di svolta. "Questi rapidi sviluppi, combinati con la diminuzione dei costi di produzione e di adozione di queste nuove tecnologie, suggeriscono che le economie dell'OCSE potrebbero essere sulla cresta dell'onda di una rivoluzione dell'IA che potrebbe cambiare radicalmente il posto di lavoro".

L'organismo con sede a Parigi ha affermato che: "È necessaria un'azione urgente per garantire che l'IA sia utilizzata in modo responsabile e affidabile sul posto di lavoro". Abbiamo ancora tempo per prendere decisioni e mettere in atto le giuste strategie, perché secondo l’OCSE siamo ancora prima della rivoluzione. Tuttavia non sembra che il tempo a disposizione sia molto.

Tra le questioni a cui fare attenzione, comunque, ce ne sono anche altre oltre alla tutela dei posti di lavoro e del reddito. Preoccupa, per esempio, l’uso degli algoritmi nei processi di selezione del personale: il problema della discriminazione non è ancora risolto, anzi sembra destinato ad amplificarsi. Una cosa che renderebbe ancora più complicate le tensioni sociali che stiamo vivendo in Europa e altrove nel mondo.

Già, ma quali azioni si possono intraprendere? Lo sviluppo degli algoritmi non sembra qualcosa che si possa regolare o anche solo rallentare, e tentativi come l’IA act non sembrano destinati ad avere grandi effetti. Possiamo proibire alle aziende di usare certi algoritmi?

Possiamo provarci, ma se obblighi un’azienda a usare gli algoritmi in un certo modo poi devi anche dotarti di strumenti per far rispettare quell’obbligo, o per lo meno devi poter dimostrare l’illecito. Ma se un’azienda assume Tizio invece di Caio, come fa il magistrato Sempronio a dimostrare che la scelta è figlia di un algoritmo illegale?

Immagine di copertina: bpenny

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