L'autorità garante della concorrenza australiana ha avviato un'azione legale contro Microsoft, accusando il colosso tecnologico di aver ingannato circa 2,7 milioni di clienti. Al centro della controversia c'è la gestione dell'aumento dei prezzi dell'abbonamento a Microsoft 365, che la società avrebbe comunicato in modo deliberatamente incompleto.
L'Australian Competition and Consumer Commission sostiene che Microsoft abbia nascosto ai consumatori una terza alternativa quando ha deciso di integrare l'intelligenza artificiale Copilot nei suoi pacchetti software per uso personale e familiare.
La vicenda risale all'autunno del 2024, quando Microsoft ha annunciato un incremento tariffario particolarmente consistente. L'abbonamento personale annuale è passato da 109 a 159 dollari australiani, registrando un aumento del 45%, mentre quello familiare è salito da 139 a 179 dollari, con un rialzo del 29%.
Secondo quanto ricostruito dall'ACCC, l'azienda avrebbe presentato ai clienti soltanto due possibilità: accettare il nuovo prezzo comprensivo delle funzionalità di intelligenza artificiale oppure disdire completamente l'abbonamento. L'autorità di regolamentazione australiana ha scoperto invece che esisteva una terza opzione mai menzionata nelle comunicazioni ufficiali.
I clienti avrebbero potuto mantenere i loro piani esistenti al prezzo originale, rinunciando semplicemente all'integrazione di Copilot attraverso i cosiddetti "piani classic". Questa alternativa sarebbe emersa soltanto quando gli abbonati iniziavano concretamente la procedura di cancellazione, come se fosse stata tenuta nascosta fino all'ultimo momento.
La presidente dell'ACCC, Gina Cass-Gottlieb, ha spiegato che Microsoft aveva informato i clienti attraverso due email e un articolo sul blog aziendale. Tuttavia, secondo le accuse dell'autorità, questi messaggi erano fuorvianti perché presentavano una falsa dicotomia. "Sosteniamo che le comunicazioni di Microsoft abbiano trasmesso l'idea che i consumatori dovessero necessariamente accettare i piani più costosi con Copilot integrato e che l'unica alternativa fosse la cancellazione", ha dichiarato Cass-Gottlieb, aggiungendo che presenteranno prove in tribunale dell'omissione deliberata dei riferimenti ai piani classic.
Come ha sottolineato Cass-Gottlieb, le applicazioni incluse negli abbonamenti 365 sono essenziali nella vita quotidiana di molte persone, e le alternative paragonabili al pacchetto completo sono estremamente limitate. Disdire l'abbonamento non rappresentava quindi una scelta praticabile per molti utenti, che probabilmente avrebbero optato per i piani classic se ne avessero conosciuto l'esistenza.
L'indagine dell'autorità australiana si è basata su un numero considerevole di segnalazioni da parte dei consumatori, oltre che su commenti e discussioni pubblicate su piattaforme online come Reddit. La strategia comunicativa di Microsoft avrebbe quindi suscitato perplessità diffuse tra gli utenti, spingendo il regolatore ad approfondire la questione. L'ACCC richiede ora al tribunale di emettere ordini che includano sanzioni pecuniarie, ingiunzioni, dichiarazioni formali, risarcimenti per i consumatori e il pagamento delle spese legali.
Le penalità massime previste dalla legge australiana sono particolarmente severe: l'importo maggiore tra 50 milioni di dollari, il triplo dei benefici totali ottenuti dall'infrazione, oppure il 30% del fatturato rettificato dell'azienda durante il periodo di violazione, nel caso in cui i benefici complessivi non possano essere determinati con precisione. Cifre che potrebbero avere un impatto significativo anche per un gigante tecnologico delle dimensioni di Microsoft.
Un portavoce di Microsoft ha risposto alle accuse affermando che la fiducia dei consumatori e la trasparenza rappresentano priorità fondamentali per l'azienda. "Stiamo esaminando nel dettaglio le richieste dell'ACCC", ha dichiarato, aggiungendo che Microsoft resta impegnata a collaborare in modo costruttivo con l'autorità regolatrice e a garantire che le proprie pratiche rispettino tutti gli standard legali ed etici. La battaglia legale promette di fare chiarezza su come le grandi aziende tecnologiche debbano comunicare ai consumatori le modifiche contrattuali, specialmente quando si tratta di servizi diventati ormai indispensabili nella vita professionale e personale di milioni di persone.