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a cura di Manolo De Agostini

Moderare Facebook è un'esperienza simile ad andare in guerra? Il parallelo sorge spontaneo leggendo la storia di Selena Scola, ex moderatrice del social network, che ha deciso di portare in tribunale la società di Mark Zuckerberg perché l'esposizione a contenuti ritenuti "tossici" durante il periodo di lavoro le ha causato un disturbo da stress post-traumatico, tipico dei militari di ritorno dagli scenari bellici.

La denuncia è stata depositata presso la Corte Superiore della California, nella contea di San Mateo. Selena Scola sta tentando di avviare una class action (azione collettiva) contro Facebook, con l'obiettivo di "proteggere sé stessa e tutti gli altri nella stessa situazione dai pericoli dei traumi psicologici derivanti dall'incapacità di Facebook di fornire un posto di lavoro sicuro per le migliaia di lavoratori incaricati di fornire un ambiente più sicuro possibile agli utenti di Facebook".

Quando si parla di contenuti "tossici" o "disturbanti" si potrebbero fare migliaia di esempi, ma in linea generale si parla di immagini/video pedopornografici, foto di persone decedute (assassinate, suicide, ecc.) e quanto più disgustoso immaginabile.

facebook moderatore

Il Wall Street Journal nel 2017 ha affermato che i moderatori dei contenuti sulle piattaforme social svolgono "il peggior lavoro in ambito tecnologico". Facebook - e altre realtà simili - hanno migliaia di moderatori (solitamente in appalto) che scandagliano il social network alla ricerca di contenuti che violano le regole o sono illegali. Nel corso del loro lavoro, possono essere esposti a immagini di abusi sui minori, violenza, propaganda terroristica e altro.

"Dal suo cubicolo negli uffici della Silicon Valley di Facebook, la signora Scola ha assistito a migliaia di atti di violenza estrema", si legge negli incartamenti della causa. "Come risultato dell'esposizione costante a immagini altamente tossiche ed estremamente inquietanti sul posto di lavoro, la signora Scola ha sviluppato e soffre di significativi traumi psicologici e disturbi da stress post-traumatico (DPTS)".

"Facebook ignora gli standard di sicurezza sul posto di lavoro che ha contribuito a creare. Invece l'azienda multi-miliardaria richiede che i moderatori dei contenuti lavorino in condizioni note per provocare ed esasperare traumi psicologici e danni fisici. Facebook viola la legge della California".

censored

Bertie Thomson, direttore delle comunicazioni di Facebook, ha affermato: "Stiamo esaminando la causa. Riconosciamo che questo lavoro può spesso essere difficile. Questo è il motivo per cui prendiamo il supporto dei nostri moderatori in modo molto serio, a partire dalla loro formazione, i benefit che ricevono e ci assicuriamo che ogni persona che esamina i contenuti di Facebook abbia un supporto psicologico e risorse per sostenere il loro benessere".

"I dipendenti di Facebook li ricevono in casa e richiediamo anche alle società con cui collaboriamo per la revisione dei contenuti di offrire risorse e supporto psicologico, compresa la consulenza in loco e altre risorse per il benessere delle aree relax in molte delle nostre strutture più grandi".

Scola vive a San Francisco e ha lavorato per Facebook tra il giugno 2017 e il marzo 2018 in appalto, tramite la ditta Pro Unlimited. "I sintomi del DPTS della signora Scola si possono innescare quando tocca un mouse del computer, entra in un edificio freddo, vede scene di violenza in televisione, sente rumori forti o viene colta di sorpresa", dicono i documenti.

Gli avvocati di Scola chiedono che la causa diventi un'azione collettiva, in modo da imporre a Facebook e Pro Unlimited la creazione di un fondo per finanziare "un programma di analisi e trattamento" per i moderatori. È stato inoltre richiesto un risarcimento danni non meglio quantificato.