Netflix non ha più data center: tutto è sul cloud Amazon

Netflix ha annunciato che dopo 7 anni di lavoro ha completato la transizione al cloud di Amazon. Non ha più data center.

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a cura di Dario D'Elia

Netflix ieri ha confermato di aver completato, dopo 7 anni di lavoro, la migrazione sul cloud "e chiuso tutti gli ultimi data center utilizzati" dal suo servizio di streaming. Il vice presidente della piattaforma tecnica, Yury Izrailevsky, ha firmato una lunga nota sul sito ufficiale che fa comprendere quanto sia impegnata nello sviluppo la più nota piattaforma di streaming a pagamento del mondo. Qui i segreti tecnici del suo successo.

netflix

"La transizione di Netflix verso il cloud è cominciata nell'agosto del 2008, quando, a causa di un danneggiamento del database, per tre giorni non siamo riusciti a spedire DVD agli abbonati", si legge nel post. "A quel punto abbiamo capito che dovevamo abbandonare le configurazioni a singolo punto di errore e scalatura verticale, quali i database relazionali del nostro data center, a favore di sistemi distribuiti su cloud, più affidabili e scalabili in orizzontale".

Netflix si affida ad Amazon Web Services (AWS), perché metteva a disposizione scalabilità e un'ampia offerta di servizi e funzionalità. La migrazione ha riguardato tutti i sistemi, dal contatto con i clienti, alla fatturazione, e persino la gestione dei dati riguardanti clienti e dipendenti.

crescita netflix

Il passaggio al cloud ha portato a Netflix diversi vantaggi. Primo su tutti la possibilità di aggiungere migliaia di server virtuali e petabyte di archiviazione in pochi minuti, permettendo di ampliare facilmente le capacitaÌ€. "Il 6 gennaio 2016 Netflix ha esteso il suo servizio a oltre 130 nuovi paesi, diventando una vera e propria rete globale di Internet TV", ricorda Izrailevsky.

La componente video eÌ€ affidata a Netflix Open Connect, la rete di erogazione dei contenuti distribuita in tutto il mondo. Grazie al cloud è stato possibile avvicinarsi a un uptime del 99,99%. Le interruzioni sono possibili ma la ridondanza permette di ridurre al minimo le ripercussioni sull'esperienza degli utenti.

"La riduzione dei costi non è stata la ragione principale per cui abbiamo deciso di passare al cloud, ma alla fine i nostri costi di cloud per streaming si sono rivelati molto inferiori a quelli dei data center, un vantaggio inatteso che è stato molto apprezzato", prosegue la nota. "Ciò è dovuto all'elasticità del cloud, che ci ha consentito di ottimizzare continuamente il mix di istanze e di accrescere o ridurre quasi istantaneamente il nostro footprint, senza dover mantenere grandi buffer di capacità".

Considerati i vantaggi avrebbero potuto anticipare i tempi? Difficile, perché trasferire tutti i sistemi dai data center, senza alcuna modifica, su cloud, avrebbe voluto dire "trasferire anche i problemi e le limitazioni del data center stessi".

"Abbiamo deciso invece di usare l'approccio 'cloud-native', ricreando in pratica tutta la nostra tecnologia e modificando fondamentalmente il modus operandi della nostra società".