Nella finanza tradizionale un'azienda in cerca di fondi può vendere a debito, vale a dire cedere azioni a un certo prezzo con la promessa di un guadagno futuro in forma di interessi. Un'operazione di questo tipo sarebbe un'obbligazione (nella fattispecie una zero-coupon), e l'emissione di obbligazioni è regolata dagli articoli 2410 del codice civile e seguenti.
Chi vende si impegna a pagare il premio, e chi compra punta appunto su tale guadagno. Le leggi citate regolano le operazioni e gli obblighi delle parti, con l'obiettivo di evitare truffe e altre operazioni poco o per nulla oneste. Il sistema funziona e permette all'azienda di ottenere liquidità nel momento in cui serve (fundraising) e all'investitore di realizzare un profitto.
Con le ICO la vendita a debito non è possibile. Ma allora cosa quali benefici porta l'aderire ad un'offerta iniziale di criptovalute?
Una ICO è assimilabile ad una operazione "pronti contro termine", dove a pronti (immediatamente) l'investitore conferisce una quantità tipicamente a piacere di altre criptovalute particolarmente liquide (convertibili facilmente in valute tradizionali) quali Bitcoin od Ethereum. A termine, dunque alla scadenza della ICO, riceverà un determinato quantitativo della criptovaluta coniata dall'ente emittente.
Alcune operazioni di questo tipo si sono rivelate un vero successo. Il caso probabilmente più eclatante è proprio quello di Ethereum. All'epoca della sua offerta iniziale venivano rilasciati 2000 unità di Ether ogni Bitcoin investito. Con 100 euro nel 2014 si sarebbero potuti prendere 446,67 Ether, che oggi valgono poco più di 86mila euro (al netto delle commissioni di transazione).