L'impero tecnologico di NVIDIA poggia su fondamenta più fragili di quanto si possa immaginare. I risultati del secondo trimestre 2025 hanno rivelato cifre da record per il colosso dei chip grafici, ma dietro i 46 miliardi di dollari di fatturato si nasconde una dipendenza preoccupante che potrebbe tenere svegli di notte i dirigenti dell'azienda californiana. Secondo l'analisi di Sherwood, tre clienti anonimi controllano infatti oltre la metà dei ricavi della divisione Data Center, concentrando un potere decisionale che va ben oltre le normali dinamiche di mercato.
Il triangolo d'oro che vale 22 miliardi
I numeri parlano chiaro: Customer A ha versato nelle casse di NVIDIA ben 9,5 miliardi di dollari, seguito da Customer B con 6,6 miliardi e Customer C con 5,7 miliardi. Questa triade rappresenta il 53% dei ricavi della divisione Data Center, trasformando quella che dovrebbe essere una relazione commerciale diversificata in una sorta di oligopolio al contrario. Per dare un'idea delle proporzioni, il primo cliente da solo copre oltre il 20% dell'intero fatturato trimestrale dell'azienda.
La situazione ricorda quella di molte aziende italiane del tessile o della meccanica che, pur essendo tecnicamente sane, dipendono eccessivamente da pochi grandi committenti tedeschi o francesi. La differenza è che qui parliamo di decine di miliardi di dollari e del futuro dell'intelligenza artificiale globale.
I sospetti dietro i nomi in codice
Anche se NVIDIA mantiene il riserbo sull'identità dei suoi mega-clienti, gli indizi puntano verso i soliti noti del panorama tech. Elon Musk e la sua xAI hanno fatto scalpore installando 100.000 GPU H200 in soli 19 giorni, un'operazione che normalmente richiede quattro anni. Il visionario sudafricano ha inoltre annunciato piani per utilizzare l'equivalente di 50 milioni di GPU H100 nei prossimi cinque anni.
Non da meno sono OpenAI e Oracle, che hanno siglato un accordo per costruire il data center Stargate con oltre 2 milioni di chip AI, distribuiti su 20 strutture diverse per una potenza complessiva di 5 gigawatt. Meta di Zuckerberg completa probabilmente il podio, con i suoi data center improvvisati sotto le tende e i progetti di cluster "grandi quanto Manhattan".
Quando la dipendenza diventa un'arma geopolitica
La concentrazione di potere nelle mani di pochi clienti trasforma NVIDIA in una pedina degli equilibri geopolitici globali. L'azienda ha già subito contraccolpi dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina: prima il divieto del chip H20 voluto da Trump (con una svalutazione da 5,5 miliardi), poi l'istruzione di Pechino alle aziende cinesi di boicottare i prodotti americani.
Paradossalmente, questa dipendenza dai giganti occidentali potrebbe essere la salvezza di NVIDIA in caso di completa esclusione dal mercato cinese. Jensen Huang può continuare a fare la spola tra Pechino e Washington proprio perché sa di avere una base solida di clienti che garantiscono flussi di cassa stratosferici, indipendentemente dalle turbolenze geopolitiche.
Il rischio del successo concentrato
Nonostante gli investitori continuino a scommettere sull'intelligenza artificiale e i concorrenti facciano fatica a eguagliare l'ecosistema tecnologico di NVIDIA, la concentrazione dei ricavi resta un'arma a doppio taglio. Uno scenario di crisi per uno dei tre grandi clienti - che sia per scelte strategiche, scandali aziendali o semplicemente per la decisione di sviluppare chip proprietari - potrebbe causare onde d'urto devastanti.
È il prezzo del dominio tecnologico in un settore ancora giovane: quando si è così avanti rispetto alla concorrenza, inevitabilmente ci si ritrova a dipendere da chi ha le risorse per sfruttare quella supremazia. Per ora gli investitori sembrano dormire sonni tranquilli, ma la storia insegna che anche i giganti più solidi possono vacillare quando le fondamenta si rivelano meno stabili del previsto.