Pirateria e armi in 3D in libera circolazione con la crittografia

Un ricercatore vuole liberare la circolazione di progetti 3D con la crittografia.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Usare la crittografia per far circolare armi e oggetti protetti da copyright da stampare in 3D, così da aggirare eventuali barriere legali o i blocchi imposti da servizi di condivisione e distribuzione. La Liberator (Liberator, la prima pistola stampata in 3D funziona) è un buon esempio della questione: esclusa anche dal famoso Thingiverse, quest'arma ha sollevato un dibattito pubblico e sta facendo nascere nuove leggi.  

Ecco allora che arriva la contromisura, l'idea per far circolare anche quello che si vorrebbe bloccare: crittografare i progetti per renderli illeggibili a occhi indiscreti. Per chi non ha la chiave giusta, sarà impossibile capire se dentro ai file c'è una pistola, un design protetto da copyright oppure un qualsiasi portachiavi.

L'idea è venuta a Matthew Plummer-Fernandez (Goldsmith College's Interaction Research Studio, Università di Londra), che ha creato un software chiamato Disarming Corruptor: sostanzialmente è un applicazione crittografica progettata per i file .STL, quelli da usare con le stampanti 3D.

Si crea il progetto, si applica la crittografia e si distribuisce il file. Solo chi ha la password potrà poi aprirlo per vedere i contenuti, che agli altri appariranno come oggetti del tutto diversi. A quanto pare Disarming Corruptor non è molto diverso da altri programmi crittografici, se non per il fatto di essere progettato specificamente per i progetti di stampa 3D, affinché siano facilmente distribuibili tramite servizi dedicati come il citato Thingiverse.  

Il progetto di Plummer-Fernandez inoltre non è che una dimostrazione teorica, almeno per il momento: le chiavi possibili infatti sono solo 101, il che rende un attacco brute force un gioco da ragazzi anche per chi non può contare su molta potenza hardware. Teoricamente però potrebbe diventare un problema per i fornitori di servizi che vogliono bloccare certi progetti. "Volevo mostrare che se queste cose finiranno per essere controllate, noi come comunità abbiamo la tecnologia per aggirare il controllo", ha spiegato Plummer-Fernandez a Forbes.

"L'informazione in sé è plastica, si può plasmare e modificare. Ci saranno mercati liquidi con file di contrabbando, e non saprete nemmeno che esistono", ha commentato poi Cody Wilson, creatore della Liberator.

Insomma, nel mondo della stampa 3D è già nata una sottocultura antagonista ben determinata a far circolare qualsiasi cosa, che si tratti di pirateria - non diversa da quella dei film - o di oggetti pericolosi come le armi. E visto che tra non molto tutti potremo avere una stampante 3D in casa, è lecito domandarsi dove ci porterà questa tendenza. Secondo voi?