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a cura di Saverio Alloggio

Nuova puntata della vicenda che vede Broadcom intenzionata ad acquisire Qualcomm. Il Cfius, ovvero il Comitato sugli investimenti esteri degli Stati Uniti, ha infatti messo sotto inchiesta l'operazione, chiedendo all'azienda di San Diego un rinvio di 30 giorni della riunione degli investitori, inizialmente prevista per il 6 marzo. Tutto sembra ruotare attorno alle reali motivazioni sottostanti alla manovra della società guidata da Hock E. Tan.

Ci siamo già occupati nelle scorse settimane di questa operazione. Qualcomm ha rifiutato a novembre 2017 la prima offerta di acquisizione di 130 miliardi di dollari da parte di Broadcom, ritenendola inferiore all'effettivo valore della società. Successivamente è stata rifiutata una seconda offerta di 146 miliardi di dollari, con il consiglio di amministrazione che ha continuato a mostrarsi contrario.

Qualcomm

La questione è certamente complessa. Da una parte Qualcomm, nonostante la posizione di leadership nel proprio settore di competenza, sta vivendo una situazione finanziaria non propriamente florida. Non a caso, nel corso dell'ultimo anno fiscale (settembre 2017) ha registrato un fatturato di 22,3 miliardi di dollari (-6%), con una diminuzione dei profitti del 57%.

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Di contro però Qualcomm ha investito in maniera importante (e continua a farlo) nella divisione ricerca e sviluppo, una strategia che le ha consentito di crearsi un enorme portfolio brevetti, molti dei quali potenzialmente "distruptive" in ottica futura, soprattutto per quanto riguarda l'ambito dell'Internet of Things. L'azienda di San Diego è dunque convinta del proprio valore, e non vorrebbe svendersi a Broadcom.

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In quest'ottica va letto l'intervento del Cfius, richiesto proprio dai dirigenti di Qualcomm. All'interno della riunione degli investitori prevista per il 6 marzo infatti si sarebbero dovuti votare i nuovi candidati al Cda, di cui sei proposti dalla stessa Broadcom. Una situazione che avrebbe potuto garantire a quest'ultima la maggioranza nel consiglio d'amministrazione dell'azienda di San Diego, dando il via libera all'acquisizione.

Il Cfius ricopre un ruolo cruciale negli Stati Uniti, in quanto è chiamato ad analizzare quelli che sono gli investimenti effettuati dall'estero nei confronti di aziende ritenute strategiche per l'economia statunitense. Avendo Broadcom sede a Singapore, rientra inevitabilmente tra le competenze del Comitato in questione.

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Nella lettera inviata dal Cfius le perplessità attorno all'operazione imbastita da Broadcom riguardano le possibili mosse successive all'acquisizione. Si parla infatti di una riduzione degli investimenti a lungo termine, soprattutto per quanto riguarda la divisione ricerca e sviluppo, nella logica di potersi concentrare sulla profittabilità a breve termine.

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Il settore dei semiconduttori è decisamente sotto i riflettori negli Stati Uniti, in quanto ritenuto strategico dalle autorità. In tal senso, basti ricordare come il Presidente Donald Trump, a settembre 2017, abbia bloccato l'acquisizione di Lattice Semiconductor da parte di Canyon Bridge Capital Partners, ovvero un fondo di investimenti cinese.

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Non a caso, Broadcom sta pianificano una sorta di delocalizzazione al contrario, tanto da aver annunciato il ritorno del proprio quartier generale negli Stati Uniti entro quest'anno. Una mossa che le consentirà di uscire dall'area di competenza del Cfius facilitando l'assenso dei regolatori alle proprie strategie di mercato.

Insomma, la questione rimane complessa. Allo stato attuale delle cose è davvero difficile poter fare previsioni circa la riuscita o meno dell'acquisizione. La sensazione comunque è che Qualcomm sia intenzionata a proseguire per la propria strada, forte appunto degli investimenti in ricerca e sviluppo che hanno caratterizzato la propria attività aziendale in questi anni.