Evoluzioni e curiosità

Per alcuni sembra ieri, per altri sembra passata una vita, ma sono 17 anni che i processori hanno infranto la barriera del gigahertz.

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a cura di Tom's Hardware

Anche se non possiamo attribuire a nessuno la medaglia d'oro, ci sono alcune cose per cui vale la pena ricordare questa generazione di processori.

Lato AMD, le ottime performance degli Athlon spinti dal core Thunderbird affermarono il marchio Athlon sul mercato. Inoltre, vendite costanti e ottimi profitti permisero all'azienda di Sunnyvale di investire sul successore di Thunderbird, l'AMD "SledgeHammer" K8.

Magari pochi se lo ricordano ma quel core fu cuore sia dell'Athlon 64, il primo processore a 64 bit per le masse, sia dell'Athlon 64 X2 che, come si intuisce dal nome, fu il primo processore Dual Core di AMD. Se pensate che sia preistoria, sappiate che nello stanzino conservo ancora un Athlon 64 X2 5200+ perfettamente funzionante.

pentium

A Santa Clara, invece, il Pentium III causò più di qualche grattacapo. A parte i problemi di resa produttiva a cui ho accennato precedentemente, con questi processori Intel introdusse il PSN (Processor Serial Number), un numero identificativo univoco ed immodificabile che permetteva di individuare precisamente ogni singolo processore.

Questo scatenò vive proteste, soprattutto da parte del Science and Technology Options Assessment (STOA), un comitato formato dai paesi membri della UE che lo vedeva come una possibile minaccia alla privacy e un potenziale strumento per lo spionaggio.

Dopo le rivelazioni di questi anni è difficile dargli torto ma, in ogni caso, Intel accettò di inibire tale funzione tramite BIOS anche se il danno era ormai fatto.

Sempre riguardo al Pentium III, anche noi di Tom's Hardware nel nostro piccolo abbiamo creato a Intel qualche grattacapo. Nel 2000, appena fu reso disponibile il Pentium III Coppermine a 1,13 GHz i nostri colleghi iniziarono a metterlo sotto torchio scoprendo che questo processore era altamente instabile a meno di non ricorrere a schede madre di alta fascia (Intel consigliava di usare solo la propria scheda VC820), aumentare sensibilmente la tensione di alimentazione e, ovviamente, dotarlo di un dissipatore migliore di quello stock (N.d.A.: non sparate sulla croce rossa ed evitate facili battute!).

A seguito delle nostre prove, confermate anche da numerosi colleghi, Intel fu costretta a ritirare il processore dal mercato, salvo riproporlo sei mesi più tardi e solo dopo essere intervenuti a livello di architettura e microcodice.

Probabilmente questi problemi furono una delle cause per cui Intel cessò lo sviluppo dell'architettura P6 proprio con il Pentium III. Infatti, per il Pentium IV si affidarono all'architettura NetBurst che fu mantenuta fino all'arrivo dei processori Core.