RetroWare - Storia del Microfloppy da 3,5 pollici

Piccolo, piatto e (quasi) quadrato, non è stato solo una delle pietre miliari della diffusione dell'informatica fra le masse ma anche un oggetto dal design pratico ed intelligente.

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a cura di Federico Bertoli

Un appuntamento sul "RetroWare" senza una pagina dedicata al Microfloppy da 3 ½ pollici è come una carbonara vegana: semplicemente non può esistere (non me ne vogliano i vegani).

Chiamato in cento modi, amato, odiato, bistrattato, smagnetizzato, piegato, forato, copiato e chi più ne ha, più ne metta: qualsiasi Microfloppy da 3 ½ pollici potrebbe raccontare storie di ordinaria follia, informatica e non, perché quel piccolo quadrato di plastica è stato protagonista della diffusione dell'informatica nelle case e negli uffici durante i primi anni '90.

floppy
Foto: Rawpixel / Depositphotos

Oggi siamo abituati a scaricare il sistema operativo da internet, metterlo su una pendrive e installarlo. Chi ha qualche anno in più ricorderà i DVD di Windows e, prima ancora, i CD. I diversamente giovani come me potrebbero addirittura ricordare che Windows 3.x veniva distribuito su 6/8 Microfloppy che venivano inevitabilmente copiati e distribuiti agli amici e proprio questo contribuì a rendere Windows il sistema operativo più diffuso al mondo.

I progenitori del Microfloppy da 3 ½ pollici: 8 e 5 ¼

Continuando con le metafore culinarie, sapete chi è il prezzemolo dell'informatica? Esatto, proprio la International Business Machine Corporation, IBM per gli amici, che alla fine degli anni '60 investì importanti risorse per studiare un nuovo dispositivo di archiviazione di massa che superasse i limiti dei nastri magnetici che erano ingombranti, lenti e non consentivano un accesso casuale.

Dopo analisi e prove, vide la luce il memory disk, un disco magnetico da 8" (circa 20 cm) suddiviso in 256 settori (38 tracce concentriche suddivise in 8 settori ciascuna) che potevano immagazzinare 319 byte ognuno per un totale di 80 KB.

Durante gli anni '70, il floppy disk da 8" divenne lo standard delle memorie di massa esterne anche grazie a successivi affinamenti tecnologici che ne aumentarono la capienza fino a 1MB e oltre. Tuttavia le dimensioni lo rendevano poco adatto all'uso con i primi PC, motivo per cui si iniziò a lavorare su un modello più compatto.

Fra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 vide la luce la prima memoria di massa a elevata diffusione: il minifloppy disk da 5 ¼ pollici.

Nonostante le dimensioni notevolmente inferiori, il Minifloppy poteva memorizzare fino 98,5 o 110KB che diventarono 113KB e 140KB nell'implementazione scelta da Apple per il computer Apple II. Le differenze di capacità erano dovute non tanto all'aumento del numero di settori (tipicamente otto) o di byte per settore (256) bensì al numero di tracce concentriche.

apple ii

Verso la metà degli anni '80 il Minifloppy da 5 ¼ pollici aveva più che decuplicato la sua capacità di memorizzazione grazie all'adozione di dischi scrivibili su entrambi i lati e, ovviamente, grazie a tecnologie che consentivano di scrivere più tracce, settori e byte a parità di spazio.

La tendenza alla miniaturizzazione è una costante dell'informatica nemmeno il floppy da 5" ¼ riuscì a sottrarsi a questo destino. Nato per rimpiazzare il disco da 8", proprio quando il suo regno era giunto alla massima espansione fu insidiato e, infine, espugnato dal floppy disk da 3" ½.